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martedì, Marzo 19, 2024
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Infermieri Italiani in Inghilterra: anche qui c’è il mobbing ed è legalizzato!

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Barbara è una delle tante Infermiere Italiane che ha deciso di emigrare all’estero e di trovare lavoro nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (più precisamente in Galles).

Laureatasi in Infermieristica a Palermo nel 2012 con una tesi su “Il ruolo dell’infermiere di triage e la gestione della violenza di genere” non è riuscita a trovare una occupazione stabile in Sicilia e nel resto d’Italia ed è stata costretta ad emigrare all’estero in cerca di fortuna. Come tanti Infermieri che lavorano in terra straniera è costretta a sopravvivere nella speranza, un giorno, di tornare in Patria.

Barbara è assai delusa dalla sua esperienza estera e spera di tornare a fare l’Infermiera in Italia quanto prima. L’abbiamo intervistata.

Hai realizzato una tesi su “Il ruolo dell’infermiere di triage e la gestione della violenza di genere”. Quanto gli Infermieri Italiani possono fare la differenza in questo settore assistenziale?

L’infermiere di triage – debitamente formato – è il front-line tra la vittima di violenza e tutta la rete di supporto che esiste. Lui/lei è il professionista che riconosce i segni di una violenza domestica (fisici e non) e bypassa la vittima ad un’altra stanza del Pronto Soccorso (laddove è prevista) in cui mantenere la privacy, offrire assistenza psicologica data da psicologi e medicare; in tale contesto si informa la vittima di cosa ha diritto e, previo ottenimento del consenso informato, si procederà alla raccolta di prove. La rete è composta da medici, psicologi, assistenti sociali, polizia e magistrati… e ovviamente gli infermieri che sono i primi ad assegnate un codice d’emergenza. Come si può intuire quello dell’infermiere è un ruolo vitale.

Sei una delle tantissime Infermiere che hanno scelto di andare a lavorare nel Regno Unito. Come sei stata accolta al tuo arrivo in una terra straniera e fredda come la terra gallese?

Chiarisco che non sono in Inghilterra, ma in Galles (gli inglesi sono permalosi su questa distinzione). Come privata cittadina sono stata accolta bene: tutti educati e gentili. Molto diverso come infermiera. La mia è un’esperienza assai singolare e particolarmente sfortunata: ho subito forte mobbing sin da subito e senza capirne il motivo. Nessuno disposto a capirmi ed aiutarmi nonostante sapessero che fosse il mio primo impiego in terra straniera. Generalmente molto sleali fino a che io non ho capito che quello che per noi italiani è sleale per loro è legge: che queste leggi vengano abusate per scopi personali non importa a nessuno. Il politically correct l’ho visto applicato solo per indiani, musulmani ed africani, gli europei sono caccia libera.

Hai mai pensato di tornare in Italia e magari abbracciare la strada della Libera Professione Infermieristica?

Certo che ci penso e, anzi, sto preparando il mio rientro. Non mi piace dover abbracciare una libera professione ma non ho alternative… e almeno sto con la mia famiglia e non sola.

Quali sono le principali differenze che hai notato tra la sanità italiana e quella inglese?

Differenze? Nonostante la profonda crisi del NHS qua tutto è gratuito. La carenza di personale è critica e per quello assumono medici e infermieri stranieri. Di contro, almeno in Galles, se lavori full time non puoi prenotarti una visita in tempi ragionevoli a meno che non ti fai dare una giornata off… e dovendo prenotare per telefono (a me è stato imposto di fare così) non è detto che ottenga un appuntamento in tempi brevi… devi coordinarti pure le malattie. Qui quasi tutto richiede prescrizione medica, persino un clistere per adulti o un antinfiammatorio che non sia paracetamolo o ibuprofene. Non esiste l’acqua ossigenata: altri preparati sì ma non questo. Sono molto “strict” e la burocrazia è mostruosa. Infine se non lo richiedi non hai mai lo stesso Gp (medico di base, che è male e bene insieme). Dagli ospedali (sempre qui dove vivo) gli anziani vengono fuori con piaghe da decubito e, a volte, con importanti infezioni in corso. Il nostro (il Sistema Sanitario italiano), nonostante abbia parecchi meno soldi di quello britannico, non funziona peggio, anzi… se solo avessimo meno corruzione e un minimo di tagli in meno.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Sogni nel cassetto? Fare il lavoro per cui mi sono laureata in Italia e avere un minimo di stabilità.

Dott. Angelo Riky Del Vecchio
Dott. Angelo Riky Del Vecchiohttp://www.angelorikydelvecchio.com
Nato in Puglia, vive e lavora in Puglia, Giornalista, Infermiere e Scrittore. Già direttore responsabile di Nurse24.it, attuale direttore responsabile del quotidiano sanitario nazionale AssoCareNews.it. Ha al suo attivo oltre 15.000 articoli pubblicati su varie testate e 18 volumi editi in cartaceo e in digitale.
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