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Professioni Sanitarie Unite: libera professione ed equo compenso per tutti i professionisti della salute.

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Il gruppo “Professioni Sanitarie Unite” ci scrive annunciando un incontro con vari politici e la legge di iniziativa popolare su libera professione ed equo compenso per tutti i professionisti della salute.

Gentile Direttore,

lo scorso 30 aprile, il gruppo Professioni Sanitarie Unite (PSU) ha incontrato diversi parlamentari ed europarlamentari sul tema della digitalizzazione del Sistema Sanitario (Audio integrale delle interviste al seguente LINK).

L’incontro è stato moderato dal nostro esperto Fabio Papurello.

Il gruppo PSU è impegnato in una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare a favore dei professionisti sanitari (Estensione agli operatori delle professioni sanitarie dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale del diritto di esercitare la libera professione e diritto all’equo compenso).

A tal proposito, il rappresentante nazionale Grazio Gioacchino Carchia ha voluto subito precisare il punto di partenza: “un giusto riconoscimento dei professionisti sanitari, ci permetterebbe di dare di più in termini di miglioramento della sanità”; e il riferimento non è solo in termini di retribuzioni, sotto la media OCSE, quanto piuttosto alle differenti regole che limitano le professioni sanitarie rispetto ai medici, come ad esempio il vincolo di esclusività o la mancata indennità di esclusività per coloro che scelgono di lavorare solo per il SSN.

Julian Colabello, segretario PD Roma e di professione avvocato, ha posto l’accento sulla normativa attuale come base per un riconoscimento delle professioni sanitarie e del loro lungo percorso formativo: “il compito della politica è chiudere questo cerchio”.

Sul vincolo di esclusività si è soffermato Marcello Gemmato, Segretario XII commissione affari Sociali Camera dei Deputati – FDI: “è il momento per far emergere le vostre professionalità e incastonarle nella funzione di supporto all’assistenza domiciliare integrata e al territorio in un’ottica di sanità digitale prevista dal PNRR”.

Elisa Pirro, capogruppo della Commissione XII Igiene e Sanità del Senato- M5S, ha prima fatto un breve escursus sulla legge Lorenzin e il DM 9 agosto 2019 sugli elenchi speciali quali modelli per riconoscere gli attuali professionisti sanitari rispetto ad altre figure che ancora non hanno concluso il percorso. Pertanto, ritiene che il vincolo di esclusività deve essere esteso anche alle professioni sanitarie. In tal senso, ha presentato un emendamento al Decreto Sostegni e il sottosegretario Sileri ha depositato un disegno di legge. E poi ha così concluso: “O ristabiliamo un rapporto di esclusività per tutti, oppure tutti i professionisti sanitari devono avere gli stessi diritti”.

Mario Furore, da europarlamentare M5S, ha descritto le attività in seno alla Comunità Europea rivolte a fare aumentare le risorse per nuove assunzioni in sanità. Dal punto di vista delle retribuzioni, così come la collega di partito Pirro, ha rimarcato i limiti della politica rispetto alle dinamiche relative alla contrattazione.

Entrando nello specifico della digitalizzazione del Sistema Sanitario, Marcello Gemmato ha specificato che dei 20 miliardi del PNRR ben 15 sono destinati alla digitalizzazione e alla telemedicina “ma soprattutto lo scopo è far risparmiare risorse economiche e migliorare al contempo l’assistenza sul territorio”. Sottolineando l’importanza dei risvolti anche psicologici di un’assistenza personalizzata a domicilio.

Tuttavia, la telemedicina rappresenta anche un investimento strutturale. In tal senso si sono espressi Julian Colabello che fatto notare quanto sia necessario spendere anche in tecnologia, banda larga, hardware oltre che in organizzazione e risorse umane. Ed Elisa Pirro che ha poi sottolineato l’importanza delle risorse in asse 6 del PNRR per rafforzare la tecnologia nella telemedicina.

Anche la Comunità Europea ha diversi programmi nei prossimi 7 anni in tema di salute, aggiunge Mario Furore: “in Europa abbiamo individuato tre pilastri su cui fondare le attività a livello sanitario: facilitare l’accesso ai dati, favorire una diagnostica più rapida e rendere i cittadini più autonomi potenziando sia l’assistenza individuale ma anche potenziando il personale sanitario”.

Entrando nel merito della proposta di legge di iniziativa popolare volta ad allargare ai professionisti sanitari quanto in essere in termini di rapporto di esclusività per i medici, ed equo compenso per i liberi professionisti (come fatto per gli avvocati), tutti si sono espressi favorevolmente.

Vediamo meglio le loro considerazioni.

Marcello Gemmato sottolinea come il superamento del vincolo di esclusività per professionisti sanitari non comporti nessuna spesa per il SSN: “i tempi sono maturi affinché ciò accada, soprattutto in questo momento storico qualora maggioranza e opposizione raggiungessero unanimità d’intenti su questo tema”. La stessa opportunità potrebbe manifestarsi per un aumento delle retribuzioni correlate all’aumento del fondo sanitario nazionale.

Qualche perplessità sull’impatto economico dell’eliminazione del vincolo di esclusività l’ha manifestata Colabello poiché “occorrerà comunque riconoscere un compenso a chi rimane in rapporto esclusivo”. Ciò nonostante, “il discorso è da inquadrare in maniera più complessa per i risvolti positivi sull’abbattimento delle lista d’attesa, ecc…”. Un’ultima battuta Julian Colabello, da avvocato, la riserva all’equo compenso: “è una battaglia che ho condiviso quando ero un giovane praticante”.

Secondo Elisa Pirro il tema dell’equo compenso è molto complesso e potrebbe essere correlato al salario minimo in un discorso più generale che interessa tutto il comparto lavoro.

È poi intervenuta Barbara Rocchi di PSU per porre l’accento su quanto non fatto in tema di dirigenza delle professioni sanitarie o di riconoscimento delle competenze avanzate correlate ai master.

A seguire, Enzo Primerano e Gerarda Izzo, sempre di PSU, hanno sottolineato l’importanza del superamento delle barriere culturali tra professioni e chiesto il supporto della politica affinché esse siano risolte.

Chiudono l’incontro Jonathan Ferla a favore dei lavoratori della sanità privata, dove le retribuzioni sono più basse di quelle del pubblico impiego, e Daniela Granatiero per dire quanto sia preferibile un giusto compenso piuttosto che un salario minimo in quanto professioni intellettuali.

Professioni Sanitarie Unite ringraziano tutti i partecipanti all’incontro. Il prossimo appuntamento è con i sindacati: il 14 maggio sarà la volta dell’USB.

Professioni Sanitarie Unite

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