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Operatori Socio Sanitari (OSS): somministrazione corretta dei pasti e grado di autonomia.

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Operatori Socio Sanitari (OSS) e somministrazione dei pasti. Cosa può fare e cosa non può fare il personale di supporto?

Gli Operatori Socio Sanitari (OSS) si occupano da sempre anche di somministrazione dei pasti e lo fanno spesso in autonomia. Quali sono le loro responsabilità e le loro competenze in questo specifico ambito dell’assistenza? Proviamo a scoprirlo assieme analizzando il il grado di autonomia degli operatori in base alle norme vigenti e al Profilo Professionale della categoria.

Quando parliamo di alimentazione o di nutrizione del Paziente è chiaro che trattiamo di un argomento piuttosto fondamentale nell’ambito dell’assistenza quotidiana (che va affrontato in maniera multidisciplinare con l’apporto di Medici, Infermieri, Fisioterapisti, Dietisti e via discorrendo), soprattutto quando si deve tener conto della terapia assunta, della presenza di problematiche degenerative (acute o croniche) e dello stato patologico complessivo dell’Assistito. E ciò in special modo quando vi sono possibili ricadute, ripetuti ricoveri, perdita dell’autonomia e delle relazioni sociali.

Per cui la malnutrizione (per motivi intrinseci o estrinseci del/al Paziente) resta importante.

Cos’è la malnutrizione?

Il Ministero della Salute nel 2021 chiarisce che “la nutrizione è uno degli aspetti più importanti che contribuisce alla salute dell’anziano. Un’alimentazione adeguata è importante per il mantenimento dell’attività quotidiana e per preservare l’autonomia funzionale. L’avanzamento dell’età è accompagnato da cambiamenti fisiologici, psicologici, sociali ed economici che possono esporre ad un’inadeguata alimentazione”.

Non sempre si fa attenzione alle disposizioni del Ministero.

Alcune volte le condizioni cliniche complessive del Paziente vengono trascurate. Ad esempio il malassorbimento nell’anziano dovrebbe essere uno dei primi elementi da tener presente all’arrivo dell’utente in un ambito di ricovero o per la sua gestione a domicilio.

I dati della letteratura dimostrano, in modo inequivocabile – dicono dal Ministero della Salute – una prevalenza di malnutrizione per difetto in età geriatrica, che risulta particolarmente elevata nei soggetti caratterizzati da “unsuccessful aging”, con cattiva qualità della vita, scarsa capacità di svolgere autonomamente le attività di base quotidiane, fragilità, pluripatologie, etc.

La prevalenza di malnutrizione per difetto oscilla dal 34% nei soggetti anziani freeliving fino al 70% nelle strutture di lungodegenza e RSA (Linee di Indirizzo Nazionale per la Ristorazione Ospedaliera ed Assistenziale, Ministero della salute 2011), con notevoli variazioni per ogni setting da studio a studio (Cereda, 2016; Dent, 2012; Guigoz, 2006; Kaiser, 2010).

Fattori che influenzano la corretta alimentazione.

Gli OSS, e prima di lui Medico e Infermiere, devono tener conto fattori che influenzano lo stile alimentare di ciascuna persona.

Tali fattori sono solitamente classificati in:

  • ambientali: le caratteristiche climatiche possono influenzare la scelta dei
    cibi;
  • sociali: l’economia della zona in cui si vive può condizionare il consumo di
    cibi (industria, pesca, agricoltura);
  • culturali: tradizioni e cultura caratterizzano lo stile alimentare;
  • economici: le disposizioni economiche, il numero di persone che lavorano
    all’interno del nucleo familiare determinano lo stile di vita alimentare;
  • psicologici: lo stato emotivo può determinare eccessi o carenze nel
    consumo di cibo;
  • religiosi: possono determinare restrizioni o addirittura digiuni prolungati.

La soddisfazione dei bisogni di nutrizione e idratazione può richiedere, in base al livello di autonomia del Paziente, un’azione d’aiuto parziale o totale da parte dell’OSS.

I motivi delle limitazioni o delle compromissioni dell’autonomia del Paziente.

