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Contratto Infermieri, Oss e Professionisti Sanitari: la FSI non ci sta!

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La FSI-USAE chiarisce che ha siglato con riserva il pre-accordo per il nuovo Contratto del Comparto Sanità ed è sceso in campo per dire basta allo sfruttamento dei professionisti sanitari.

Abbiamo ascoltato un po’ tutte le organizzazioni sindacali del Comparto Sanità e abbiamo sentito i pareri, discordanti, di ogni singolo gruppo. Ora è la volta della Federazione Sindacati Indipendenti (FSI) che, pur con riserva, ha siglato assieme a Cgil, Cisl e Uil il pre-accordo sul nuovo Contratto di Lavoro con ARAN e Governo Gentiloni.

Lo scorso 23 marzo la FSI, appartenente alla confederazione USAE, è scesa in piazza a Roma per chiedere di cambiare quel documento e per ribadire che i lavoratori sono ormai allo stremo. All’appuntamento si sono presentati centinaia di sostenitori, tra cui Infermieri, Oss e Professionisti Sanitari.

Per Adamo Bonazzi, segretario generale della FSI-USAE è stata una partecipazione massiccia a dimostrazione che gli iscritti non ce la fanno più a sopportare la deprofessionalizzazione e a supportare a tutti i costi un Servizio Sanitario Nazionale che fa acqua da tutte le parti. 

La Federazione, spiega Bonazzi, eletto segretario lo scorso autunno, è quella maggiormente rappresentativa nel comparto Sanità. Conta oltre 20.000 associati nel SSN (la confederazione USAE, ha oltre 400mila associati in Italia con 18 strutture regionali e oltre 75 territoriali) che, nel giorno della prima riunione parlamentare della 18a legislatura italiana  ha anche convocato una manifestazione nazionale in Roma , piazza della Madonna di Loreto a partire dalle ore 14.00 in cui confluiranno le delegazioni provenienti da tutte le Regioni. Del resto con le attuali dotazioni organiche durante gli scioperi il personale precettato e necessario a garantire i servizi minimi è quasi quanto quello presente normalmente in corsia in un qualsiasi giorno lavorativo.    

“Dopo la sottoscrizione, ma con riserva, della pre-intesa contrattuale  può sembrare una contraddizione ma non lo è affatto. La trattativa ha evidenziato che nel comparto del Servizio sanitario nazionale ci sono una serie di criticità nella costruzione delle dinamiche economiche che – riferisce alla stampa Bonazzi – necessitano di una ferma presa di posizione da parte dei lavoratori. FSI-USAE ha sempre tenuto la barra a dritta sui diritti dei lavoratori, ha portato avanti sin dal 2010 una battaglia sul tema della rivalutazione degli stipendi con più scioperi sia contro i tagli operati con la spending review che contro lo scellerato accordo del 30.11.2016 intervenuto fra la Ministra Madia e CGIL, CISL, UIL e successivamente dalla CONFSAL.  Noi ci siamo sempre schierati contro le manovre finanziarie che hanno solo sfiorato i signori della politica ma hanno pesantemente intaccato gli stipendi dei lavoratori pubblici – sottolinea ancora il segretario – e non abbiamo firmato l’accordo che ha vincolato le risorse economiche poi messe a disposizione da Governo e Parlamento per gli aumenti contrattuali (85 euro medi pro capite), una cifra certamente insufficiente a garantire stipendi adeguati.  Riteniamo quindi questa pre-intesa  come quella di un contratto ponte, un contratto che giuridicamente durerà solo pochi mesi. La questione economica e professionale non può quindi considerarsi chiusa e lo sciopero ci sta tutto!”.

Sono chiari e già più volte esplicitati gli obiettivi della FSI che nella trattativa ha rivendicato le stabilizzazioni, lo sblocco del turn-over e l’azzeramento delle esternalizzazioni, delle consulenze e degli appalti di servizi perseguendo altresì il miglioramento della qualità della vita nei luoghi di lavoro e la garanzia del giusto riposo dei lavoratori, ponendo altresì l’accento sulle questioni professionali.

Nel ricordare che la rivendicazione si inserisce in un percorso più che ventennale in cui la Federazione è  stata impegnata con le battaglie che hanno portato al riconoscimento dei profili professionali e alla L. 42/99,  al superamento del d.p.r. 761 con la conseguente possibilità di carriera per il personale del SSN, l’accesso delle professioni alla dirigenza, la formazione professionale a carico delle aziende e l’istituzione degli ordini professionali, prosegue il segretario chiosando che “in buona sostanza, il riconoscimento della dignità e del ruolo per le professioni sanitarie – cioè degli operatori che ormai sono tutti laureati, altamente specializzati, con specifiche competenze esclusive e responsabilità enormi – è indifferibile. Riteniamo necessario prendere subito atto delle evoluzioni normative delle medesime professioni per garantire adeguati sviluppi di carriera e la definizione di un’area quadri per queste professioni. Questo contratto dura pochi mesi e li utilizzeremo tutti per la riclassificazione come è già avvenuto fra il 99 ed il 2001. La commissione messa in piedi con questo contratto è un primo significativo passo, ma per ridefinire le competenze professionali e i relativi inquadramenti e darvi concretezza sono necessarie delle risorse straordinarie che al momento non ci sono e che noi rivendichiamo con forza.”

Ieri anche Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto ad Aran e al Governo Gentiloni di rivedere l’accordo. A questo punto se non piace a nessuno perché non rivederlo nella sua totalità?

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