Il giornalista Massimo Gramellini interviene sulla morte dell’Infermiera Sara Sorge: portata alla dipartita terrena come un cavallo da tiro. Un decesso evitabile.
Il giornalista ed opinionista del Corriere della Sera, Massimo Gramellini, è intervenuto nella sua rubrica sul quotidiano milanese e su Rai 3 parlando della morte evitabile di Sara Sorge, l’Infermiera deceduta dopo lo smonto dalla seconda notte di fila presso il Servizio 118 in Puglia. “Morire di lavoro” è il titolo dato al suo intervento. Le sue parole tuonano contro un sistema che continua a trattare gli Infermieri come numeri e non già come persone.
Il servizio di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera.
Sono stanca morta, scriveva al fidanzato l’infermiera appena smontata dal secondo turno di notte consecutivo (dieci ore e dieci pazienti da accudire) prima di appisolarsi al volante e interrompere la sua giovane vita all’alba contro un palo della luce. Non è morta sul lavoro, è morta di lavoro. E noi, quasi obbedissimo a un riflesso condizionato, siamo alla ricerca di un capro espiatorio che plachi i morsi dell’ansia provocati da questa storia così ordinariamente assurda. Un primario bullo a cui intestare quella turnazione feroce — mattina, pomeriggio, pomeriggio, notte, notte — che era la settimana tipo di Sara Sorge.
Un paziente aggressivo a cui imputare i suoi nervi stremati. Un pirata della strada responsabile dell’incidente. Niente. Non ci sarà nessuna inchiesta perché non c’è nessun colpevole. O meglio, uno c’è, enorme e inafferrabile, ed è persino stucchevole continuare a chiamarlo «il sistema».
La storia di Sara è purtroppo identica a quella dei suoi colleghi e di migliaia di altri giovani e adulti che la pandemia ha catapultato in prima linea, nel suo caso direttamente dall’università, costretti a turni massacranti dalla mancanza di personale, di fondi adeguati e di una strategia alternativa all’ammassamento dei pazienti negli ospedali e degli anziani nelle case di riposo.
Ma più in generale si direbbe che il lavoro, ogni genere di lavoro, abbia ormai smarrito la logica della via di mezzo. O non lavori per nulla oppure sgobbi, e talvolta muori, come un cavallo da tiro.
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