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Professioni Sanitarie Unite: l’insuccesso del “digitale territoriale” e delle proposte di Legge che tali non sono.

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Professioni Infermieristiche e Sanitarie tra inadeguate remunerazioni, impiego non conforme alla formazione e alle competenze acquisite e libera professione negata. L’insuccesso delle PSU e delle loro iniziative di legge popolare.

Il 18 giugno 2021 nella Confederazione Svizzera è stato emanato il Decreto federale concernente l’iniziativa popolare «Per cure infermieristiche forti (iniziativa sulle cure infermieristiche)»; tale dispositivo normativo prevede:

  1. L’adeguata remunerazione;
  2. Un impiego conforme alla formazione e competenze;
  3. L’esercizio libero-professionale.

L’iniziativa popolare Elvetica risale al novembre 2017; tuttavia sia il modello di istituto, sia i contenuti elaborati, sembrano stranamente gli stessi di un articolo di un anno fa [1], lanciato come un “missile” nel mondo delle professioni sanitarie non mediche Italiane, per svegliarle dalla onirica illusione che ancor oggi sembri perpetuarsi indefinitamente: che basti una attestazione anche solo accademica, tecnica e professionale per potersi ritenere PROFESSIONISTI completamente affermati e soddisfatti.

Certamente titoli come quelli discussi al recente Forum Risk Management di Arezzo in programma dal 30 novembre al 3 dicembre:

  • «Le professioni sanitarie protagoniste del cambiamento del sistema sanitario»;
  • «Condividere i valori della costituzione etica per supportare la fragilità e la vulnerabilità»;
  • «Innovazioni nella gestione del rischio nel territorio, nuove proposte e strategie per il futuro».

O quelli del 2° Congresso nazionale FNO TSRM e PSTRP dello scorso novembre:

  • «Profili di cura interdisciplinari di teleriabilitazione e teleassistenza»;
  • «Cost-effectiviness (proposte di costo efficacia per i nuovi bisogni del servizio sanitario)»;
  • «Oltre la pandemia Esperienze di resilienza per il nostro Servizio sanitario nazionale»,

individuano una vera popolazione di oltre 700 000 professionisti seriamente impegnati nella costruzione di una identità professionale forte di contenuti che ulteriormente riempiano i contenitori dei “campi di azione e responsabilità” che una norma certamente importantissima, ma oggi forse da rivedere (l. 42/99) aveva già ben disegnato.

Tuttavia se guardiamo con l’opportuno rigore a tali convegni di portata nazionale, da una parte osserviamo folle di professionisti che tramite la carota dell’ECM sono indotti ad auto-bastonarsi, pagandosi di tasca propria eventi formativo-partecipativi per i quali se proprio non serva un mutuo ipotecario, almeno abbisognano di una rata dello stesso (fino a poco tempo fa per i dipendenti pubblici esisteva il contributo annuale, poi soppresso, “una tantum” fino a 500.000 £ del vecchio conio), mentre dall’altra nelle stesse ore si rileva che il già basso stipendio dell’infermiere, al pari di quello dei suoi colleghi (mediamente 1500 €) ha perso potere d’acquisto [2] …

Quindi mentre noi qui, assai similmente a quanto accadeva un paio di decenni fa con i congressi faraonici della allora FNC TSRM, indugiamo in una “accademia” – a costo in proprio ed incasso zero – dal probabile retrogusto Swiftiano, sugli standard di riferimento dell’intervento professionale, gli infermieri diplomati (e non laureati o masterizzati) Elvetici portano a casa il frutto tangibile del loro impegno.

Ciò premesso,

piace ricordare che solo pochi mesi fa, con diversi interventi su queste pagine, si stesse seguendo l’avventura intrapresa da alcuni colleghi [3] sulla scia dell’entusiasmo suscitato, cui doveva seguire un moto politico, anche se sempre a carattere popolare, che avrebbe dovuto dimostrare una intervenuta maturità degli interessati, che peraltro sarebbe stata di mera complementarietà ad un sentire politico già espresso al di sopra delle parti, con ben tre ddl presentati nel ben più lontano 2009 [4]; situazione peraltro completamente opposta allo scenario politico dei territori Confederativi-Cantonali, che invece risulta contrario ai temi conquistati dalla popolazione Elvetica.

