OSS. Chi è e cosa fa l’Operatore Socio Sanitario?

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L’OSS è una figura tecnica di supporto all’Infermiere e all’Infermiere Pediatrico, ma è dotata di propria autonomia e di proprie competenze sancite dall’Accordo Stato-Regioni del 2001. Il suo profilo è ora in evoluzione.

L’Operatore Socio Sanitario, conosciuto meglio con l’acronimo OSS, è una figura tecnica di supporto all’Infermiere e all’Infermiere Pediatrico. Seguendo quanto indicato nel Profilo Professionale dell’Infermiere ci si avvale di esso esclusivamente “ove necessario”, nel rispetto nelle sue competenze ed autonomie predisposte dal cosiddetto “Profilo dell’OSS“, ovvero l’Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2001. Ne parliamo con la collega infermiera Federica Putzu, OPI Genova.

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L’OSS può lavorare con utenti che vivono:

  • in una condizione di disagio sociale;
  • fragili (anziani, adulti e pediatrici) e/o con lievi disabilità;
  • o con patologie gestibili senza lo stretto apporto sanitario.

E’ dotato di proprie competenze e di propri ambiti lavorativi in autonomia.

L’Operatore Socio Sanitario, conosciuto soprattutto attraverso l’acronimo OSS, è una figura tecnica di supporto all’Infermiere e all’Infermiere Pediatrico. Di recente gli è stato riconosciuto il ruolo socio-sanitario. E’ dotato di propria autonomia e di proprie competenze, così come sancisce l’Accordo Stato-Regioni del 2001.

Come ormai noto, a seguito della Conferenza Stato – Regioni tenutasi nel 22 Febbraio 2001, l’Operatore Socio Sanitario è l’operatore che, a seguito dell’attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzata a soddisfare i bisogni primari della persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario favorendo, col suo operato, il benessere e l’autonomia dell’utente.

L’Oss svolge la sua attività, in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti all’assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multiprofessionale, sia nel settore sociale che in quello sanitario in servizi di tipo socio assistenziale e socio sanitario, residenziali o semiresidenziali, in ambiente ospedaliero e al domicilio dell’utente.

I corsi di formazione per OSS hanno attualmente durata annuale, per un numero di ore non inferiore a 1000, articolate secondo un modulo di base concernente la formazione teorica in un numero minimo di ore 200 spese in motivazione orientamento e conoscenze di base.

A seguire un modulo professionalizzante che comprende la formazione teorica in un numero minimo di 250 ore. Successivamente esercitazioni e stages in un numero minimo di 100 ore.

Tirocinio in un numero minimo di 450 ore.

La suddetta formazione, affidata a regioni e provincie autonome, autorizza le stesse ad incaricare aziende pubbliche e private del proprio Servizio Sanitario Regionale di organizzare i corsi di formazione, rispettando i requisiti di legge in termini di durata e contenuti. Tale strumento “discrezionale” ha creato però nel tempo una torbida e disomogenea formazione provocando, a seconda se lo studente si forma al nord piuttosto che al sud, esclusivamente confusione non solo nella fase formativa, ma soprattutto nella successiva fase integrativa al contesto lavorativo che è spesso fonte di un utilizzo improprio dell’Oss, generando sia abusi di professione, nei casi in cui si attribuiscono mansioni di specifico carattere sanitario o infermieristico agli stessi, esponendo gli Operatori socio sanitari a rischi di natura civile e penale, sia una concreta dequalificazione nel momento in cui gli Oss vengono scambiati per “tuttofare”, sottraendoli alle mansioni per le quali si sono formati e negando di fatto ai pazienti l’assistenza adeguata.

Quali sono le attività e competenze dell’Oss? Dove nascono gli equivoci?

In base alle proprie competenze ed in collaborazione con altre figure professionali, sa attuare i piani di lavoro.

E’ in grado di utilizzare metodologie di lavoro comuni (schede, protocolli ecc…).

E’ in grado di collaborare con l’utente e la sua famiglia:

nel governo della casa e dell’ambiente di vita, nell’igiene e cambio biancheria;

nella preparazione e/o aiuto all’assunzione dei pasti;

quando necessario, e a domicilio, per l’effettuazione degli acquisti;

nella sanificazione e sanitizzazione ambientale.

E’ in grado di curare la pulizia e la manutenzione di arredi e attrezzature, nonché la conservazione degli stessi e il riordino del materiale dopo l’assunzione dei pasti.

Sa curare il lavaggio, l’asciugatura e la preparazione del materiale da sterilizzare.

