Maestro e filosofo, il suo pensiero influenza il moderno
Ippocrate è considerato il fondatore della medicina scientifica: oltre a praticare la professione, si dedicò anche all’insegnamento della stessa.
Nacque in Grecia, nell’isola di Kos, e discendeva da una famiglia di medici asclepiadi, i quali vantavano una discendenza diretta con Asclepio (conosciuto anche come Esculapio), Dio della Medicina della mitologia greca.
La sua formazione professionale fu arricchita da numerosi viaggi, sia nelle varie regioni della Grecia, sia in terre straniere come Libia, Egitto e Scizia.
A lui è ascritto il famoso Giuramento, formula pronunciata solennemente dai laureandi in medicina, che si impegnano ad agire per il bene del paziente, nel pieno rispetto della persona e nel segreto professionale.
La dottrina ippocratica è racchiusa nel Corpus hippocraticum, una raccolta composta da ben 53 opere suddivise in 72 libri. La tradizione ippocratica ha costituito per secoli un modello di riferimento sia medico che deontologico.
Erroneamente si pensava che l’autore di quest’opera fosse Ippocrate stesso, invece è stato accertato che fosse il frutto del lavoro di numerosi altri autori, difficilmente identificabili.
Alla base della patologia ippocratica e ai concetti di salute e malattia troviamo la cosiddetta dottrina umorale. Vengono individuati quattro umori: sangue, flegma, bile gialla e bile nera.
Il sangue proviene dal cuore, la flegma dal cervello, la bile gialla dal fegato e la bile nera dalla milza. Lo stato di salute era identificato con il perfetto equilibrio di questi umori e la malattia con il loro squilibrio. In caso di malattia si assisteva ad una presenza insufficiente o eccessiva di uno di questi umori e lo scopo della terapia era quello di riacquisire l’equilibrio temporaneamente perduto. Ma da cosa era dovuta questa alterazione? Per Ippocrate i fattori determinantierano:
- la dieta;
- i miasmi;
- le stagioni e il clima.
Ippocrate fu un innovatore: sia l’uso della cartella clinica che i concetti di ‘diagnosi’ e ‘prognosi’ furono adottati da lui per la prima volta, per monitorare costantemente l’andamento della malattia. Inoltre, considerava essenziale il rapporto tra medico e paziente per assicurare il benessere del paziente stesso.