I motivi che portano ad una limitazione o compromissione dell’autonomia possono essere:

  • condizioni fisiologiche non ottimali: come ad esempio l’invecchiamento che porta ad una graduale compromissione delle funzioni e può essere aggravata dalla presenza di una o più malattie;
  • inabilità o instabilità psico-fisica;
  • condizioni patologiche.

Le funzioni dell’OSS nell’ambito specifico.

L’Operatore Socio Sanitario ha il compito di preparare la persona all’assunzione del cibo, secondo un preciso schema di azioni:

  • aiutare il Paziente a lavarsi le mani e i denti. Un’accurata igiene del cavo orale permette di migliorare la percezione del gusto dei cibi. Alcuni farmaci possono lasciare un gusto di “sapore cattivo in bocca” e causare inappetenza;
  • ventilare il locale e pulire il tavolino su cui verrà effettuato il pasto. Il momento del pasto
    deve risultare un momento piacevole per la persona assistita pertanto cercare di creare una situazione confortevole eliminando ogni fonte di disturbo;
  • aiutare la persona ad essere una corretta postura. Se possibile il pasto andrebbe consumato in posizione seduta, a letto, in poltrona o sulla sedia per evitare l’insorgenza di polmoniti e soffocamento dovute all’aspirazione di cibi o liquidi nelle vie aeree;
  • controllare e verificare che il pasto corrisponda alla dieta che la persona deve seguire;
  • al termine del pasto annotare e riferire all’infermiere la quantità di cibo e di liquidi assunta e l’eventuale difficoltà a deglutire.

Aiutare l’Assistito è fondamentale in quanto assicura l’assunzione del pasto e contribuisce a mantenere, rinforzare e recuperare l’autonomia della persona nel soddisfare questo bisogno e quelli ad esso correlati.

Assicurarsi dell’assunzione effettiva ed appropriata degli alimenti.

L’OSS, sotto la supervisione dell‘Infermiere, deve assicurare l’assunzione dei pasti da parte dell’Assistito magari attraverso opportuni moduli (dove indicare data, orario, tipologia di pasti e quantità effettivamente assunto, idratazione, disfagia, ecc.).

Nell’assicurarsi dell’effettiva assunzione di cibo da parte del Paziente l’operatore deve:

  • sistemare i piatti e le posate in modo da essere facilmente raggiungibili dalla persona, tenendo in considerazione eventuali disturbi neurologici, paresi, fratture ed altre problematiche;
  • preparare i pasti, tagliando ad esempio la carne, aprindo le confezioni chiuse e l’acqua, versandola nel bicchiere;
  • imboccare o aiutare l’Assistito nel caso nel caso lo stesso non fosse autonomo o fosse parzialmente autonomo, utilizzando il cucchiaio, rispettando i tempi della deglutizione, alternando cibi solidi a cibi liquidi, formando piccoli boli e se possibile conversando con la persona in quanto ciò permette il tempo alla masticazione, deglutizione e riduce il disagio dovuto alla dipendenza.

Recupero delle funzionalità residue del Paziente.

L’Operatore Socio Sanitario, è risaputo, ha tra le altre cose il compito di contribuire a mantenere, rinforzare, recuperare l’autonomia dell’Assistito mettendo lo stesso nelle condizioni di soddisfare in autonomia anche parziale, i suoi bisogni:

  • indicando la disposizione dei cibi nel piatto, non mischiare i cibi per non alterare i gusti;
  • insegnando l’utilizzo di ausili quali ad esempio bicchieri o tazze con il manico, posate con
    impugnature particolari che si adattano facilmente alla mano.

L’OSS deve fare particolare attenzione dev’essere prestata in caso di assistenza alla persona affetta da demenza o problematiche neurologiche (e quindi anche disfagia), in quanto il Paziente può presentare difficoltà parziali o totali nel soddisfare il bisogno di nutrizione adeguata, che se non sorretto correttamente può portare a malnutrizione e perdita ponderale.

Leggi anche:

OSS: come gestire la disfagia?

Profilo Professionale dell’OSS. Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2001. Ambiti di lavoro e competenze.

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