Secondo un recente studio su Ebola, pubblicato su The Lancet, il vaccino dimezza la mortalità. Lo studio di Medici Senza Frontiera.
A dieci anni dalla peggiore epidemia di Ebola della storia, che colpì tre paesi dell’Africa Occidentale provocando più di 11.300 morti, uno studio osservazionale condotto da Epicentre, il centro di ricerca medica ed epidemiologica di Medici Senza Frontiere (MSF), dimostra che la vaccinazione contro Ebola può dimezzare il tasso di mortalità.
I risultati dello studio:
- Lo studio ha analizzato i dati di 2.279 casi confermati di Ebola in RDC tra il 2018 e il 2020.
- La mortalità tra i pazienti non vaccinati è stata del 56%, contro il 25% di coloro che avevano ricevuto il vaccino.
- Il vaccino rVSVΔG-ZEBOV-GP è stato utilizzato nello studio.
- Il vaccino è efficace anche se somministrato dopo l’esposizione al virus.
- Non è stato osservato alcun effetto antagonista tra la vaccinazione e il trattamento contro Ebola.
L’importanza della vaccinazione:
- La vaccinazione rimane un’arma fondamentale contro Ebola.
- È importante vaccinare le persone il più precocemente possibile durante le epidemie.
- Il vaccino può salvare vite anche se somministrato tardivamente.
- La vaccinazione può essere combinata con il trattamento per una protezione ancora maggiore.
Ebola: una minaccia persistente:
- L’ebola è una malattia grave con un alto tasso di mortalità.
- Nuove epidemie possono verificarsi in qualsiasi momento.
- È importante essere preparati a rispondere alle future epidemie.
MSF in prima linea:
- MSF è stata in prima linea nella lotta contro Ebola fin dai primi giorni dell’epidemia del 2014.
- MSF ha curato migliaia di pazienti e ha contribuito a fermare la diffusione del virus.
- MSF continua a lavorare per supportare i sopravvissuti all’ebola e per rafforzare i sistemi sanitari in Africa.
Lo studio di MSF fornisce ulteriori prove dell’importanza della vaccinazione contro Ebola. La vaccinazione è un’arma fondamentale per proteggere le persone da questa malattia mortale.
Per approfondire:
- Leggi l’articolo completo su The Lancet Infectious Diseases: LINK