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Centinaia di infermieri si dimettono. Turni massacranti e scelte anti Covid del Governo svuotano le corsie in Svezia.

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Centinaia di Infermieri svedesi hanno dato dimissioni perchè sopraffatti da turni massacranti e da una lotta al Coronavirus che non viene adeguatamente sostenuta dal governo.

Svezia travolta da dimissioni di centinaia di infermieri mentre le terapie intensive piene.

Sotto accusa le case di riposo La strategia controcorrente della Svezia, rispetto al resto d’Europa, non ha portato bene.

Rifiutare il lockdown durante la prima ondata ha facilitato la seconda, tanto che i decessi sono tra i più alti tra i paesi scandinavi e le terapie intensive hanno raggiunto il limite.

Resta la speranza di aiuti esterni, già chiesti da Stoccolma.

Il modello svedese, in passato elogiato in Italia, sembra non aver funzionato. Quando tutti gli stati ricorrevano al lockdown, Stoccolma continuava a restare aperta. E se la prima ondata è stata superata registrando dati negativi rispetto al resto dei paesi scandinavi, la seconda sembra aver avuto un effetto più devastante.

Le terapie intensive si sono riempite, costringendo medici e infermieri a turni massacranti. Una situazione logorante che ha viziato la decisione di molti.

Il boom dimissioni di operatori sanitari, come racconta Bloomberg, mette al centro lo stress legato all’emergenza.

Sineva Ribeiro, presidente dell’Associazione svedese dei professionisti della salute, svela una situazione “terribile”.

“Anche nella prima ondata c’era carenza di infermieri specializzati. A Stoccolma questa settimana le terapie intensive erano occupate al 99%. Un dato che ha mandato nel panico l’intera capitale tanto da chiedere aiuti esterni. Anche aumentando i posti letto resterebbe il problema dei sanitari, insufficienti ad assistere i pazienti più gravi” ha concluso Ribeiro (fonte: rainews.it).

Sistema sociosanitario disastroso.

A questo si aggiunge il rapporto di una commissione nominata dal governo, che mette alla gogna la gestione delle case di riposo.

Il primo rapporto preliminare recita: “Vi erano carenze strutturali note da tempo, a causa delle quali il sistema di assistenza si è trovato impreparato e poco equipaggiato difronte alla pandemia” mette nero su bianco la commissione, evidenziando la mancanza di equipaggiamento protettivo per il personale, oltre ai ritardi nei test e nel vietare le visite dall’esterno.

Sotto accusa anche la frammentazione del sistema sanitario e di assistenza agli anziani, diviso fra 21 regioni, 290 municipalità e diversi enti privati.

“La responsabilità di queste carenze è del governo in carica e di quelli che l’hanno preceduto”, afferma il rapporto, notando che il 90% dei morti da covid era ultrasettantenne, la metà dei quali ospite di case di riposo. Istituita a giugno, la commissione d’inchiesta è guidata dal giudice a riposo Mats Melin.

Gli altri sette membri sono scienziati politici, esperti di management e di sanità. La loro sarà una lunga indagine che si concluderà a febbraio del 2022.

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