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OSS tenta il suicidio, licenziato dopo tre anni di lavoro e la prospettiva della stabilizzazione svanita.

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Un Operatore Socio Sanitario di 33 anni ha tentato il suicidio. Licenziato dopo tre anni di lavoro e la prospettiva della stabilizzazione svanita.

Un Operatore Socio Sanitario di 33 anni, padre di due figli, ha tentato il suicidio nei giorni scorsi dopo la risposta della Direzione Infermieristica ad una sua richiesta: nessuna stabilizzazione.

L’uomo è padre di due figli minori ed è sposato da 7 anni. Sperava nell’assunzione a tempo indeterminato in quella Azienda sanitaria locale dove lavorava ormai da tre anni (e che gli aveva preannunciato il licenziamento). Poi la doccia fredda e un breve periodo di depressione sfociato nel tentativo di farla finita.

Per un cavillo burocratico non dipendente dalla sua volontà il Dirigente Infermiere aveva risposto ad una sua missiva chiarendo che l’OSS non aveva maturato i 36 mesi utili per chiedere di essere stabilizzato. Alla conta totale mancavano solo due giorni per via di un contratto di lavoro che riportava in calce una data sbagliata, poi modificata.

In pratica tre anni fa l’uomo doveva iniziare il suo percorso lavorativo a tempo determinato in una Azienda sanitaria pubblico, dopo essersi classificato ai primi posti in un Avviso Pubblico, il 31 dicembre 2016. Per un problema tecnico ha, invece, cominciato a lavorare il 2 gennaio 2017, subito dopo Capodanno, trovandosi per soli 2 giorni fuori da ogni possibilità di essere finalmente assunto con il ruolo indeterminato.

Di qui la sua disperazione e il ricorso alle cure del supporto psicologico. Probabilmente soffriva già di una forma depressiva sottesa, che poi ha portato al folle gesto di qualche sera fa.

Era in reparto, in Medicina. Ha rubato un flacone di insulina e ha provato ad iniettarselo in vena nel bagno del Reparto. La destrezza e la tempestività di una collega OSS ha impedito il peggio. La donna ha notato il furto di insulina dall’armadietto dei farmaci, che nel frattempo stava sistemando, ed ha avvisato un collega Infermiere. Questi ha intuito immediatamente cosa stava per accadere di lì a poco. Ha chiamato disperatamente l’uomo, lo ha cercato con la OSS per le varie stanze per poi fermarsi davanti al bagno dell’Infermeria. Ha sentito dei rumori strani, ha bussato più volte e non ricevendo risposte ha deciso seduta stante di buttar giù la porta con una spallata.

L’Operatore Socio Sanitario è stato rinvenuto seduto sul water mentre si stava per iniettare l’insulina in bolo. L’Infermiere lo ha schiaffeggiato energicamente e è riuscito a levargli la siringa dalle mani.

Subito dopo ha informato i Vigilantes presenti in Ospedale e chiamato l’Unità Operativa di Psichiatria, per chiedere una consulenza tempestiva.

L’OSS è andato in escandescenza e si è reso poi necessario richiedere un TSO d’urgenza per accompagnarlo presso il locale SPDC.

L’uomo è ora in cura presso i servizi psichiatrici, ma è fuori pericolo.

La beffa ha voluto poi che gli arrivasse in contemporanea nello stesso periodo l’assunzione a tempo indeterminato presso un’altra ASL.

Non è il primo caso di suicidio o tentato suicidio in ambiente ospedaliero. Su questo fenomeno si dovrebbe iniziare ad indagare e soprattutto ad intervenire.

Tutto è bene, comunque, ciò che finisce bene.

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