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Studenti Infermieri e Peer Education: l’educazione tra pari.

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Esperienza rivolta a chi è iscritto al Corso di Laurea in Infermieristica. Ecco in sintesi la tesi di laurea del collega Matteo Longo.

La Peer education è una proposta educativa attraverso la quale, in un gruppo, alcuni soggetti (i cosiddetti peer educatorvengono scelti per ricoprire il ruolo di educatore nei confronti degli altri membri dai quali, però, sono percepiti come loro simili per età, condizione lavorativa, provenienza culturale, esperienze e modo di interpretare la realtà. La P.E. viene tradotta in educazione tra pari e si riferisce ad una metodologia di insegnamento/apprendimento in cui i conduttori sono simili ai loro discenti per età, conoscenze e competenze. Il dizionario Collins definisce il pari come “una persona della stessa età o dello stesso stato sociale”[1].

Presupposto fondamentale di tale modello di lavoro è la convinzione che la comunicazione tra coetanei possa avere maggiore efficacia, accompagnata comunque dal coinvolgimento di un supervisore .

Le caratteristiche della Peer education sono fondamentalmente l’equivalenza di status di educatori e discenti, la possibilità di rendere responsabili e partecipi gli studenti che divengono educatori, il rafforzamento del senso di efficacia personale e collettiva dei ragazzi.

L’apprendimento in piccoli gruppi consente lo sviluppo di  una maggiore confidenza tra coloro che ne fanno parte, il mutuo insegnamento fra entrambe le parti e la valutazione degli studenti peer educator nell’acquisizione delle loro competenze, la metodologia  riconosce e promuove un ruolo attivo degli studenti, che diventano protagonisti consapevoli della propria formazione e autoformazione.

Per sviluppare un efficace intervento di Peer education, è necessario che i docenti ripongano fiducia nella partecipazione studentesca ai processi formativi e che gli studenti siano inclini all’assunzione di responsabilità (Boda, 2001).

La selezione dei peer educator, inoltre, rappresenta una fase delicata e molto importante del progetto: è per tale ragione che deve essere svolta in base alla scelta di criteri che variano a seconda degli obiettivi che s’intende raggiungere.

Secondo Boda (2001), il contenuto della formazione dovrebbe coprire le aree tematiche seguenti:

  • sviluppo e miglioramento di conoscenze legate all’area tematica scelta;
  • acquisizione di strategie per lavorare in gruppo;
  • acquisizione e sviluppo di competenze di comunicazione efficace;
  • sperimentazione e sostegno.

A seguito della preparazione, definita training da Menesini (2001), vi è l’intervento, ovvero l’atto vero e proprio a cui è finalizzata la peer education. Ad intervento completato sia i peer educator  che i discenti devono valutare e valutarsi rispetto al percorso intrapreso.

Il modello educativo tra pari è una esperienza democratica, un progetto teso a promuovere un rapporto tra giovani e adulti nel quale ognuno mantenga la propria identità ed il proprio ruolo. Si tratta in pratica di una sorta di ribaltamento del modello tradizionale di educazione, che tende a coinvolgere i giovani in forme più o meno costrittive e manipolatorie, affinché assorbano programmi e contenuti stabiliti unilateralmente dagli adulti. Il rapporto educativo diventa così un’esperienza democratica[2], nella quale l’interazione fra educatori ed “allievi” viene a fondarsi sulla simmetria, l’eguaglianza, la complementarità ed il mutuo controllo, laddove invece il rapporto educativo classico risulta essere asimmetrico, ed il potere che vi si concentra tende a collocarsi da una sola parte.

I modelli di comportamento dei giovani vengono appresi più facilmente all’interno di gruppi di coetanei che nel tradizionale rapporto educativo genitore-figlio o insegnante-allievo, e che dunque l’efficacia dell’influenza dei pari, anche su argomenti importanti come quelli che riguardano l’educazione alla salute, sia di gran lunga superiore a quella prodotta dagli interventi degli adulti. Le esigenze ed i ritmi di vita della moderna società industriale, d’altra parte, vedono fra i propri effetti una progressiva diminuzione del tempo che i giovani trascorrono nell’ambiente famigliare, luogo tradizionale dell’educazione.

