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venerdì, Maggio 3, 2024
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L’Infermiere e l’equo compenso.

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Il 20 maggio 2023 finalmente è divenuta operativa la legge n.49 del 21 aprile 2023 che prevede l’equo compenso per tutte le professioni che rientrano nel art. 2239 del Codice Civile.

L’infermiere, avendo un suo ordine di appartenenza come previsto dalla legge 3/2016, rientra nell’articolo precedentemente descritto, quindi ha il diritto di percepire l’equo compenso.

In realtà sappiamo cos’è? Che cosa significa percepire un “equo compenso”? Attraverso questa piccola nota proveremo a rispondere alle domande usando le norme a nostra disposizione come guida.

Iniziamo a definire in modo inequivocabile la “identità” dell’equo compenso: esso rappresenta il riconoscimento di un compenso proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, nonché conforme a quanto previsto dagli ordini professionali (nel caso specifico della professione infermieristica sarà la FNOPI, come previsto dalla legge).

In pratica, il compenso del professionista potrà ritenersi equo se è proporzionato ai seguenti elementi:

  • quantità e qualità del lavoro svolto;
  • contenuto e caratteristiche della prestazione professionale;
  • compensi non inferiori a quelli previsti dalla disciplina ministeriale, ai sensi del DM 165 luglio 2016.

Qualora l’equo compenso non venga rispettato, saranno nulle le pattuizioni che prevedono un compenso manifestamente sproporzionato rispetto all’opera prestata o al servizio reso, cioè inferiore ai parametri o alle tariffe fissati con decreti ministeriali quindi passibili di sanzione da parte dall’Ordine professionale.

D’altronde già quattro anni fa in modo lungimirante la FNOPI aveva già approvato l’attuale codice deontologico, in cui approva due articoli che oggi possiamo utilizzare come guida all’esercizio della libera professione, L’Art.39 riguarda l’equo compenso e nell’art.49 si pone il tema della possibilità di sanzionare chi non rispetta le norme deontologiche, anche chi non rispetta l’equo compenso.

A cosa serve avere un equo compenso?

L’equo compenso si applica a garanzia del professionista, che nella maggioranza dei casi si trova in una situazione di debolezza contrattuale, per una remunerazione giusta e proporzionata al lavoro svolto a beneficio delle Pubbliche Amministrazioni e nei rapporti contrattuali con committenti forti quali: Pubblica Amministrazione, banche, compagnie assicurative e aziende di grandi dimensioni (con più di 50 dipendenti e/o con fatturato superiore a 10 milioni di euro).

Ruolo degli Ordini professionali sull’equo compenso.

I Consigli nazionali degli Ordini o Collegi professionali sono legittimati ad adire l’autorità giudiziaria competente qualora ravvisino violazioni delle disposizioni vigenti in materia di equo compenso. Saranno proprio gli Ordini, in ultima istanza, a valutare la congruità delle parcelle; se richiesto, infatti, dovranno rilasciare un parere di congruità sulle parcelle per i professionisti che si rivolgono al giudice contro i compensi fuori norma. Il parere varrà anche come titolo esecutivo per riscuotere il compenso. In particolare, il parere di congruità emesso dall’Ordine o dal Collegio professionale sul compenso o sugli onorari richiesti dal professionista costituisce titolo esecutivo anche in riferimento a tutte le spese sostenute e documentate, se:

  • rilasciato nel rispetto della procedura di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241;
  • il debitore non propone opposizione innanzi all’autorità giudiziaria entro quaranta giorni dalla notificazione del parere stesso a cura del professionista.

In conclusione l’equo compenso è necessario a finché la professione infermieristica possa iniziare il suo cammino verso il riconoscimento sociale soprattutto dopo l’emorragia di professionisti che si dirigono verso l’estero, basti pensare che negli ultimi tre anni sono quasi 400 i professionisti lombardi che si sono trasferiti in Svizzera. Infatti, gli stipendi medi degli infermieri italiani si aggira intorno ai 1.780 euro mentre nella vicina in Svizzera il compenso «può arrivare fino a 5mila euro al mese». Per non parlare la forte emigrazione nei paesi del golfo dove negli ultimi tre mesi sarebbero emigrati circa 150 gli infermieri, non solo per gli stipendi d’oro ma anche per le convenienti politiche welfare che valorizzano la figura infermieristica.

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Dott. Marco Ferrantino
Dott. Marco Ferrantino
Marco Ferrantino nato il 15/06/1988 a Magenta, residente a Milano. Esperienze lavorative dal 2012: U.O.riabilitazione specialistica, RSA, U.O. Medicina, ambulatorio piede diabetico. Oggi assistenza domiciliare in regime di libera professione. Autore di protocollo aziendale di medicazione presso ICCS Milano e delle agevolazioni per le soste nel comune di Milano per gli infermieri. Attualmente grazie a una borsa di studio del Sole 24 Ore sta completando gli studi presso la LUISS di Roma (management politico).
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