Per il consigliere regionale si tratta di una legge monca, su cui occorrerà ritornarci quanto prima nell’interesse del Cittadino.
“La montagna ha partorito un topolino. La legge sull’abbattimento delle liste di attesa non è quella che volevamo, ma guardiamo al bicchiere mezzo pieno, anche se sarebbe stato preferibile averlo tutto pieno, visto che c’erano le condizioni per farlo”. A dichiararlo Napoleone Cera, consigliere regionale della Puglia, co-firmatario della proposta di legge regionale assieme ai colleghi Fabiano Amati (primo firmatario), Enzo Colonna e Ruggiero Mennea. I Medici avevano e hanno paura di abbandonare l’intramoenia o, peggio, di cederla alle altre professioni sanitarie?
L’approvazione di una discussa Legge Regionale.
Il Consiglio regionale della Puglia, a 14 mesi di distanza dalla presentazione della proposta sulle liste di attesa in sanità, che nella parte più controversa prevede la sospensione dell’attività a pagamento qualora i tempi di attesa siano molto più brevi di quelli per l’attività pubblica, è stato impegnato per ore nel tentativo di cercare un’intesa sul testo. A riferirlo nei giorni scorsi la redazione de La Gazzetta del Mezzogiorno, massimo quotidiano del Sud d’Italia.
Dopo ore interminabili e forse inutili di discussione e diversi emendamenti si è raggiunto l’accordo sul recepimento dell’intesa Stato-Regioni sul Piano nazionale di governo delle liste di attesa e, in conformità con le linee di intervento in esse definite, l’impegno ad adottare il piano regionale di governo delle liste di attesa, senza introdurre elementi dissonanti da quanto previsto a livello nazionale per tutte le regioni.
Il Governatore Michele Emiliano ha difeso apertamente i Medici.
Nel dibattito in Aula è intervenuto anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il governatore ha più volte sottolineato che “il recepimento dell’intesa è un atto dovuto”.
“L’attività libero professionale intramoenia non è solo una questione di liste d’attesa, visto che l’Alpi – ha ricordato Emiliano – è nata per consentire il diritto al cittadino di scegliere il medico che vuole, anche se fa parte del servizio pubblico. Disconoscerlo sarebbe un inevitabile favore alla sanità privata. Occorre muoverci con grande cautela, sottrarre la proposta alle legittime questioni di contesto perché abbiamo bisogno di concludere oggi questo dibattito risanando alcune ferite createsi tra di noi e con i cittadini”.
I medici leccesi e i medici ospedalieri contro l’abrogazione dell’intramoenia.
Intanto dall’Ordine dei medici di Lecce arriva la proposta di sciopero dell’intramoenia per respingere al mittente le accuse di chi attribuisce le lunghe liste d’attesa all’attività libero professionale dei camici bianchi.
Dello stesso avviso il Coordinamento dei medici ospedalieri (Cimo-Fesmed) che non ci sta: “la libera professione medica non è strettamente correlata alle liste d’attesa, ma si dovrebbe indagare su altri sprechi”.
Il quesito.
Una domanda nasce spontanea: perché tanto attivismo dei Medici pugliesi e italiani a favore dell’intramoenia, ovvero della possibilità di lavorare nel pubblico come se fossero dei privati? E’ tutta una questione di soldi e di paure. Paure? Si paure di cedere il passo alle altre Professioni Sanitarie e alle pressanti richieste dei sindacati di categoria di eliminare l’obbligo dell’esclusività (ovvero essere costretti a lavorare solo per l’azienda pubblica, senza possibilità di lavorare all’esterno del Servizio sanitario pubblico) dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del prossimo futuro.
Nei giorni scorsi ci eravamo occupati delle dichiarazioni in TV del Ministro della Salute Giulia Grillo, medico, che sull’abolizione dell’intramoenia si sta spendendo favorevolmente, chiedendo per primi ai suoi colleghi di rinunciare a troppi privilegi. Nelle scorse settimane lo stesso ministro aveva ribadito che gli Infermieri possono agevolare sensibilmente la riduzione delle liste d’attesa.
Come andrà a finire? Vedremo.