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Cgil, Cisl e Uil: “la ricerca sanitaria non va in ferie, per questo al via la mobilitazione”.

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I sindacati Cgil, Cisl e Uil scendono in campo: “la ricerca sanitaria non va in ferie, per questo al via la mobilitazione”.

E’ partita la mobilitazione di CGIL, CISL e UIL per la ricerca sanitaria Padovana. Ma questa volta non è per raccogliere fondi ma per dare dignità ai tanti lavoratori della ricerca. Venerdì 16 giugno, dalle 9 alle 11,20, i precari della ricerca sanitaria dello IOV-IRCCS saranno in assemblea per discutere del loro futuro lavorativo. Parliamo di 64 professionisti, 14 ricercatori e 50 di supporto alla ricerca, che da anni, nonostante vivano nel precariato, sono uno degli importanti pilastri, il motore del Istituto di ricerca lo strumento e la speranza contro questa terribile malattia. In Italia la ricerca sanitaria vive una malattia ormai cronica causata da politiche del lavoro inefficaci, messe in piedi dagli scorsi esecutivi e ancora non risolti dall’attuale che costringono questi lavoratori a vivere e lavorare con la spada di Damocle della scadenza del contratto. Le politiche degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) pubblici e degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS) sono basate sul concetto che la ricerca debba essere precaria per definizione, interpretando erroneamente una visione di sistema competitivo.

La soluzione dell’istituzione della “Piramide della Ricerca (legge 205/2017)”, applicandola al personale precario storico della ricerca sanitaria, si è dimostrata inefficace e di fatto perpetuato l’abuso di contratti a termine di tali professionisti. I ricercatori sanitari e i collaboratori di ricerca hanno acquisito, infatti, un ulteriore contratto a termine di 5+5 anni dopo decenni di precariato atipico (co.co.co., borse di studio, partite Iva).

La Piramide della Ricerca voluta dal ministero della Salute si è rivelata un incubatore di lavoratori precari senza prospettive e un colabrodo di know-how pubblico che ha come conseguenza la fuga verso il privato e le istituzioni estere del personale storico nel corso degli ultimi anni per mancanza di riconoscimento di ruolo, prospettive di crescita e per inadeguato riconoscimento salariale con una grandissima perdita di competenze e conoscenze per il nostro Paese. Quantificando si stimano perdite a livello nazionale del 30%, dato che trova conferma anche localmente allo IOV di Padova.

Sembrava che si fosse aperta una speranza, quando, a seguito di un grande sforzo di concertazione, maggioranza e minoranza avevano approvato nelle Commissioni Finanze e Affari Sociali della Camera l’articolo 16 bis al decreto Bollette per porre fine alla pluridecennale precarietà che affligge i lavoratori della ricerca sanitaria Poi la doccia fredda, il giorno successivo si è deciso di stralciare l’emendamento “ai fini di valutarne l’impatto finanziario – (come recita il documento della Camera ) e ancora una volta si è STRALCIATO il loro futuro!

Basta retorica e ipocrisia e vane promesse. Da una parte si propaganda e si sbandiera l’importanza della ricerca sanitaria e invece quello che si manifesta è l’assoluta mancanza di riconoscimento del ruolo di questi professionisti da parte dei governi che, in tutti questi anni si sono succeduti.

Le istituzioni in questi anni, non sono riuscite a dare una risposta concreta ai lavoratori della ricerca sanitaria pubblica, la cui missione è migliorare le possibilità diagnostiche e terapeutiche del sistema sanitario nazionale. La salute è un diritto fondamentale dell’individuo e la stabilità del lavoro del personale della ricerca sanitaria pubblica è a garanzia di questo diritto. “Riteniamo che non possa essere precario il lavoro di chi tutela un diritto fondamentale e che ha contribuito e contribuisce ad aumentare le speranze di vita, a debellare malattie, un tempo incurabili, per questo come CGIL CISL e UIL siamo passati dalle parole ai fatti e abbiamo attivato lo stato di agitazione. Dopo l’assemblea del 16 giugno, il 23 abbiamo organizzato un presidio davanti alla prefettura per chiedere al prefetto di portare le nostre ragioni al governo. I cittadini tutti devono capire che la ricerca non è quella patinata della pubblicità ma il lavoro duro e sacrificato di Medici, Farmacisti, Biologi, Psicologi, BioIngegneri, Tecnici Sanitari, Infermieri ricercatori che hanno fatto della ricerca la loro ragione di vita pregiudicando spesso affetti personali e carriere ben più redditizie.”

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