Ad oggi si riscontra un arenarsi ed un conseguente immobilismo – pure prevedibili e di fatto previsti – della allora mobilitazione: ad un iniziale brainstorming a distanza in formato “istituzionale”, con tanto di rappresentanti nazionali e territoriali PSU, moderatori “esperti”, segretari politici ed istituzionali, deputati capigruppo nonché europarlamentari, in cui ognuno degli astanti intervenuti rappresentò il proprio interesse/opinione, non è seguita la necessaria attività di coordinamento che sembrava garantita dall’introduzione dei c.d. innovativi “gruppi digitali territoriali”; avviamento che nelle intenzioni voleva radicalmente rivoluzionare i modelli organizzativi rappresentativi mediante un modello bottom-up.

Il problema è che alla confusione iniziale se ne è aggiunta altra; perché?

Anzitutto perché temi quali:

  • l’assistenza domiciliare integrata e al territorio in un’ottica di sanità digitale prevista dal PNRR” ;
  • il DM 9 agosto 2019 sugli elenchi speciali;
  • le dinamiche relative alla contrattazione;
  • lo sviluppo della digitalizzazione e della telemedicina;
  • lo sviluppo della tecnologia, banda larga, hardware, organizzazione e risorse umane;
  • il facilitare l’accesso ai dati, favorire una diagnostica più rapida e rendere i cittadini più autonomi potenziando sia l’assistenza individuale ma anche potenziando il personale sanitario;

risultano soltanto ACCESSORI rispetto a quanto l’iniziativa circoscriveva.

Inoltre alcune considerazioni allegate dagli stessi “coordinatori” del gruppo, quali:

  • l’invocare unanimità d’intenti su questo tema;
  • la perplessità sull’impatto economico dell’eliminazione del vincolo di esclusività;
  • la correlazione al salario minimo in un discorso più generale che interessa tutto il comparto lavoro;
  • quanto non fatto in tema di dirigenza delle professioni sanitarie o di riconoscimento delle competenze avanzate correlate ai master;
  • l’importanza del superamento delle barriere culturali tra professioni;
  • il confronto con la sanità privata, dove le retribuzioni sono più basse di quelle del pubblico impiego,

se non proprio “disinformate” , discordanti (e forse anche inopportune), sia al livello sociologico che normativo (rispettivamente: si vedano i ddl già proposti e la normativa Italiana già vigente nel merito del possesso dei titoli di studio), certamente

risultano ASSAI DISPERSIVE E FUORVIANTI

rispetto al tema, che infatti dobbiamo ricordare, è quello che il dispositivo Svizzero permette nuovamente di enucleare:

  • la definizione delle attività dispensate sotto la propria responsabilità;
  • l’adeguata remunerazione generale;
  • condizioni di lavoro adeguate;
  • le possibilità di sviluppo professionale.

Inoltre l’attuato criterio di tenere i contenuti e la discussione sul gruppo facebook CHIUSI ai soli partecipanti, che peraltro restavano presenze meramente “virtuali”, senza alcun altro vincolo o possibilità di manifestazione di un interesse concreto, quali la ulteriore divulgazione ai cittadini delle precise istanze rappresentate (e non di altre), ha completato il metodo – allo stato fallimentare – del movimento PSU, che doveva pragmaticamente pensare anzitutto a due cose:

1. proporre una bozza di legge (quella della Confederazione Svizzera è di sole 2 pagine scritte a caratteri cubitali [5]), ben più risolutiva dei 5 articoli che PSU ha compilato, peraltro restringendo il gruppo degli stakeholder ai soli dipendenti pubblici e limitando i temi in proponimento al solo ambito libero professionale [6];

2. raccogliere 50 000 firme su un bacino di professionisti di 700 000, con una virtuale platea firmataria raddoppiabile o triplicabile con i soli parenti più stretti!!!

Per farlo, invece che dilettarsi con siffatte “reti digitali”, bastava:

  1. Dare preavviso alle Questure territoriali;
  2. (eventualmente) regolarizzare l’occupazione del suolo pubblico;
  3. Approntare gli opportuni moduli ed i soggetti autenticatori.

Il tutto in completa AUTONOMIA ed INDIPENDENZA, ma NEL MONDO REALE, non nell’impalpabile rete virtuale.