La Peer education risulta essere un’esperienza particolarmente utile, un metodo efficace ed economico, per chi vuole imparare. Per la professione infermieristica le competenze pedagogiche/ educative  stanno alla base del rapporto di fiducia che si crea fra cittadino e professionista. Nel rivestire il ruolo di educatori, infatti, gli studenti infermieri hanno un’importante occasione per smettere gli abiti consueti dello studente “passivo” ( semplice destinatario dell’insegnamento degli adulti), per assumere un ruolo attivo, responsabile e propositivo, nel quale ciascuno possa misurare le proprie capacità di comunicazione nel confrontarsi con le risposte che gli vengono dai compagni, verificando  i risultati concreti del proprio lavoro.

Sia i  peer educator che discenti possono trarre da questo modello un beneficio di tipo psicologico. Il potersi relazionare con propri pari libera da concetti di “timori reverenziali”, che possono subentrare nel caso del modello d’insegnamento tradizionale.

Le parti coinvolte acquisiscono maggiori conoscenze in una logica di condivisione, i peer educator nel predisporre il percorso colmano le loro lacune e i discenti apprendono. Vi è un incremento dell’autostima, del senso di responsabilità e sviluppo della solidarietà, in quanto, sia gli uni che gli altri, sono consapevoli che al termine del percorso effettueranno la valutazione, e che, soprattutto i tutee (coloro che sono esposti all’educazione formativa), dovranno mettere in atto ciò che hanno imparato e presentarlo dinanzi ad una commissione che li valuterà. I pari possono relazionarsi tra loro utilizzando un linguaggio condiviso, per certi aspetti anche fuori dagli schemi tradizionali, che può facilitare la comunicazione da parte degli educator  e l’apprendimento dei tutee.

L’esperienza di Peer Edication.

Il laboratorio di simulazione clinica rappresenta la principale attività per insegnare e predisporre gli studenti a rispondere a situazioni cliniche assistenziali complesse e può essere utilizzato per le nuove sfide educazionali. Lo spazio del laboratorio permette di mettere in pratica ciò che è stato appreso durante le lezioni teoriche, vengono proposte attività  di simulazione, rivolte in particolare agli studenti  del I° e II° anno del Corso di Laurea in Infermieristica. Lo scopo dei laboratori è quello di approfondire le conoscenze teoriche ed affinare le abilità gestuali e relazionali. Il metodo di educazione tra pari utilizza la partecipazione degli  studenti del 3° anno come peer educator. Storicamente i laboratori di simulazione clinica venivano gestiti  da infermieri esperti nella clinica assistenziale come le guide di tirocinio o i tutor clinici. 

Il percorso ha utilizzato materiali e metodi tipici della ricerca, attraverso la realizzazione  di  10 laboratori rivolta agli  studenti del 1° anno e 10 agli studenti del 2° anno, della durata di 4 ore ciascuno, ai quali erano presenti almeno 1 dei 6 studenti del 3° anno designati come  i peer educator.  Attraverso la strutturazione di casi clinici  declinati dagli obiettivi  degli studenti del  1° che del 2° anno si è potuto  stimolare e favorire lo sviluppo delle capacità cognitive, relazionali e gestuali. Il laboratorio  di simulazione clinica è stato strutturato con  livelli di difficoltà progressive, per accompagnare gli studenti in complessità graduali: pratiche assistenziali di base, rilevazione dei parametri vitali, venipuntura per prelievo ematico, somministrazione della terapia, pratiche invasive.

I peer educator durante le simulazioni, valutavano la performance con una check-list procedurale e una scheda valutativa per l’approccio relazionale,  e per le  capacità cognitive  di ogni studente.

Al termine della prova  è stata fornita una  restituzione ad ogni studente, da parte deipeer educator, evidenziando i punti di forza e debolezza del processo di apprendimento nelle singole aree, mettendo  a  disposizione eventuali revisioni e consigli per migliorare la prestazione.

Al termine del percorso sono sati sottoposti ad una intervista tutti gli studenti che avevano acquisito  conoscenze ed esperienze utili per alla partecipazione ai laboratori. Il campione dello studio ha coinvolto 41 studenti del I° anno, 15 del II anno  e 6  peer educator.

