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OPI Foggia. Occorre puntare su PNRR e progetti formativi per rilanciare la Professione dell’Infermiere anche in Puglia.

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Pubblichiamo un intervento di Michele Del Gaudio, presidente dell’ OPI Foggia. Occorre puntare su PNRR e progetti formativi per rilanciare la Professione dell’Infermiere anche in Puglia.

Il PNRR congiuntamente al DM 77/22 pronosticavano di scrollare i vari strati di polvere che si sono sedimentati sulla 833/78, ma in realtà stiamo assistendo ad una crescente divaricazione tra narrazione ed evidenze. L’analisi – già solo quantitativa – esplicita meglio quanto detto: si stimano 16 miliardi di definanziamento. Ammonta a quasi 1 miliardo di euro il taglio. Con questo taglio, sono 1500 i progetti nelle 6 province che vedono cancellati i finanziamenti previsti dal PNRR: Foggia perde 119 milioni di euro e rischio per 326 progetti; BAT perde 79 milioni e rischio per 65 progetti; Bari perde 365 milioni e rischio per 285 progetti; Taranto perde 70 milioni e rischio per 145 progetti; Brindisi perde 95 milioni e rischio 147 progetti; Lecce perde 172 milioni e rischia 536 progetti. Ciò include il rallentamento dei tempi di realizzazione dei progetti di telemedicina e della conseguente digitalizzazione in sanità, in antitesi con la “transizione digitale”.

Oltre alla valutazione organizzativa e strutturale, l’analisi deve soffermarsi necessariamente sulle professionalità che esprimono competenze distintive. Anche in questo ambito va segnalato che in Puglia solo prima delle ferie estive – e dopo un lungo e complesso percorso – si è acceso il semaforo verde per il programma di formazione dell’Infermiere di famiglia e comunità.

Quindi l’analisi sembra lapalissiana: si sta rincorrendo l’impossibile tentativo di allineare risorse ed attese, con il rischio di incrementare tensioni già visibili.

Sarebbe sicuramente utile agire in un’ottica complessiva, per il superamento del digital mismatch formativo, che rientrati nella strategia di rilancio disegnata dal Pnrr.  Il mismatch formativo riguarda l’intero sistema dell’Istruzione e della Formazione, non solo dell’ambito professionale. L’impegno deve quindi riguardare la riorganizzazione e la formazione degli operatori sanitari attraverso il rafforzamento del sistema della formazione professionale e la definizione di “livelli essenziali di qualità” per attività di upskilling e di reskilling con l’obiettivo principale di migliorare le skill digitali. L’idea è quella di fornire alle comunità dei “facilitatori digitali” chiamati ad assistere soprattutto i cittadini con meno dimestichezza nell’utilizzo dei servizi online, costruendo anche legami tra diverse generazioni e per arginare le nuove “fragilità digitali” di tanti anziani, di cui l’infermiere può e deve farsi interprete nell’assistenza di queste fragilità.

La grande sfida è pensare a strumenti di sanità digitale che siano orientati all’utilizzo dell’utente finale, cioè del cittadino, del paziente, ovvero degli operatori sanitari. Per questo bisogna coinvolgere la comunità degli utenti e gli operatori sanitari stessi alla co-progettazione delle piattaforme digitali e dei device.

In linea con la strategia regionale di potenziamento della telemedicina, è stata istituita la COT dell’ASL di Foggia. La problematica però riguarda la questione di accessibilità ai servizi, che essendo molteplici, generano una sorta di malpractice delle COT, che portano a modelli centralizzati di gestione di un unico specifico servizio. In questo caso viene meno la natura specifica della COT: svolgere una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra i servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali. Dunque, va centrato il focus sulla missione delle COT in termini di target, di competenze che la compongono e la filiera dei servizi da integrare, in modo da valorizzare la nostra realtà. Tale riflessione nasce dalla lettura dei dati del monitoraggio del primo semestre 2023 condotto da Agenas che ha dato indicazioni sullo stato di implementazione, in ogni singola regione e provincia autonoma, degli “standard dell’assistenza territoriale”. In tale report la Puglia non presenta in attivo implementazioni di COT e Case di Comunità e vede attivi 6 su 38 Ospedali di Comunità previsti dal DM 77/22.

Sono consapevole delle necessità di infrastrutture e dell’acquisizione di tecnologie per determinare il cambiamento, ma nel contempo sono certo che l’ambito assistenziale vede nelle competenze dei professionisti la principale determinante delle performance.

A queste considerazioni si aggiunge il problema del calo record delle iscrizioni al test di ammissione ai CDL in Infermieristica. I dati nazionali notificano infatti un rapporto domande su posto di 2,3. L’Università di Foggia registra un rapporto di 2,2 con la deflessione massima evidenziata nelle sedi di Matera e Lagonegro con rapporto di 2,0 (Foggia: 2,1 – Barletta: 2,4 – San Giovanni Rotondo: 2,3). Le istituzioni inoltre descrivono il fenomeno della “fuga” dei giovani laureati meridionali per anni serbatoio del nord. Infatti, tra il 2001 e il 2021 circa 460.000 laureati si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord, per una perdita netta di circa 300.000 laureati nell’area – (prime anticipazioni del rapporto SVIMEZ 2023).

Questa consapevolezza può essere negata, subita o guidata. L’OPI di Foggia ha chiara la scelta, ma ogni sforzo sarebbe vano senza l’attivazione di processi di confronto e accountability nei confronti delle istituzioni e degli stakeholder.

Dott. Michele Del Gaudio – Presidente OPI Foggia

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