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Ma chi sono gli Infermieri e cosa fanno?

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La domanda che ci pongono i cittadini, le istituzioni e la politica da anni è sempre la stessa: chi sono gli Infermieri e cosa fanno?

All’incirca un anno fa ho tenuto il mio ultimo discorso pubblico da sindacalista e coordinatrice regionale delle professioni sanitarie.

Ma chi sono oggi gli infermieri?

Per oltre 20 anni gli infermieri sono stati ad attendere che questo Paese, queste istituzioni riconoscessero questa figura professionale, centrale nello snodo della Sanità.

In ogni ambito sanitario e socio sanitario, ospedaliero che di comunità territoriale, avrete senz’altro incontrato questa figura.

Svilita più che mai nella sua dignità di farsi riconoscere dalle persone che quotidianamente cura rispondendo ai bisogni assistenziali.

Violentata nella sua figura di valore attraverso le costanti aggressioni verbali e fisiche a cui viene sottoposta, come per altri profili che sono costantemente al servizio delle persone.

Sminuita delle sue competenze specifiche dalle istituzioni che non ne valorizzano il percorso accademico e non rendendo attrattivo per le giovani generazioni questo corso di laurea.

Vilipesa dai continui tagli politici, dal fatto che socialmente, e ancor prima culturalmente, non si fosse mai investito anche a livello comunicativo tra i cittadini.

Umiliati nell’onore perché considerati fannulloni solo per avere un “posto statale”.

Ma che ne sa la gente comune che cosa facciamo ogni giorno per loro?

Ci voleva una pandemia per far emergere l’importanza nella società della Sanità e in particolar modo della figura dell’INFERMIERE, come se questa figura sia stata assente prima di marzo 2020.

Nel passato non ci è stato mai concesso un #contratto dignitoso e rispettoso per il ruolo e per le responsabilità che ci prendiamo ogni giorno.

Non siamo mai stati ascoltati, perché siamo troppo impegnati a lavorare giorno e notte per andare a manifestare, perché noi facciamo un lavoro per il quale non possiamo mancare mai. Noi eroghiamo un SERVIZIO ESSENZIALE per TUTTI, noi eroghiamo SALUTE.

Solo con lo scoppio della Pandemia, quando tutti erano terrorizzati da questo virus ci siamo sentiti per la prima volta sostenuti, riconosciuti. Canzoni e applausi si sprecavano su tutti i balconi perché eravamo stati considerati EROI.

Se ne sono accorti tutti della nostra esistenza: cittadini, amministrazioni locali, organi regionali e perfino i giornali, nonché la classe politica dei parlamentari.
Enormi titoli esaltavano la nostra figura facendoci apparire come degli “Eroi”.

Eroi noi non vogliamo essere chiamati perché questa è la professione che ci siamo scelti e per la quale chiediamo solo che vengano riconosciute le nostre competenze e valorizzate come meritano.

Quelli stessi eroi che però rientrata la fase emergenziale sono stati subito dimenticati dalle istituzioni, eroi ritornati all’anonimato.

Abbiamo ascoltato tutti le tante promesse fatte da tutte le forze politiche, bonus per chi andava a vaccinare, a fare i tamponi, a prendersi cura delle persone a domicilio senza che avessimo sufficienti DPI, mettendo a rischio persino la nostra salute personale.

Quanti dei nostri colleghi si sono ammalti, infettati e hanno perso la vita durante questa emergenza globale?

Tanti e quelli che sono rimasti portano ancora addosso i segni psicologici della fatica e dello stress emotivo.

E’ inutile girarci attorno…

in Emilia Romagna, come immagino in tutta Italia, mancano gli infermieri e le cause sono tante una su tutte per noi è la volontà della politica di non creare le condizioni economiche e sociali affinché i giovani decidano di scegliere questa professione.

Perché?

Davvero volete interrogarvi sul perché del fenomeno nonostante l’esperienza covid?

Io come infermiera chiedo di unirci per poterci contrapporre con forza alla Politica Italiana affinché vengano messe in atto le promesse fatte. Non ci interessano più gli slogan.

Chiediamo come Infermieri una campagna di valorizzazione della figura Infermieristica.

