Da quando ho creato il gruppo, mi sono giunte voci, per fortuna sporadiche, di episodi di discriminazione e mobbing. I casi sembrano essere prevalenti nei piccoli centri, rispetto alle aree metropolitane di Londra e Manchester, dove gli italiani sono solo una delle numerose comunità straniere. Gli episodi andrebbero comunque esaminati individualmente, anche perché, quando si emigra, occorre saper comprendere i processi mentali e culturali del popolo ospitante. Atteggiamenti per noi naturali e comuni, come il lamentarsi per inefficienze del sistema, potrebbero essere male interpretati dai britannici ed originare attriti sempre più gravi. Con questo non voglio affermare che vi siano colpe dei colleghi italiani, anzi. La nostra associazione si orefigge anche l’obiettivo di comprendere bene questi meccanismi di integrazione, per supportare e tutelare i colleghi. Speriamo in futuro di poter sviluppare quest’idea, attraverso forme di counselling e di assistenza legale mirate.
Avete annunciato la nascita della vostra società all’Ordine degli Infermieri. Credete che si possa instaurare un rapporto migliore tra gli Infermieri che.lavorano e vivono in Italia e chi attualmente si trova all’estero?
Attualmente non esiste alcun rapporto tra la comunità infermieristica italiana nel Regno Unito e quella nella madrepatria. Riconosco il merito di pagine Facebook, come “
Infermieri italiani in UK“, di aver costituito un primo contatto e momento di aggregazione. Noi intendiamo portare molto più in avanti il discorso, passando dalla realtà virtuale a quella fisica e creando un ponte culturale e professionale permanente tra L’Italia e la Gran Bretagna. Vogliamo consentire agli infermieri presenti in territorio britannico di rientrare senza dover passare attraverso i concorsi pubblici e ricominciando da zero, ma vedendo riconosciute le immense competenze specialistiche ed avanzate che stanno maturando in questo Paese. Vi sono colleghi che eseguono interventi chirurgici in autonomia, altri che ricevono prestigiosi riconoscimenti internazionali, per le innovazioni introdotte nella vulnologia. Sono professionisti che l’Italia perderà per sempre, se il quadro generale non cambia. Dall’altro lato, vogliamo mostrare agli infermieri nella madrepatria le opportunità di avanzamento offerte da un modello di nursing che non è certamente perfetto, ma permette infinite possibilità di crescita. Anche qui il demansionamento è all’ordine del giorno, in alcune realtà. Sull’altro versante, però, è possibile trovare un posto di lavoro migliore in poche settimane; inoltre management, specializzazioni, carriera sono termini che fanno parte dei nostri discorsi quotidiani. Vi sono infinite innovazioni che potrebbero essere introdotte nel Sistema Sanitario Nazionale. Tutti questi progetti ambiziosi possono però trovare realizzazione solo instaurando un dialogo permanente con l’Ordine. A molti l’idea non è piaciuta. Ci siamo sentiti abbandonati due volte, prima e dopo essere partiti. Tuttavia, piaccia o meno, è l’Ordine che rappresenta gli infermieri italiani, per cui ci rivolgiamo ad esso come nostro interlocutore istituzionale. È il nostro “extra mile”, il passo in più, che abbiamo già iniziato a compiere, per dire: ci siamo anche noi, non ignorateci, possiamo offrire un grande contributo alla crescita della professione infermieristica in Italia. Sono sicuro che non ci ignoreranno.
Grazie Luigi e in bocca al lupo per tutto!