Infermiera inseguita e violentata dal branco: Non sono riuscita a chiamare aiuto e nessuno mi sentiva.
Infermiera inseguita e violentata dal branco, una scena talmente violenta da mettere i brividi soltanto a leggerne la descrizione.
F.A., infermiera di 29 anni, è stata vittima di una violenza sessuale da parte di 3 uomini. I fatti sono avvenuti il 16 dicembre 2022, al termine di un turno lavorativo.
Questa la testimonianza della collega.
“Erano circa le 20.15 quando sono uscita dall’ospedale dopo il turno pomeridiano e mi sono messa ad attendere la corriera alla fermata. Mi hanno accerchiata tre uomini un pò alticci, avevano ancora la birra in mano mi sembra. Visto che mi guardavano, mi sono messa a fingere di rispondere a messaggi. Non pensavo che la cosa sarebbe andata oltre”.
Dopo alcuni minuti però la situazione degenera.
“Uno mi si è avvicinato un pò troppo e mi sono allontanata di un metro. Ho ricontrollato l’ora e dato che la corriera sarebbe dovuta passare dopo un quarto d’ora e allora mi sono incamminata verso la fermata successiva, non molto distante. Un errore, perchè mi hanno seguita. Prima che mi accorgessi, uno di loro mi ha preso il cellulare, quasi per provocazione. Si sono messi tutti e tre molto vicini e dicevano cose che mi terrorizzarono subito. Non so come è andata di preciso ma mi hanno spinto in una via secondaria fra fabbriche e magazzini. Mi sono messa a correre ma mi hanno preso e bloccata contro un bancale di merce all’ingresso di una di queste attività. Urlavo ma nessuno mi ha sentita”.
Cosa è successo dopo?
“Mi hanno lasciata lì, con il cellulare accanto. Ero talmente sconfitta che non sono riuscita a chiamare aiuto mi sono ricomposta come potevo e sono tornata a prendere il bus e poi a casa, dove il mio cane mi aspettava. Come sono entrata in casa mi ha guardata con una sofferenza in volto incredibile, come avesse capito. Ho contattato il mio medico, al mattino seguente, ed ho assunto la pillola del giorno dopo. Poi sono rimasta in malattia alcuni giorni. Soltanto dopo la scorsa estate sono riuscita a parlarne con una persona che mi ha spronato ad affidarmi ad un’associazione che aiuta le vittime di violenza sessuale. Poi ho deciso di contattare voi per raccontare cosa è successo. Il prossimo passo sarà denunciare, passo per il quale mi serve ancora un pò di coraggio”.
La collega non è la prima professionista ad essere vittima di violenza a fine turno. La cosa che fa specie nel suo racconto è che se avesse ritenuto l’ospedale un posto sicuro, probabilmente d’istinto sarebbe tornata lì, piuttosto che avventurarsi da sola ad una nuova fermata dell’autobus. Se ci fosse stata una sorta di vigilanza organizzata, forse sarebbe tornata indietro, invece che cadere nella trappola di un destino crudele.
La redazione ha voluto diffondere questa testimonianza per sensibilizzare sulla questione della sicurezza mancante negli ambienti ospedalieri, tema che sembra senza soluzioni.