In primis con la richiesta di un sostanziale riconoscimento economico in continuità con le buone prospettive dell’ultimo contratto nazionale di lavoro che ci attendiamo venga reso esigibile quanto prima perché il valore di un professionista va riconosciuto solo con un valido riconoscimento salariale. Se vengono richieste determinate prestazioni ai professioni, questi devono essere adeguatamente ricompensati. Basti pensare al devastante ritardo dell’impiego dei fondi da utilizzare nelle progressioni orizzontali. I ritardi reiterati per anni, sono vere e proprie decurtazioni salariali ai dipendenti.

Valorizzare un professionista, significa anche permettere di svolgere il proprio operato senza il vincolo di esclusività. Eppure in occasione della pandemia è stato persino calpestato…

In una società dove la vita diviene sempre più cara, è impensabile limitare ad un professionista la possibilità di svolgere attività collaterali, cosa che non viene imposta, correttamente, ad altre figure sanitarie.

In tutti questi scenari, non può mancare il coinvolgimento della FNOPI, potenziando in ambito provinciale i vari Ordini, centro vitale attorno a cui gira il mondo infermieristico. Nel senso che gli stessi devono provare a collaborare in sinergia coi sindacati, ovviamente distinguendo gli specifici ruoli, sempre a tutela dei Professionisti sanitari.

A tal proposito non è trascurabile, ai fini della valorizzazione professionale, il coinvolgimento infermieristico nella società, ancora con una concezione medico centrica che non lascia spazio sufficiente agli Infermieri.

Basti pensare ai corsi Universitari di Infermieristica, a conduzione Medica come se l’Infermiere dovesse diventare un appendice della figura medica, quando in realtà l’Infermiere è un professionista autonomo che concentra la propria attività sull’assistenza alla persona. Ancora, non sono sufficienti gli spazi che dovrebbero lasciare posto integralmente agli infermieri, ma questa è una consapevolezza che ognuno ha nella propria quotidianità e va proporzionata alle singole realtà provinciali.

Sviluppare una maggiore interazione, a livello Universitario, coi Tutor didattici e di tirocinio.

Bisogna chiedere alle forze politiche impegnate di trovare le condizioni per dare una immediata prospettiva lavorativa a chi sta frequentando il primo master di “Infermiere di famiglia e comunità” e dire con forza che le attuali risorse economiche per potenziare la nostra sanità che ha dovuto fare i conti con le spese covid e oggi con l’aumento dei costi energetici non sono per nulla adeguate per il tanto decantato potenziamento della medicina territoriale.

Nella nostra regione è in atto un percorso di investimenti strutturali per le case di comunità, per una maggiore integrazione socio sanitaria, stato fortemente supportato dalla politica ipotizzando già la necessità di impiegare un alto numero di professionisti a livello territoriale regionale, proprio per decongestionare il PS e i ricoveri ospedalieri, per dare risposte di prossimità attraverso gli OSCO principalmente alleggerendo le degenze nelle medicine e nelle geriatrie ma il potenziamento della sanità territoriale senza l’aumento della spesa corrente che dia possibilità di assumere, parallelamente ad una rivisitazione dell’attuale apporto dei medici di base rimane pura utopia.

Necessita però capire quali siano le condizioni e le modalità d’ approccio dalle proprie Aziende d’appartenenza, per poter essere introdotti in questa specifica realtà.

Vogliamo che vengano stabiliti costanti confronti con la #Regione e l’Assessorato alla Sanità.

I fondi per indennità specifiche per assistenza erogata su Pazienti Covid, che non tutti Setting assistenziali hanno percepito negli ultimi anni, non dovrebbero mai esser messi in discussione. E crediamo che la politica debba assumersene la responsabilità.

Vogliamo sviluppare un dibattito costruttivo, rispetto agli ultimi sconfortanti dati, sulle motivazioni per cui vi sia stato ultimamente un vistoso calo di iscrizioni alla Laurea in Scienze Infermieristiche e un elevato numero di licenziamenti di Infermieri dal Pubblico impiego verso il privato od altra Professione.

Vogliamo risposte concrete per ottenere maggiore Interazione tra Infermiere e le altre figure Professionali, in particolare l’OSS. Dobbiamo cogliere le opportunità di crescita e collaborazione o continuare a lamentarci per dover, sporadicamente, esser costretti a svolgere attività così dette “non di competenza Infermieristica”?

