La morte del Pirata. Come morì in realtà Marco Pantani. Ne parla alle Iene il l’infermiere Anselmo Torri dell’AUSL Romagna.
Marco Pantani è morto a Rimini il 14 febbraio 2004. Aveva 34 anni. E’ stato per anni il ciclista, lo sportivo e l’uomo di spettacolo più importante d’Italia. Ha imposto le mode, ha lasciato il mondo terreno durante una lunga notte di follia. Suicidio o omicidio? Prova a spiegarlo alle Iene su Italia 1 l’Infermiere del 118 riminese, Anselmo Torri. Il collega è stato chiaro: qualcosa non è stato detto.
A curare il servizio delle ieri, andato in onda ieri sera, ma girato qualche mese fa, è stato l’inviato Alessandro De Giuseppe. Quest’ultimo indaga sulla morte di del pirata da diversi anni. Un decesso archiviato dai giudici come “morte accidentale per overdose”. Sul trapasso di Marco, tuttavia, ci sono ombre e contraddizioni.
A cercare di chiarire cosa è successo quella sera al Residence “Le Rose” di Rimini è stato chiamato l’Infermiere del 118 che soccorse Pantani, ormai esanime. Anselmo Torri, 48 anni, è un infermiere molto noto nell’Ausl Romagna, anche per il suo impegno con il sindacato Nursing Up. E’ una fonte attendibile, sicuramente tra i primi ad aver trovato il ciclista morto in quella stanza d’albergo. E’ iscritto all’Ordine degli Infermieri di Rimini.
Il servizio delle Iene evidenzia le ombre che ancora avvolgono la morte di uno dei ciclisti più noti ed imbattibili di sempre. Una pallina di droga trovata in mezzo al sangue del cadavere, non notata dai soccorritori e persino dal portiere (ma che compare miracolosamente nei filmati in possesso delle forze dell’ordine); un lavandino che in molti segnalavano come smontato e vicino alla porta e poi improvvisamente ricomparso in un video. E tante altre contraddizioni che la trasmissione Mediaset fa emergere.
La mamma di Pantani, la signora Tonina, chiede spiegazioni e soprattutto supplica i giudici: “fate chiarezza su quanto avvenuto realmente in quel residence, mio figlio è stato ucciso”.
Un mistero per tanti, sicurezze per pochi. Il pirata dell’Emilia Romagna fa ancora parlare di sé, come accade per chi come lui rimarrà soggetto eterno.