Da oltre un quarto di secolo l’amianto è stato bandito grazie alla Legge 257 del 1992.
La cessazione dell’impiego dell’amianto viene normata nel 1992. Dopo numerosi studi e casi di tumori sviluppati proprio da tale sostanza il Ministero della Salute delibera la cessazione dell’impiego di amianto e lo smantellamento progressivo dello stesso.
Abbiamo da poco affrontato sul nostro quotidiano l’allarme attuale sullo smantellamento dell’amianto. Ancora oggi in fatti la situazione non è risolta si trovano ancora fibre di amianto in tutto il Bel Paese, soprattutto allocate in edifici industriali o agricoli.
La bonifica dall’amianto è iniziata da oltre un ventennio ma non è terminata come testimonia Legambiente nel suo rapporto di due anni fa “Liberi dall’amianto?” (2008). La pericolosità delle fibre di amianto sta nella loro inalazione. Si stima infatti che in Italia tra il 1993 e il 2012 si siano ammalate all’incirca 21.000 persone per via di tale sostanza (fonte Inail). Oltre 6.ooo morti ogni anno. Conosciamo anche alcune iniziative lodevoli attuate nel nostro paese ma restano ancora tanti i passi da fare.
Ecco cosa è espresso all’interno della Legge 257 del 1992: “La presente legge concerne l’estrazione, l’mportazione, la lavorazione, l’utilizzazione, la commercializzazione, il trattamento e lo smaltimento, nel territorio nazionale, nonche’ l’esportazione dell’amianto e dei prodotti che lo contengono e detta norme per la dismissione dalla produzione e dal commercio, per la cessazione dell’estrazione, dell’importazione, dell’esportazione e dell’utilizzazione dell’amianto e dei prodotti che lo contengono, per la realizzazione di misure di decontaminazione e di bonifica delle aree interessate dall’inquinamento da amianto, per la ricerca finalizzata alla individuazione di materiali sostitutivi e alla riconversione produttiva e per il controllo sull’inquinamento da amianto.”
Ecco un video dell’archivio LUCE dove vengono fatti vedere i processi della lavorazione dell’amianto prima della scoperta del suo potenziale cancerogeno. Oggi si è fatto molto ma ancora tanto c’è da fare.