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Bonazzi (FSI-USAE) accusa: «Operatori sanità sottopagati, bisogna scendere in piazza e scioperare».

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“Dal dossier Rgs emerge una verità incontrovertibile: gli operatori della Sanità non solo sono fra i meno retribuiti della pubblica amministrazione ma prendono anche meno premi. È ora di finirla, bisogna scioperare e scendere in piazza”.

Non solo assistiamo a trattative per il rinnovo del Ccnl del comparto della sanità che sono povere di contenuti economici e stanno per delineare una nuova presa in giro per gli operatori ma, oggi, abbiamo la certificazione della Ragioneria Generale dello Stato che ci dice che anche nei premi per i lavoratori la sanità è una vera caporetto.

Le tabelle Rgs infatti certificano una distribuzione media pro capite per lavoratore di Euro 5.444 negli enti pubblici non economici (Inps, Inail, ecc.) di 4.539 per le agenzie fiscali (entrate, dogane e monopoli) contro un distribuito di euro 1.760 in media pro capite per lavoratore della Sanità una sproporzione abissale che giustifica a priori la rabbia e tutte le frustrazioni degli operatori sanitari (persone laureate e specializzate) che non ne possono più di vedersi trattati da pezzenti da questo paese e che lunedì 11 ottobre sciopereranno per rivendicare il loro diritto a vedersi riconosciuta, anche economicamente, le proprie competenze e la dignità professionale.

“Come Fsi-Usae diciamo subito che la differenza di 3.684 euro (solo per i premi) sono una differenza economica tra gli altri enti e la sanità che rappresenta una vergogna nazionale che va lavata immediatamente colmando il differenziale economico negli stanziamenti contrattuali” – dichiara Adamo Bonazzi, Segretario Generale Fsi-Usae che continua – “noi diciamo No ad aumenti contrattuali ridicoli ed inconsistenti del salario ma anche a delle finte revisioni della classificazione degli operatori che mettano nuove zeppe nella carriera dei lavoratori.

Chiediamo aumenti sostanziosi degli stipendi base (2.000 € netti mensili); indennità professionali specifiche per operatori sanitari e socio sanitari; il riconoscimento delle competenze professionali e percorsi di carriera aperti ed il posizionamento nell’ area dirigenziale delle professioni sanitarie.

Per questo abbiamo indetto lo sciopero e faremo dei presidi sotto gli assessorati regionali che rappresentano i datori di lavoro della sanità.”

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