Riceviamo e pubblichiamo la nota di un collega. “Io Infermiere nel braccio della morte nel carcere di Foggia”.
Caro Direttore,
alla dignità non c’è prezzo. Sono sicuro e lo posso dire a voce alta. Certa gente non può voltare le spalle e non considerare chi grida aiuto. Ieri ho lavorato alla Casa Circondariale di Foggia. Credo di aver trascorso 6 ore camminando sui carboni ardenti.
È veramente avvilente, deprimente, svilente e non ho altri aggettivi. A qualcuno dirò di aver guardato dal vivo l’INFERNO.
Chi si fregia di titoli e onoreficenze dovrebbe trascorrere una giornata all’interno del carcere per toccare con mano che la professione infermieristica deve ancora nascere.
Colleghi “buttati” nella fossa dei leoni e un pubblico non pagante guarda dall’altra parte.
Sarebbe inutile coinvolgere i media perché credo che a qualcuno non interessi nulla. Al coordinatore infermieristico la dò io la valutazione… 10, 100, 1000, non so come tu faccia a gestire una nave alla deriva.
Domani manderò un messaggio alla Direzione Infermieristica dell’Asl di Foggia e racconterò la mia esperienza; non so se servirà, ma non riesco a smettere di pensare a quei poveri colleghi nel braccio della morte e scusate se uso certi termini forti!
Un Infermiere
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