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Premio Nobel per la medicina: a chi l’avviso di garanzia?

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Sembra che le notizie sul Covid continuino a subire un “filtro”: così come le vere origini del Coronavirus restano un mistero, anche le attività delle agenzie per i farmaci si svelano ingarbugliate, se successivi aggiornamenti sulle caratteristiche del prodotto si scontrano con quanto precedentemente assicurato sugli effetti avversi. Frattanto si assegnano i premi Nobel agli inventori della metodica scientifica che ne ha consentito lo sviluppo.

Quasi un anno fa, scrivendo a riguardo dei vaccini ed intendendo improntare il discorso su una multiforme coerenza di fondo, descrissi tre motivazioni a suffragio di «un dovere nei confronti dell’umanità» [1], la seconda delle quali era un importantissimo valore che a mio parere fa girare il mondo da sempre e che dovrebbe continuare a farlo girare: la fiducia.

Con la lode di quel valore intendevo chiudere la c.d. “questione vaccinale”, di fatto incoraggiando i c.d. no vax ad avere più fiducia sia nella scienza, sia nelle istituzioni.

Da quella mia attestazione oggi due fatti si impongono alla nostra attenzione: uno dei due fa più “notizia” dell’altro e questo inizia ad essere effettivamente preoccupante, proprio all’interno di un discorso di fede pubblica.

Il primo è il conferimento dei premi Nobel per la medicina, assegnati a Katalin Karikó e Drew Weissman per avere gettato le basi per i vaccini a mRna messaggero, che costituisce una profonda innovazione tecnica rispetto ai vaccini tradizionali, che contenendo piccole quantità di virus indeboliti o forme inattivate di germi portatori di una malattia, “addestravano” il corpo a riconoscere particolari proteine, gli antigeni, prodotte dal virus o dai batteri; questo allenamento preparava il sistema immunitario a rispondere allorquando incontrasse il virus reale; i nuovi vaccini invece evitano tale “addestramento” di preventiva esposizione diretta dell’organismo al virus, fornendo invece “istruzioni” genetiche per costruire questi antigeni direttamente nelle cellule; questa la tecnica che, avendo reso possibili i vaccini anti Covid-19, secondo la Fondazione Nobel ha «modificato radicalmente la comprensione di come la molecola di Rna messaggero interagisce con il sistema immunitario».

Il secondo è stato divulgato più in sordina e riguarda una pubblicazione dello scorso settembre, del c.d. “Allegato-I-Comirnaty” [2] dell’Autorità Europea per il Farmaco (EMA) e della Commissione Europea, ove si certifica che le c.d. sostanze “Comirnaty” di Pfizer/BioNTech e “Spikevax” di Moderna possono provocare miocarditi e pericarditi con complicazioni che portano, in alcuni casi, alla morte.

Un avvertimento decisamente diverso dal precedente – così come riferisce la fonte divulgativa radiofonica (Radio Radio) che lo scorso 26 settembre ha lanciato la notizia – che ovviamente ribalta completamente i presupposti riguardo ogni pregressa polemica indotta dall’estremamente ampio ed aspro dibattito di scetticismo dei no vax, perché laddove queste complicazioni fossero state davvero note sin dall’inizio, allora è ipotizzabile la violazione proprio di quella “fede pubblica” cui mi riferivo un anno fa, su cui risulterebbe giusto ed inoppugnabile basare ogni intervento di sanità pubblica.

È evidente che qui – al di là delle ventilate dimissioni dei giudici della Corte Costituzionale, che a fine 2022 sulla base delle notizie ed evidenze allora disponibili dichiararono “inammissibile” il noto ricorso contro l’obbligo vaccinale – due cose andrebbero certamente fatte:

  1. Anzitutto non si dovrebbe insabbiare la notizia di fatti di tale portata, che certamente violano ogni dovuta trasparenza; violazioni che peraltro sembrano essere suffragate da “voci di corridoio” (chat telefoniche) di dipendenti dell’Agenzia Italiana del Farmaco, nelle quali si sosteneva una consapevole non pubblicazione di informazioni fondamentali sugli effetti avversi.
  1. A questo punto, similmente a quanto non sia stato condotto a termine nelle planetarie indagini (WHO) sulla prima natura del Coronavirus [3], bisognerebbe indagare seriamente ed approfonditamente ad un uguale livello mondiale sul complesso quadro autorizzatorio, quanto meno per riconoscere un eventuale danno a chi, affidandosi a quella “fede pubblica” , si sia poi ritrovato ad avere a che fare con una patologia grave quale la miocardite o la pericardite o addirittura con il decesso di un proprio caro, correlabile con quanto ora reso noto … sempre che il quadro generale non peggiori ulteriormente con nuove ancor più sconcertanti rivelazioni.

In definitiva, diversamente a quanto occorso per la bomba atomica, ove Einstein ricevette il premio Nobel per gli studi sull’effetto fotoelettrico e non per la teoria della relatività, che cambiò la storia della scienza con la bomba atomica ed al cui costruttore J. Robert Oppenheimer non fu mai conferito – quasi per “punizione” – il medesimo riconoscimento per i suoi pur precedenti pionieristici studi sui buchi neri, qui siamo in presenza di un premio Nobel che invece ha già direttamente cambiato la storia della scienza con l’introduzione del modello a mRna messaggero …

E visto che la scienza è sempre incolpevole, perché porta null’altro che conoscenza e non applicazioni della stessa … ma le istituzioni non sono altrettanto incolpevoli proprio per le indotte responsabilità derivanti dalle applicazioni di quelle conoscenze …

Ebbene, sempre per dovere nei confronti dell’umanità … ancora non ci sono i planetari avvisi di garanzia per i costruttori delle – a questo punto – effettivamente presunte “bombe”.

[1] LINK

[2] LINK

[3] LINK

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Dott. Calogero Spada
Dott. Calogero Spada
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (Bari, 1992), perfezionato in Neuroradiologia (Bari, 2001), Laureato Magistrale (Pavia, 2015), Master II liv. in Direzione e Management (Casamassima – BA, 2017) e di I liv. in Coordinamento (Castellanza – VA, 2011); dal 2017 guest blogger e web writer in sanità.
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