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Psoriasi: cos’è? Segni e sintomi. Come riconoscerla e come si cura?

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Psoriasi. Cos’è? Come riconoscerla? Ecco i segni e i sintomi principali, le cause e i trattamenti per curarsi.

La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle, non infettiva né contagiosa, generalmente a sfondo cronico e recidivante.

Nella sua patogenesi intervengono fattori autoimmunitari, genetici ed ambientali. La psoriasi (dal greco “condizione di prurito”) è una patologia di comune riscontro, senza particolari correlazioni con sesso o età; sembra tuttavia essere correlata ad un aumentato rischio di malattie cardiovascolari, tra cui l’ictus e l’infarto del miocardio.

 

Può concernere aree localizzate di modeste dimensioni o ampliarsi su tutta la superficie corporea.

Si presenta particolarmente sulla parte esterna dei gomiti, delle ginocchia, cuoio capelluto, bocca, labbra, palpebre, orecchie, ecc.

Il suo sviluppo è imprevedibile ed altalenante tra fasi di riacutizzazione, miglioramenti e talvolta attenuazione dei sintomi.

Vari tipologie.

Vi sono 5 tipi di psoriasi:

  • Psoriasi a placche: è la forma più nota ed è caratterizzata da chiazze rosse e gonfie ricoperte da uno strato argenteo di cellule cutanee morte. Si localizza spesso sul cuoio capelluto, sulle ginocchia, sui gomiti e nella zona lombare con prurito e dolore.
  • Psoriasi guttata:  si manifesta con piccole lesioni puntiformi ed è la seconda più comune dopo quella a placche. Colpisce (generalmente) bambini ed adolescenti ed è associata ad infezione da streptococco.
  • Psoriasi pustolosa: è delineata da pustole bianche contenenti globuli bianchi e contornate da pelle arrossata. Il pus non è né infettivo né contagioso. Si localizza maggiormente nelle mani e piedi, ma può esser presente ovunque.
  • Psoriasi inversa: compare con lesioni rosse in cui la pelle appare liscia e lucida. Si localizza (spesso) nelle pieghe cutanee: dietro le ginocchia, sotto il seno, sotto le ascelle od inguine.
  • Psoriasi eritrodermica: è una rara forma di psoriasi ed è particolarmente grave e potenzialmente mortale. La cute acquista un colore rosso acceso su tutta la superficie o buona parte di essa. Colpisce solitamente i soggetti che presentano già una condizione precaria di psoriasi a placche.

Ma cosa provoca la psoriasi?

Dalla letteratura si carpisce che nella sua patogenesi sono coinvolti fattori sia genetici che ambientali.

Nonostante la componente genetica non sia stata ancora chiarita in toto, esiste con certezza una predisposizione che svolge un ruolo fondamentale assieme alle difese immunitarie.

I fattori ambientali, invece, possono aggravare od attenuare le manifestazioni psoriasiche.

Tra i fattori esogeni più rilevanti citiamo: freddo (aumenta la secchezza della cute), traumi fisici (abrasioni, scottature, morsi, interventi chirurgici, tatuaggi), infezioni (streptococco e virus HIV tipo 1), stress, farmaci (litio, beta-bloccanti, antimalarici, FANS, ACE-inibitori, interferone), allergie, fumo, alimentazione, abuso di alcool.

Trattamento e cura.

Negli ultimi tempi si è giunti allo sviluppo di trattamenti sempre più efficaci ma, una soluzione definitiva per la psoriasi, al momento non è contemplata.

Tuttavia i trattamenti sono classificati in 3 gruppi:

  • Trattamento topico: attraverso l’utilizzo di farmaci topici per una psoriasi lieve e contenuta;
  • Trattamenti con PUVA (luce ultravioletta): la psoriasi moderata-grave richiede l’uso di trattamenti con PUVA o farmaci sistemici;
  • Trattamenti sistemici: nella psoriasi associata ad artrite il trattamento d’elezione è quello sistemico.

La crescente consapevolezza dell’importanza di un iter di cura che renda la qualità della vita più soddisfacente possibile ha modificato – tuttavia – il concetto di trattamento, puntando ad una presa in carico olistica che supporti svariati aspetti tra cui: gestione dei sintomi cutanei, localizzazione delle sedi critiche (es. mani), riconoscimento precoce e gestione delle comorbilità, modifica dei fattori ambientali tramite educazione terapeutica e supporto psicologico.

La psoriasi non prevede, in genere, un ricovero ospedaliero.

La gestione clinica delle forme medio – gravi può avvenire attraverso servizi clinici ed attraverso una collaborazione tra medicina del territorio e specialisti per fornire (così), competenze adeguate e continuità assistenziale.

Il traguardo è di poter limitare al minimo l’impatto sulle attività quotidiane e rendere meno angusto il fardello della malattia.

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