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Lauree Magistrali Professioni Tecnico-Sanitarie: crollano le domande, chiediamoci il perché.

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Il caso più emblematico a Foggia. Su 45 posti si sono presentati 50 richiedenti. Il Corso di Laurea Magistrale delle Professioni Tecnico-Sanitarie ha perso il suo ruolo di emancipazione.

Gentile Direttore,

quando i posti messi a bando in un corso di laurea superano i partecipanti, qualche riflessione sul numero programmato in sanità andrebbe fatta. È quanto successo all’Università di Foggia per la laurea magistrale in scienze delle professioni tecnico-sanitarie: 45 concorrenti per 50 posti. La suddetta laurea magistrale è quella che dovrebbe preparare i futuri dirigenti, ricercatori, docenti nello specifico settore delle professioni sanitarie.

La legge sulla programmazione dei posti nelle università dice che il fabbisogno di personale sanitario (art. 6-ter, c.2, D.lgs. 502/92) è deciso da Regioni, Ordini e Università tenendo conto dei modelli organizzativi dei servizi e della domanda/offerta di lavoro. In Puglia esiste un solo dirigente delle professioni sanitarie tecnico diagnostiche per circa 3500 professionisti del settore, la cui maggioranza lavora nelle dodici aziende sanitarie. Da oltre dieci anni non vengono espletati concorsi per questa tipologia di dirigenza. Non si capisce dunque quale svolta la Regione vuol dare ai modelli organizzativi permettendo che la Puglia abbia lo stesso numero di posti di Lombardia, Piemonte e Toscana messe insieme (tabella).

Il report Almalaurea_2020 conferma che questa laurea magistrale è frequentata soprattutto da neolaureati: 31 anni è l’età media, il 69,7% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea e il 22,7% ha iniziato a lavorare dopo la laurea per una retribuzione netta media di 1566 €. Per cui, la spendibilità è pari a zero ai fini della dirigenza. Non è detto che i laureati debbano per forza fare i dirigenti. Per fortuna il titolo è spendibile anche per altro. Per esempio, si può insegnare nei corsi di laurea. Peccato però che quasi il 90% del personale docente nei corsi delle professioni sanitarie sia un medico.

Alla luce di questi dati, non c’è da stupirsi se per questa professione il rapporto domande/posti è crollato da 10 a 1,6 in un decennio. Sarebbe piuttosto il caso di riflettere sulla coazione a ripetersi di un modello disfunzionale che andrebbe rivisitato: o la dirigenza-docenza-ricerca diventa una realtà sui territori, oppure è ora di trasformare questi corsi in qualcosa di più spendibile per i nostri giovani.

Antonio Alemanno
Tecnico di radiologia

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