La lettera di Antonio, Infermiere di 35 anni, è intrisa di paure e di disapprovazione: “mi sono licenziato; da anni voglio tornare a casa, mi hanno proposto 36 mesi al Sud e così ho accettato, ma quando ho firmato il contratto c’era scritto che l’incarico era per 12 mesi; mi prendono in giro?”.
Carissimo Direttore di AssoCareNews.it,
mi chiamo Antonio (nome di fantasia) e sono un vostro assiduo lettore. Sono un Infermiere e lavoravo nel servizio pubblico in Veneto (ULSS) fino a qualche giorno fa. Ho deciso di licenziarmi per tornare a casa al Sud, dove vive mia moglie e le mie due figlie.
Una delle ASL pugliesi mi ha proposto un contratto da 36 mesi ed ho subito accettato. Ho pensato che comunque ce l’avrei fatta a farmi stabilizzare al termine dell’incarico, così come accaduto anche per altri miei colleghi.
Quindi mi sono licenziato in tronco e sono sceso a casa. Purtroppo quando sono andato a firmare il nuovo contratto di lavoro mi è stato proposto un incarico di 12 mesi, estensibile a 36, ma compatibilmente con l’arrivo in servizio degli Infermieri rivenienti dalla Mobilità 2020 e dal Concorso che sarà organizzato nei prossimi mesi.
Mi è venuto subito il brivido dietro la schiena. Che c… ho fatto? Mi sono fidato troppo, troppa era il desiderio di tornare a casa che non ho pensato a quello che stavo facendo. Forse ho sbaglia, forse me ne pentirò per tutta la vita, ma ora devo andare avanti e sperare.
Certo passare da una condizione di tranquillità al precariato oggi mi fa stare male, l’unica cosa positiva è che sono vicino alla mia famiglia, che mi ha sostenuto in questa scelta.
Però la paura resta, a 35 anni mi sono rimesso in discussione e ora ho una tremenda Fifa: ce la farò? Non lo sa, intanto ho osato.
Vi chiedo solo di non fare il mio nome per proteggere la privacy delle mie bambine.
Grazie Direttore.
Antonio, Infermiere
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