Alfonso Sironi, Infermiere: “noi responsabili della cura integrale del Paziente; la studentessa Elisa taccia per piacere”.
Stimata Redazione di AssoCareNews.it,
ho letto con estremo disappunto le esternazioni della studentessa infermiera Elisa. Vorrei che vi faceste portavoce del mio pensiero.
Mi chiamo Alfonso, sono infermiere dal 1989; il mio background comprende 32 anni di lavoro in area critica, rispettivamente 2 anni di rianimazione neurochirurgica, 23 in rianimazione generale e il resto in un’area unica comprendente una unità di rianimazione generale e una di unità di cure coronariche , oltre a una breve esperienza di soccorso
avanzato sul territorio e una collaborazione con una società di assicurazioni che si occupa di rimpatri sanitari.
La mia formazione di base comprende la presa in carico IN TOTO del paziente e i conseguenti
soddisfacimenti dei vari bisogni. La mia formazione avanzata mi permette la gestione infermieristica del paziente che necessita di
apparecchiature di sostegno delle funzioni vitali (ventilatore polmonare, monitoraggio emodinamico, terapia renale sostitutiva e
quant’altro).
Il primo punto di cui vorrei discutere riguarda il linguaggio fortemente inappropriato e decisamente fuori luogo , a maggior ragione
espresso in un contesto di professionisti sanitari; ricordo una delle prime lezioni del mio datato corso del vecchio ordinamento che
riguardava il “saper essere”; le lezioni da me apprese stridono fortemente con i concetti malamente espressi dalla futura collega.
Il secondo punto riguarda il nostro profilo professionale e il patto infermiere cittadino: mi spiace per la studentessa , ma una delle voci
ribadite in entrambi gli strumenti sono “LA CURA INTEGRALE DELLA PERSONA”.
Il terzo punto riguarda le fattispecie giuridiche a cui possiamo andare incontro in caso di errori : abbandono di persona incapace, violazione dei doveri d’assistenza, lesioni colpose, oltre ad
imperizia, imprudenza, negligenza.
Tutto ciò perche nei confronti dei nostri pazienti abbiamo una posizione detta “di garanzia”, ossia di tutela estrema.
Il quarto ed ultimo punto è un invito ad una seria riflessione sulle motivazioni che hanno portato la nostra studentessa a intraprendere il percorso di studi in infermieristica .
Il tutto per difendere l’operato ed il buon nome del sottoscritto e dei colleghi che quotidianamente svolgono questa delicata, difficile, ma bellissima professione.
Grazie dell’attenzione.
Alfonso Sironi, Infermiere
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