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martedì, Marzo 19, 2024

Il mito di Cura.

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Cura cum quendam fluvium

transiret, vidit cretosum lutum, sustulit cogitabunda et coepit fingere hominem. Dum deliberat secum quidnam fecisset, intervenit Iovis; rogat eum Cura, ut ei daret spiritum, quod facile ab Iove impetravit. Cui cum vellet Cura nomen suum imponere, Iovis prohibuit suumque nomen ei dandum esse dixit. Dum de nomine Cura et Iovis disceptarent, surrexit et Tellus suumque nomen ei imponi debere dicebat, quandoquidem corpus suum praebuisset. Sumpserunt Saturnum iudicem; quibus Saturnus aequus videtur iudicasse: “Tu, Iovis, quoniam spiritum dedisti, animam post mortem accipe; Tellus, quoniam corpus praebuit, corpus recipito. Cura quoniam prima eum finxit, quamdiu vixerit, Cura eum possideat; sed quoniam de nomine eius controversia est, homo vocetur, quoniam ex humo videtur esse factus” (Gayus Julius Higinus)

Il mito racconta che, un giorno, nell’attraversare un fiume, l’attenzione di Cura sia stata attratta dal fango argilloso. Pensosa, senza bene rendersi conto di quello che andava facendo, Cura si mise a modellarla, traendone la figura di un uomo. Fu allora che sopraggiunse Giove, a cui la dea chiese di infondere spirito vitale nella scultura da lei plasmata, cosa a cui Giove acconsentì con facilità. A questo punto, Cura chiese di poter imporre il proprio nome alla creatura, ma il dio glielo negò, sostenendo il nome di quell’essere doveva provenire da lui, che gli aveva infuso la vita. Ne nacque una disputa, che si complicò quando a essa si unì la Terra: questa riteneva, infatti, che il nome avrebbe dovuto essere il suo, essendo sua la materia con cui era stata plasmata la creatura. Per risolvere la diatriba, fu chiamato a pronunciarsi Saturno, il cui giudizio distribuì le rivendicazioni: a Giove, che aveva infuso lo spirito sarebbe toccato, alla morte di quell’essere, di rientrare in possesso dell’anima; alla Terra, della cui materia l’essere era composto, sarebbe tornato il corpo dopo la morte; ma a possederlo durante tutta la vita sarebbe stata l’Inquietudine, Cura, la prima a plasmarlo. Il nome, invece, non sarebbe toccato a nessuno dei tre contendenti: l’essere si sarebbe chiamato “uomo”, perché creato dall’humus. Saturno, in greco Chronos, il tempo, definisce il possesso di ogni cosa che ci appartiene. La terra alla terra, l’anima agli dei. In mezzo c’è Cura. Cura accompagna l’uomo per tutta la vita. La morte differenzia gli dei dall’umano, di conseguenza la cura si trasforma nella peculiarità umana per eccellenza. Il prendersi cura diventa non complemento della vita ma essa stessa parte di ogni vissuto perché ne è la causa. Questo mito, sconosciuto al grande pubblico se non avesse scosso Heidegger, nasce dall’esigenza di descrivere perché siamo qui. Nel mondo antico Cura veniva associata al livello semantico all’angoscia, intesa come movimento dell’anima verso qualcosa di futuro. Il filosofo ha preso quell’accezione dimostrando che la Cura è precedente anche al senso di voglia e desiderio. L’angoscia viene legata al prendersi cura perché è la risposta a questo guardare al futuro. Una risposta quotidiana che diventa la struttura stessa dell’agire umano.

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