Caring Nurse. Intervista esclusiva a Matteo Stocco, Direttore Generale della ASST Santi Paolo e Carlo di Milano: “Infermieri indispensabili e insostituibili per questo ed altri ruoli”.
Da alcuni giorni stiamo parlando insistentemente del Caring Nurse in Pronto Soccorso, ovvero dell’apporto dell’Infermiere nella gestione del Paziente a 360° nell’Emergenza-Urgenza, come nella Cronicità.
Ne abbiamo parlato con il Dott. Matteo Stocco, Direttore Generale dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale “Santi Paolo e Carlo” di Milano, tra i principali sostenitori dell’importanza delle cure infermieristiche negli ospedali e sul territorio. Vediamo cosa e come ha risposto alle nostre domande.
Nella sua azienda sanitaria da qualche giorno è entrato in vigore il cosiddetto Caring Nurse. Gli infermieri prestano supporto ai pazienti in attesa al Pronto Soccorso. Come mai avete scelto questa figura professionale?
Gli infermieri sono i professionisti della sanità che meglio conoscono i percorsi di accesso e gestione del malato, hanno maggior contatto con i pazienti e la scelta di affidarci ad infermieri di esperienza consente di operare su una vasta tipologia di pazienti, di gestire al meglio le situazioni di stress ed infondere sicurezza a chi accede ai pronto soccorsi.
Gli infermieri del 2023 sono formati, hanno competenze avanzate, riescono a prendersi carico del paziente a 360°, ma continuano ad essere demotivati, sottopagati e sottoutilizzati. Nella vostra azienda sta avvenendo qualcosa di straordinario, finalmente riconosciute le competenze educative e formative di questa figura professionale. È un passo in avanti verso una ulteriore emancipazione per l’Infermieristica moderna?
Tutto vero tranne che sottoutilizzati. Gli infermieri rappresentano l’ossatura della organizzazione ospedaliera e della maggior parte delle organizzazioni che erogano servizi sanitari e socio-sanitari. Il riconoscimento del ruolo centrale della professione deve passare prioritariamente dalla consapevolezza dei singoli, ed è quello che stiamo provando a realizzare.
Con il progetto Caring Nurse avete sicuramente in mente la riduzione dei fenomeni di violenza nei PS e più in generale negli altri luoghi di accoglienza e cura. Credete possa essere sufficiente?
Non è senz’altro l’unico strumento organizzativo, ma dagli elementi che stiamo raccogliendo nei primi giorni di attività, si può affermare che la capacità dei singoli di interloquire con i pazienti si sta dimostrando un buon deterrente. Non è banale affermare che il contatto umano nei momenti di forte stress riduce il senso di abbandono ed aumenta la fiducia nella struttura sanitaria e in chi vi opera.
Il Caring Nurse è stato portato in Italia di recente ed ha origini anglosassoni. È utilizzato in Inghilterra, Belgio, USA, Australia e in altri Stati e Continenti. La Lombardia ancora una volta ha dimostrato di essere avanti anni luce rispetto ad altre regioni. Crede che altre aziende lombarde e italiane seguiranno il vostro progetto?
A volte sono le soluzioni semplici che risolvono grandi problemi, spesso quando si tratta di relazioni tra persone. L’assessore Bertolaso ci ha spronato a migliorare i servizi in PS, trovare ed applicare esempi di buona organizzazione è una delle priorità per il servizio sanitario regionale.
L’infermiere oggi potrebbe fare da tramite tra il paziente e l’azienda sanitaria. Utilizzerete questo professionista anche in altri ambiti assistenziali per formare e informare il Cittadino?
Assolutamente sì, basti pensare all’infermiere di famiglia e alle attività che gli vengono assegnate da sviluppare, anche in ambito di prevenzione. C’è solo un problema, che gli infermieri in Italia sono pochi, sotto la media europea per numero di abitanti e troppo pochi i giovani che affrontano il percorso di studio. Non credo sia solo un problema economico, che già di per se è importante, ma che sia indispensabile un ripensamento del ruolo, e come detto prima, molto spetta a voi.
Grazie Direttore e continui a dare fiducia agli Infermieri e a tutti gli altri Professionisti Sanitari e Socio-Sanitari.
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