Questo perché le petizioni online (ad es. quelle di Change.org), pur raggiungendo un alto numero di partecipanti e acquisendo non poco peso politico e sociale, restano manifestazioni di mero valore simbolico, e nessun valore legale, un gioco che alla fine, nello specifico, non valga alcuna candela.

A parte le profonde perplessità che tutto quanto ciò faccia insorgere (Era una azione di mera sensibilizzazione? Non si avevano le idee chiare su come procedere?), occorre (mestamente) rimarcare che la legittimità delle istanze rivendicate, sebbene vadano certamente ad inserirsi in una dinamica nazionale di spesa che lo Stato non potrà non controbilanciare da un’altra parte – problema che pure, stante la responsabilità della creazione universitaria di una classe di professionisti cui di fatto ad oggi non si garantisce una dignitosa remunerazione, resta di competenza del governo e non di altri (sembrerà eccessivamente semplicistico o addirittura anche scaricabarile, ma di solito quando scioperano i medici non riuniscono alcuno “stato maggiore dell’economia e delle finanze” per verificare il peso amministrativo e la fattibilità finanziaria delle loro richieste … ) – ebbene, tale legittimità giace nell’alveo del semplice STATUS DI PROFESSIONE INTELLETTUALE E SCIENTIFICA, che per alcune professioni (ad es. TSRM) è stato riconosciuto anche in ambito Europeo.

La professione intellettuale certamente include le caratteristiche delle “professioni tecniche intermedie” , ma non può fermarsi a quelle, come invece stia continuando ad accadere in Italia con congressi e simposi tanto altisonanti quanto poco o per nulla concludenti – paradossalmente – proprio in ambito di riconoscimento amministrativo di una intellettualità tanto sciorinata; pertanto è riscontrabile un elemento assai critico nelle compagini di questi 700 mila che probabilmente ancora non hanno sviluppato (come da tempo si vada affermando) quella necessaria pragmatica consapevolezza di sé stessi.

Concludendo,

mentre si può già sollevare il tema minore del destino di quel (forse inutile) finanziamento (crowdfunding) «per finanziare la fase istruttoria di due proposte di legge di iniziativa popolare da presentare in Parlamento» [7].

Resta il tema maggiore: Cosa fare ora?

L’iniziativa di un movimento popolare che conducesse il governo a dare a Cesare quel che è di Cesare – questa, in concreto, la questione – nasceva anche dalla insofferenza maturata verso le istituzioni competenti (Ministero, Ordini e Sindacati), che malgrado una prolissa produzione normativa non hanno ancora completato (o forse nemmeno iniziato) il processo di passaggio delle professioni sanitarie non mediche dal livello di professioni tecniche intermedie a quello di professioni intellettuali e scientifiche.

Saremo nuovamente costretti, quindi, a rimettere loro tale mandato?

In ogni caso, se il Ministro Roberto Speranza volesse interessarsi … la sua personale partecipazione sarebbe fortemente raccomandata … oltreché gradita.

Quanto a Ordini e Sindacati … spiace definitivamente ammetterlo, ma tutt’ora la loro attività effettivamente assomiglia più a quella di una adulante autocrazia di vassalli, che ad una estrinsecazione democratica al servizio dei propri adepti.

Per quanto invece a PSU … se vogliono fermare la figuraccia, ora A COSTO ISTRUTTORIO ZERO devono fare solo copia e incolla dal dispositivo Elvetico (che qualcuno avrebbe potuto benissimo scrivere anche da solo, in forma unica e probabilmente anche gratis) e poi, auspicando che l’uso di Facebook non si riduca ad un mero passatempo e che non si voglia ulteriormente vilipendiare uno dei più importanti strumenti di democrazia diretta che i cittadini abbiano in mano, convocare 700 000 mila iscritti ai vari ordini per controfirmarlo con una firma autografa (ossia di proprio pugno) dal valore legale.

Troppo difficile?

Note:

[1] LINK;

[2] LINK;

[3] LINK;

[4] LINK;

[5] LINK;

[6] LINK;

[7] LINK.

Dott. Calogero Spada
Dott. Calogero Spada
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (Bari, 1992), perfezionato in Neuroradiologia (Bari, 2001), Laureato Magistrale (Pavia, 2015), Master II liv. in Direzione e Management (Casamassima – BA, 2017) e di I liv. in Coordinamento (Castellanza – VA, 2011); dal 2017 guest blogger e web writer in sanità.
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