Sa garantire la raccolta e lo stoccaggio corretto dei rifiuti, il trasporto del materiale biologico sanitario, e dei campioni per gli esami diagnostici, secondo protocolli stabiliti.

Sa svolgere attività finalizzate all’igiene personale, al cambio della biancheria, all’espletamento delle funzioni fisiologiche, all’aiuto nella deambulazione, all’uso corretto di presidi, ausili e attrezzature, all’apprendimento e mantenimento di posture corrette.

In sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione del Personale preposto é in grado di:

  • aiutare per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso; (uno);
  • aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie;
  • osservare, riconoscere e riferire alcuni dei più comuni sintomi di allarme che l’utente può presentare (pallore, sudorazione ecc.);
  • attuare interventi di primo soccorso;
  • effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse; (due)
  • controllare e assistere la somministrazione delle diete; (tre)
  • aiutare nelle attività di animazione e che favoriscono la socializzazione, il recupero ed il mantenimento di capacità cognitive e manuali;
  • collaborare ad educare al movimento e favorire movimenti di mobilizzazione semplici su singoli e gruppi.
  • provvedere al trasporto di utenti, anche allettati, in barella-carrozzella; (quattro)
  • collaborare alla composizione della salma e provvedere al suo trasferimento;
  • utilizzare specifici protocolli per mantenere la sicurezza dell’utente, riducendo al massimo il rischio;
  • svolgere attività di informazione sui servizi del territorio e curare il disbrigo di pratiche burocratiche;
  • accompagnare l’utente per l’accesso ai servizi.

Andando a citare un interessante e recente articolo della Dott.ssa Ricci su AssoCareNews, che analizzava le mansioni dell’Oss, ci accorgiamo che:

Uno.

Aiutare nell’assunzione non vuol dire somministrare. Prendere un farmaco e portarlo ad un utente è somministrazione. E’ una prerogativa infermieristica. Spesso si assiste, anche se in buona fede, ad un sistematico esercizio abusivo della professione infermieristica, per volontà organizzative o peggio ancora per spirito di protagonismo di qualche OSS. Spesso si sottovaluta la delicatezza di alcuni utenti anziani (fragili), pediatrici, adulti e la pericolosità di banali farmaci da banco (che per molti possono essere banali, visto che li usiamo anche a casa!). In Italia la prescrizione di farmaci è una prerogativa esclusivamente medica e la somministrazione obbligatoriamente infermieristica. Non delegabile all’Oss, anche perché l’Infermiere può delegare solo ad un suo pari grado.

Due.

Effettuare piccole medicazioni è possibili, ma solo se il tessuto non è lesionato. Spesso ci si trova davanti a situazioni pericolose, sia per l’utente, sia per l’operatore che incorre in rischi di natura medico-legali (e quindi penali e civili). Non si può in alcun modo medicare un “device” e ci si deve limitare alle medicazioni “a piatto”, senza l’utilizzo di farmaci seppure topici.

Tre.

Fare sempre attenzione a non sostituirsi ai Dietisti, ma collaborare con gli stessi nonostante la conoscenza perfetta delle abitudini alimentari degli utenti. Limitarsi a far si che si rispettino le restrizioni dietetiche e, se presente, la dietoterapia.

Quattro.

In presenza di complessità assistenziali e/o pazienti critici chiedere e pretendere la collaborazione degli Infermieri. Si è già assistito a situazioni critiche e di emergenza durante cui da soli come OSS non è possibile intervenire.

Va da se, soltanto analizzando queste poche precisazioni, che è estremamente importante intervenire per uniformare il Profilo Oss, definendo chiaramente le aree di competenza e le mansioni specifiche, non più a discrezione regionale ma bensì a livello nazionale, attuando tutte le misure a tutela della corretta assistenza ai pazienti e degli stessi operatori che prestano il proprio servizio all’interno di una fumosa nube ingannevole.

Tutto quanto esposto non è certamente aiutato sia dall’attuale inquadramento contrattuale, che vede gli Oss inquadrati come Operatori tecnici addetti all’assistenza pertanto già operanti nell’equivoco di un ruolo svolto che però di fatto non corrispondente, sia dalla costituzione, seppur mai riconosciuta nel pubblico impiego, dell’OSSS (o Oss con formazione complementare) che, evidentemente spinta da un’onda orientata al risparmio sulla professione infermieristica da parte di alcune aziende, crea purtroppo ancor più confusione sia nella parte formativa (ci segnalano infatti che molti manuali ormai non fanno quasi più alcuna distinzione tra le mansioni dell’Oss e dell’Osss), sia addirittura dal punto di vista dei test che vengono sottoposti ai candidati ai concorsi che, evidentemente rifacendosi agli attuali manuali in circolazione, vengono sottoposti a quesiti e requisiti che sconfinano nella professione infermieristica non in linea col profilo Oss di base.

