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lunedì, Aprile 29, 2024
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Patate bollenti e rosari di lamentele.

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I rappresentanti politici e professionali all’indomani del progetto di rimozione del vincolo dell’esclusività alle professioni sanitarie, plaudivano al governo. Ora gli muovono anatemi ed ingiunzioni. Ma siamo sicuri non facciano parte dello stesso sistema?

La condivisione delle idee sembra essere un potenziale punto di forza di questo segmento della storia umana caratterizzata da una circolazione delle opinioni e delle notizie che mai precedentemente era stata possibile e che soltanto l’evoluzione dell’informatica e delle reti di elaboratori ad estensione mondiale hanno consentito; tuttavia risulta sempre difficile (o forse la difficoltà è addirittura aumentata) trovare il vero in una apparente molteplicità di posizioni assunte.

È quanto si rilevi nel dibattito ormai da tempo avviato sulla c.d. «questione infermieristica», che già (vecchio e reiterato errore) risulta essere impropriamente rappresentata da tale titolo, essendo i temi sollevati nella stessa i medesimi (quindi «condivisibili») che interessano le 22 professioni tra infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione ed ostetriche.

Vorrei ricordare che ad altisonanti proclami di inizio d’anno cui pure corale fu il plauso, si contrappone una realtà alfine avveratasi, coerente con quanto mesi fa identificavo come uno «specchio per le allodole» [1]: con tre step successivi (d.l. n. 34/2023; l. n. 56/2023; Documento Commissione Salute del luglio scorso [2]) il sistema politico (e non soltanto il governo) è riuscito a sterilizzare l’iniziativa che in titolo avrebbe tolto il vincolo dell’esclusività alle professioni sanitarie.

Vorrei altresì ricordare che già chi scrive, senza alcun incarico politico/governativo, era a suo tempo ed a più riprese intervenuto su tali collegati temi [3], anche ipotizzando una legge per una reale emancipazione di queste stesse professioni a quelle mediche [4].

Ecco perché giungono ora un po’ fastidiosi i reiterati interventi di coloro che a vario titolo fanno parte di quello stesso sistema istituzionale che ha realizzato tutto ciò, e che adesso, tramite varie riformulazioni delle cose che vanno male o che vanno sempre peggio, o di cosa storicamente altri hanno fatto, snocciolando una storiografia che è già ben alla nostra portata, nonché con nuovi faraoneggiati “desiderata” di interventi correttivi o di intere leggi dall’odore del copia-incolla, vorrebbero – in un improbabile gioco della patata bollente, tipico del teatrino politico Italico – chiamarsi fuori da una imbarazzante responsabilità, semplicemente derivante dal proprio mero ruolo.

Ciò che invece sarebbe logico attendersi dalle federazioni degli ordini delle professioni non mediche, al pari dei politici che fanno parte di quelle stesse commissioni parlamentari che comunque fanno andare (sia agendo, ovvero non interferendo) le cose così come stanno andando, sarebbero delle istanze affinché si faccia chiarezza su alcuni quanto meno inusitati metodi (dalle anonime “manine” che hanno modificato l’art. 11 della bozza del c.d. “decreto bollette/energia” , allo stesso intervento “a gamba tesa” della Conferenza Stato Regioni) che puntualmente si manifestano, magari sotto la spinta di varie organizzazioni rappresentative, quando si tenti di contrastare la dominanza medico forense.

In altre parole: per chi ancora, alle porte del mese di settembre (ossia a quasi un anno dalle ipotesi dei decreti “mille proroghe” e “bollette/energia”), non sa come fare ad ottenere dalla propria azienda pubblica un assai improbabile modulo di autorizzazione per prestare le poche ore aggiuntive previste dal d.l. 34/2023, senza peraltro avere nemmeno una pallida idea di come fare a gestire al livello amministrativo e contributivo questi possibili emolumenti aggiuntivi (p. iva? e quale?), risulta alquanto irritante continuare a leggere proclami e propaganda che giungono da destra a sinistra, da parte di quegli stessi soggetti che di fatto stanno contribuendo alla ennesima presa in giro per 700 000 professionisti che frattanto stanno dando fondo alle sempre più risicate risorse amministrative loro disponibili per fronteggiare varie nuove insorgenti incombenze, quali gli ambivalenti e mareggianti interventi di una BCE cui il nostro governo non è nemmeno in grado di dire con la dovuta fermezza che c’è una bella differenza tra inflazione e speculazione (identificata e denunciata dalla stessa Presidente, Christine Lagarde) e che i due aspetti non possono e non devono essere trattati allo stesso modo.

Il messaggio/suggerimento ai carissimi responsabili apicali nazionali degli ordini ed ai carissimi politici d’ogni blasone, componenti delle Commissioni Parlamentari … è il seguente:

Cercate di far giungere a chi vi legge risposte esaustive di pragmaticità in tempi non biblici, non il solito, tanto insincero quanto inutile… rosario di lamentele.

[1] https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=111937

[2] https://www.assocarenews.it/home/allentamento-incompatibilita-atto-terzo-lo-sbarramento-delle-autonomie-locali

[3] https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=87606

[4] https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=90651

Leggi anche:

Passati 100 anni dalla nascita della formazione infermieristica. FNOPI: “è ora di cambiare rotta”.

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Dott. Calogero Spada
Dott. Calogero Spada
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (Bari, 1992), perfezionato in Neuroradiologia (Bari, 2001), Laureato Magistrale (Pavia, 2015), Master II liv. in Direzione e Management (Casamassima – BA, 2017) e di I liv. in Coordinamento (Castellanza – VA, 2011); dal 2017 guest blogger e web writer in sanità.
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