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Littizzetto e il “pensiero ridotto” di alcune frange di Infermieri sui social.

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Il monologo sugli Infermieri di Luciana Littizzetto su Raitre a “Che Tempo che fa” fa ancora discutere sui social-network. La professione e il piccolo pensiero.

Continua la bagarre sui social-network da parte di una frangia di Infermieri dopo il recente intervento dell’attrice comica Luciana Littizzetto a “Che Tempo che fa“, monologo andato in onda su Raitre in occasione della Giornata Internazionale dedicata alla professione.

Le polemiche sui social.

La Littizzetto, va ricordato, è un comico e da comico ha voluto evidenziare a suo modo la professione infermieristica, parlando anche di pappagalli e di padelle. Prima di lei lo aveva fatto anche un altro atto ed ex-Infermiere, Giacomo Poretti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, che su pappagalli e padelle ha creato un vero e proprio spettacolo.

Il piccolo pensiero di alcuni infermieri.

Il problema è che ci ritroviamo ancora una volta di fronte al cosiddetto “piccolo pensiero” dell’Infermiere, ovvero di colleghi che continuano a guardare sempre il bicchiere mezzo vuote e mai quello mezzo pieno. L’attrice è stata graffiante sì, ma ha dato anche tantissimo spazio alla professione. Chi si occupa di comunicazione sa bene che con ogni probabilità la descrizione dell’Infermiere fatta dalla Littizzetto serviva, attraverso la satira, a far emergere problematiche ataviche della professione.

  • la riforma della formazione universitaria di base e post-base;
  • gli stipendi da fame;
  • le differenze professionali tra chi lavora nel pubblico e chi lavora nel privato;
  • l’impossibilità di fare vera carriera;
  • il riconoscimento delle competenze e delle specializzazioni;
  • la spendibilità della Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, dei Dottorati di Ricerca e degli studi di alta formazione;
  • la riforma della Formazione Continua (ECM);
  • l’impossibilità di lavorare come dipendenti e nel contempo come liberi professionisti, un po’ come accade da sempre per i Medici e gli Odontoiatri;
  • la riforma dei sistemi elettivi di rappresentatività della professione in OPI e FNOPI.

Ecco una sintesi del monologo della Littizzetto:

Il testo del monologo di Littizzetto.

Sai perché ti vogliamo bene? Perché quando arriva il medico noi malati ci diamo un tono. Ma sei tu, infermiere che ci vedi veri, fragili e smarriti. Sei tu che ci vedi piangere, soffrire, disperarci. Perché tu sei la prossimità. Tu vedi la nostra paura. Tu maneggi la nostra vergogna, il nostro corpo nudo.

Noi lo affidiamo a te con imbarazzo. E tu lo curi con discrezione. Paziente con noi pazienti, nonostante turni infiniti, parenti molesti e stipendi a cui andrebbero dati seri, ricostituenti.

E grazie infermiera e grazie infermiera per quando in Pandemia hai curato chi ti insultava dicendo che il cloud era tutta un’invenzione e mentre ti faceva una capa tanta tu rischiavi la vita per lui. E scusa se poi, passata l’emergenza, siamo tornati i soliti pazienti impazienti di prima che se va bene dimenticano di dirti grazie e se fa male ti trattano come un maggiordomo.

Il 12 maggio è stata la tua festa. E il giorno in cui è nata Florence Nightingale, la donna che a fine 800 ha trasformato il mestiere di infermiere. La chiamavano la donna della Lanterna perché mentre tutti i medici andavano a dormire, lei da sola, di notte, con una lanterna in mano, faceva visita ai pazienti. Ora, al posto suo, di notte, ci siete voi, cari infermieri, a darci la sensazione di essere in un posto sicuro, dove non ci potrà succedere niente. Buona festa degli infermieri allora.

E grazie ancora. Continuate così che siete mitici! Perché il medico una volta al giorno passa.

Ma voi ci siete sempre!

Luciana Littizzetto, Attrice Comica

Leggi anche:

Littizzetto, Comica: “sei tu, Infermiere, che ci vedi veri, fragili e smarriti”.

Littizzetto, Brachetti, ed altri VIP a lezione dagli Infermieri.

Sternativo (FIALS): “Littizzetto si vergogni per le offese agli Infermieri, noi siamo differenti”.

Giacomo Poretti: “grazie ad una suora ho capito cosa voleva dire essere un bravo infermiere”.

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