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Sequestrati altri 50 milioni di mascherine non a norma.

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Sanità, De Palma (Nursing Up): «Per lungo tempo le avrebbero indossate i nostri operatori sanitari. Dispositivi di protezione dieci volte inferiori alle norme base di sicurezza. Siamo indignati e diciamo basta con i giochi al massacro sulla pelle degli infermieri italiani!».

«Apprendiamo, con un sentimento di preoccupazione ma anche di profonda indignazione, di un nuovo maxi sequestro di mascherine non a norma nel mondo della sanità italiana. Oltre 50 milioni di dispositivi di protezione facenti parte dell’ormai celebre lotto Arcuri “made in Cina”. La Guardia di Finanza di Gorizia non ha dubbi: non proteggono dal virus e sono state fornite alle Regioni dalla nostra prima struttura commissariale, quella appunto facente capo al numero uno di Invitalia.

Pare che per settimane le abbiano adoperate infermieri e medici di tante realtà ospedaliere italiane e sembrerebbe che su questo non vi siano dubbi. Secondo i risultati di laboratorio, il loro potere filtrante è dieci volte inferiore a quanto dichiarato e il coefficiente di penetrazione è di gran lunga superiore alla norma. Ciò può comportare un pericolo per le persone che le indossano, pensando di essere al sicuro, e in particolare per il personale sanitario che per mesi le ha avute in dotazione. Attenzione, perchè qui non si parla di mascherine chirurgiche ma di FFP2 e FFP3, quelle utilizzate da medici ed infermieri per stare “a diretto contatto con pazienti infetti”, nella stessa stanza.

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Ci chiediamo, e ne abbiamo ogni sacrosanta ragione, se questo dramma poteva essere evitato, e se e in quali termini i numeri dei contagi degli ultimi mesi del nostro personale sanitario non siano direttamente collegati a questi “pseudo dispositivi” di protezione, che in realtà non proteggevano un bel niente, e che quindi esponevano concretamente al rischio virus tutti i nostri professionisti della sanità. E’ inconcepibile che in Italia sia stata la struttura commissariale del Governo stesso a fornire le mascherine non a norma ai nostri infermieri.

D’altronde, una indagine del Sole 24 ore di Luglio scorso, metteva in evidenza come le carenze infermieristiche di Italia e Spagna, a livello di organici, erano quelle che avevano prostrato queste due nazioni, molto più rispetto ad altre del Vecchio Continente, ma soprattutto, per quello che qui ci interessa, Italia e Spagna hanno superato di gran lunga Francia, Germania e Inghilterra per numero di contagi di personale sanitario nel 2020. Ricordiamo anche che nel periodo della consegna di queste mascherine, l’Italia, secondo i dati ufficiali ISS, toccava il picco dei contagi con 350 infermieri ammalati al giorno. È davvero solo un caso?

Come sindacato non volteremo certo il viso dall’altra parte. Chiediamo pubblicamente l’apertura di una indagine parlamentare, affinchè si dia conto di quali aziende ed enti sanitari siano stati riforniti con i lotti di mascherine malfunzionanti, con il relativo quantitativo e periodo, per capire se ci sono e quali sono le eventuali correlazioni tra il loro utilizzo e l’impennata del numero delle infezioni da Covid 19 verificatesi, tempo per tempo, tra gli infermieri italiani.

Ci affidiamo con fiducia alla magistratura ed attendiamo che faccia il suo lavoro. Certo è che se tutte le ipotesi fossero confermate, allora il Governo dovrà assumersi la responsabilità per quanto dovesse essere imputato alla struttura commissariale che ha operato sotto la sua egida, ivi comprese eventuali forme di risarcimento in favore degli interessati».

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