Dobbiamo rafforzare ulteriormente il patto Infermiere/cittadino attraverso investimenti da parte di Tutti gli attori della comunicazione socio sanitaria attraverso una connessione tra Fnopi, Sindacati e Stato.

In ultimo, ma non meno importante, è il tema della “Sicurezza sui luoghi di Lavoro e del benessere lavorativo”. Sono ancora troppi gli eventi di infortunio sui luoghi di lavoro. Questo è un dato che va analizzato e trattato con una certa rilevanza. Analizzare le cause, per lo più comuni e intervenire precocemente per evitare il reiterarsi di determinate condizioni.

I vertici aziendali non dovrebbero poi rincorrere solo i premi produzione di fine anno, ma gli obiettivi per i quali vengono investiti di cariche e responsabilità: un’adeguata assistenza alle persone e un coinvolgimento dei loro professionisti nella loro globalità, perché quando si lavora per amor professionale, il risultato è il benessere degli assistiti e di tutta la collettività, che è il mandato “principe” della nostra professione e di tutti coloro che sono al servizio della salute e del benessere delle collettività.

La riflessione finale rispetto a quanto sopra enunciato è che se non creiamo con gli interlocutori preposti (Istituzioni politiche e organizzazioni sindacali) un dialogo costante, il rischio sarà quello di veder morire una professione che è già in sofferenza.

Concludo il mio intervento con una frase che per chi è infermiere conosce a memoria.

“L’assistenza infermieristica è un’arte e se deve essere realizzata come un’arte richiede una devozione totale e una dura preparazione, come per qualunque opera di pittore o scultore; con la differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo, ma con il corpo umano il tempio dello spirito di Dio. E’ una delle belle ARTI, anzi la più bella delle arti Belle.” (Florence Nightingale)

Questa bellissima metafora di Florence è monca, perché dovrebbe continuare pressappoco cosi:

Quanto siamo disposti a pagare per un quadro o per scultura?

Tanto! perché più è costosa l’opera e più vuol dire che l’autore è un professionista esperto,

Giusto? Giusto!

E per la nostra salute, per quella dei cittadini, per il benessere dei nostri figli e dei nostri genitori e non per ultimo il nostro benessere psicosociosanitario quanto siamo disposti a investire?

In una riga la risposta (presa da un titolo di giornale, ovvero sull’edizione genovese de La Repubblica): “Infermieri cercansi. Uno su 4 abbandona e il turnover è del 50%”.

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Dott.ssa R. Silvia Fortunato
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R. Silvia Fortunato, infermiera presso l’Ausl Bologna dal 2000. Ha conseguito due master e due corsi di alta Formazione regionale come formatore docente e formatore progettista. Ha lavorato per 15 anni nell’Ospedale Bellaria, dalla Sala Operatoria multi specialistica alla gestione di un ambulatorio per lo studio di popolazione sulla sindrome metabolica, fino a diventare ICI = Infermiera addetta al controllo delle ICA dove è rimasta per oltre 5 anni. Da 6 anni è sul territorio, presso il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dove ha prestato per 5 anni servizio al Sert e da circa più di 1 anno è in Direzione del DSM, dove si occupa di progettazione e formazione. Collabora con la Funzione Formazione dell’Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale dell’Emilia Romagna. Nel tempo libero, insieme ad alcuni colleghi, promuove la ricerca infermieristica (ICN Singapore 2019 e XXIII INR Barcellona 2019). Ha pubblicato diversi articoli scientifici e nel 2020 viene registrata come Reviewer: “Nurse Coaching improves Healthy Conditions: An Integrative Review of the Literature” per ITJM - Italian Journal of Medicine. Nel 2020 ha ideato, curato e pubblicato Racconti di cura che Curano, l’antologia sanitaria ai tempi del coronavirus, il cui ricavato è stato devoluto interamente al fondo di solidarietà della FNOPI #noicongliinfermieri. Nello stesso anno viene eletta nel consiglio direttivo della S.I.S.I.S.M. (Società Italiana Scientifica Infermieri Salute Mentale) dove svolge il ruolo di consigliera ed è membro del CTS. Nel 2021 canta insieme al coro in corsia il brano accendi l’arcobaleno di Simona Camosci con la partecipazione di Andrea Mingardi per sostenere borse di studio per gli studenti del Cdl di infermieristica dell’alma mater di Bologna con il supporto dell’associazione Bimbilacqua.
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