 A distanza di 60 giorni dalla conclusione dei laboratori l’indagine condotta ha rilevato che gli studenti del I e II  anno, che hanno partecipato ai laboratori, valutano  che il metodo peer to peer sia stato efficace ed utile al raggiungimento degli obiettivi di tirocinio clinico, inoltre affermano che questa esperienza ha permesso di costruire e mantenere le competenze richieste per il superamento dell’esame di tirocinio. Questo riscontro è confermato  anche dalla media delle  valutazioni ottenuta nell’esame di tirocinio: 26/30  per gli studenti del I anno e 28/30 per gli studenti del II anno . Tutti gli studenti dichiarano di avere ricevuto  una formazione sufficiente per le competenze cognitive, relazionali e tecniche. Confrontando i dati  con l’anno precedente, in cui i laboratori erano gestiti dagli infermieri guide di tirocinio, si evidenzia che gli studenti del II anno hanno preferito il metodo di educazione tra pari, infatti per quanto riguarda le competenze ricevute da parte dei  peer educator  è stato raggiunta una valutazione buona in tutte e tre le aree (cognitiva/relazionale/gestuale), mentre, per l’anno precedente, le valutazioni erano state  valutate con livelli  inferiori, nelle tre aree in esame. Gli studenti di entrambi gli anni sono comunque in accordo sul fatto chei  peer educatoreducator debbano, nonostante i risultati ottenuti, essere affiancati dagli infermieri guide di tirocinio o dai tutor pedagogici; sono altrettanto d’accordo che i laboratori siano utili per il raggiungimento degli obiettivi, richiedono di aumentare la frequenza dei laboratori per incrementare le conoscenze e affinare le tecniche.

Dai risultati emerge inoltre che la maggior parte degli studenti che hanno preso parte  allo studio   avrebbero manifestato l’intenzione di diventarepeer educatornelle prossime sessioni di laboratorio di simulazione clinico.

I peer educator hanno apprezzato la metodologia proposta lo svolgimento dei laboratori, nonostante ciò sono state riscontrate alcune criticità. La prima riguarda il rapporto numerico fra i peer educator  e i tutee,ovvero 10/1 mentre  i peer educator  vorrebbero un rapporto 6/2. La seconda criticità riguarda la selezione su base volontaria, ritenuta non adatta perché non tiene conto delle competenze dei  peer educator. I peer educator hanno altresì evidenziato la necessità di poter realizzare un percorso formativo specifico per acquisire le competenze didattiche necessarie allo svolgimento della funzione richiesta.

L’indagine non può avere una valenza significativa, in quanto il campione preso in considerazione non è statisticamente  significativo da poter trarre delle conclusioni accurate.

L’esperienza condotta  rappresenta una prima esperienza che ha avuto elevati livelli di partecipazione, creando quel substrato fondamentale per responsabilizzare gli studenti infermieri riconoscendo al metodo un efficace valore pedagogico, predisponendoli all’educazione degli assistiti.

Sarebbe utile, per il futuro, proporre ancora l’esperienza del metodo peer to peerpoiché oltre ad avere un indubbio valore formativo nei futuri professionisti della salute, risponderebbe anche ai criteri di efficacia ed efficienza delle  aziende sanitarie. La metodologia e l’esperienza condotta possono consolidare le competenze cognitive- relazionali- educative dei futuri infermieri, indispensabili alla costruzione di piani operativi di promozione della salute rivolta alla comunità. 

Longo Matteo – Infermiere

Crepaldi Bruna  – Infermiera-tutor pedagogico CLI

Mignone Manuela – Infermiera-tutor pedagogico CLI

Scaricate la Tesi di Laurea in Infermieristica del neo-collega Matteo Longo sul tema “VANTAGGI E SVANTAGGI DEL MODELLO EDUCATIVO TRA PARI. INDAGINE TRA GLI STUDENTI DEL CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA DI GENOVA – POLO Asl3“.

* * *

Note

[1]Collins Cobuild Advanced Learner’s Dictionary, Zanichelli, 2016 

[2]A scuola di genere. Esperienze di prevenzione della violenza di genere realizzate nelle scuole superiori,Maria Grazia Passuello, Valeria Longo, Ed. FrancoAngeli, 2011, pag. 109

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