Risulta pertanto evidente quanto sia facile equivocare i ruoli e le mansioni nel momento in cui si genera una errata conoscenza di una figura così delicata nel processo assistenziale, soprattutto quando non si forniscono delle concrete certezze principalmente agli stessi Oss e, contestualmente, alle figure professionali che hanno il compito di impartire indicazioni sulle attività da espletare.

Qual è quindi la prospettiva futura e cosa potrà diventare l’Oss?

Sicuramente il primissimo passo è stato segnato lo scorso luglio 2021 con il riconoscimento del Ruolo Socio Sanitario in Italia.

Ora occorrerà definire finalmente un nuovo inquadramento contrattuale che sancirà concretamente questo passaggio e spazzerà via, si spera, ogni equivoco precedente.

Le organizzazioni sindacali stanno infatti lavorando alle trattative sul nuovo CCNL che definirà i nuovi ruoli, le relative aree di inquadramento e le fasce retributive.

Come recentemente dichiarato dalle senatrici Guidolin (M5S) e Boldrini (PD), l’intenzione è intraprendere un nuovo percorso evolutivo che vedrà una progressione dell’Oss, nell’ambito delle proprie aree di competenza, accrescendone le competenze ove possibile ma soprattutto delineando inequivocabilmente un ruolo preciso su scala nazionale ponendo l’attenzione su formazione più approfondita, requisiti e titoli di studio, competenze, responsabilità e mantenimento continuo delle stesse (ECM), attivazione di un registro/albo della professione a tutela dei professionisti e dei cittadini.

Le aree di competenza rimarranno fondamentalmente quelle che conosciamo, fatto salvo per piccole novità riguardanti mansioni di specifico carattere sanitario di semplice esecuzione, conseguenti però ad una adeguata formazione, come ad esempio la somministrazione della terapia orale che è tra le ipotesi future ma che sarà conseguente ad una specifica formazione in ambito farmacologico.

Si renderà necessario l’accesso alla cartella informatizzata, specificamente configurato per le aree di competenza socio sanitaria, dove anche l’Oss avrà la possibilità di tracciare le attività svolte, certificandone la natura e le responsabilità a tutela del proprio operato e del paziente.

Appare verosimile ipotizzare inoltre l’inserimento nel pubblico impiego di figure di responsabilità e coordinamento (RAA e/o TEGS) delle attività socio sanitarie, nel momento in cui si va a configurare sia la figura di tutor o di insegnante, sia come reale figura di riferimento nelle unità operative, andando a riempire tutte quelle zone grigie che attualmente sono causa di malcontento e cattiva gestione delle suddette attività, sia come una ulteriore chiave per aprire la porta agli Oss verso la possibilità di fare carriera a livello dirigenziale per questa specifica categoria.

Resta comunque evidente che, qualunque tipo di evoluzione si prospetterà nel concreto, dovrà necessariamente tracciare un percorso che non risulti sconfinante in altri profili professionali per non causare, come già accaduto, l’incoraggiamento ad una politica al risparmio che sfavorisce una categoria piuttosto che un’altra.

Il comparto sanitario ha invece bisogno di tutte le risorse possibili affinchè si possa garantire un servizio che miri all’eccellenza cooperando, ognuno nel proprio ambito, al fine di garantire il miglior risultato possibile in assoluta sicurezza per il paziente e per i lavoratori.

L’unica nota dolente, che sta destando polemiche e malumori, rimane lo scoglio dell’accesso in fascia C che comporterebbe un sostanziale riconoscimento economico per questa categoria ma che pare poco realizzabile in quanto non tutti gli Operatori Socio Sanitari sono in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado, requisito fondamentale sia per la fascia C che per il nuovo profilo Oss che si sta elaborando.

Auguriamoci che i prossimi aggiornamenti possano portare le novità che tutti si aspettano auspicando che, Politica, Ministero e Sindacati, riescano ad individuare le migliori soluzioni per gratificare questa importante figura assistenziale, mostratasi fondamentale in questo momento storico di grande emergenza sanitaria.

Luca Ascione, Oss

Per il resto ci si affida a quanto stabilito dal già citato Accordo Stato-Regioni del 2001.

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