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Chi è l’Infermiere moderno? Dovrebbe essere un Dirigente, ma in realtà spesso fa da personale di supporto.

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Ci scrive il collega Massimiliano Gentili: “Chi è l’Infermiere moderno? Dovrebbe essere un Dirigente, ma in realtà spesso fa da personale di supporto”.

Egr. Direttore di Assocarenews.it,

Volevo ancora una volta rimarcare la percezione che si ha oggigiorno dell’infermiere e del ruolo che riveste in ambito ospedaliero!

Da quando ricopriva un ruolo ancillare, meramente esecutore e sempre a disposizione del medico, ad oggi, cosa è cambiato?

Prima però di analizzare questo aspetto, volevo porre all’attenzione a lei, ed ai lettori, due semplici domande, che tra loro non sembrano avere nulla in comune, ma come vedremo in seguito, potrebbero essere molto attinenti e correlate con ciò che capita sistematicamente e quotidianamente agli infermieri!

La prima è: vi è mai capitato in banca, alla posta, o al supermercato di assistere, (anche solo per sentito dire), ad una persona/cliente, che nel lamentarsi dello stato pietoso di un bagno, ha chiesto (o peggio preteso!) ad un operatore di sportello (IMPIEGATO) o ad un cassiere, di andare a pulire il bagno e quest’ultimo, senza rimostranza alcuna, smettendo di occuparsi del proprio lavoro, vi è andato?

Ciò è quello che capita all’infermiere mentre sta svolgendo le sue importantissime e delicate mansioni, come la preparazione della terapia, diluizioni e somministrazione della stessa, medicazioni semplici ed avanzate, prelievi, posizionamenti di SNG, CV, CVP e quant’altro, o utilizzo di apparecchiature più o meno sofisticate, e per le quali basterebbe anche la più piccola distrazione, per causare errore e di conseguenza un nocumento al paziente e la compromissione del lavoro stesso! Beh, a differenza dei su citati operatori, questo è ciò che capita agli infermieri, come se fosse normale risolvere anche questo tipo di problemi, soprattutto, ogni qualvolta che viene a mancare o ad essere insufficiente il personale di supporto e/o ausiliario che facendo da filtro garantirebbero meno possibilità di commettere errori. A ciò, bisogna aggiungere i campanelli con richieste più disparate non attinenti con l’urgenza! Ad esempio, la richiesta dell’ora, della data, del tempo meteorologico, di comporre un numero di telefono, portare vassoi o togliere dal tavolo servitore gli stessi con le varie pietanze, connettere un telefono alla rete, tirare su e giù le tapparelle o aprire/chiudere una finestra, a volte con presenza di famigliari o badanti nella stanza stessa! Quest’ultimi poi, sembrano che, una volta arrivati in ospedale, scordino improvvisamente come accudire e prendersi cura dei propri cari e/o soddisfare i loro bisogni elementari e magari svolti fino al giorno prima! Per non parlare poi di telefonate a tutti i minuti, indipendentemente se sia giorno o notte, da parte di famigliari, colleghi, altri reparti, ospedali, ecc ecc, aumentando di fatto le situazioni quotidiane che causano costantemente distrazione! Soprattutto la notte, quando le figure di supporto e ausiliarie risultano introvabili!

La seconda è: avete mai assistito all’igiene della cute di un paziente da parte di un medico-chirurgo (DIRIGENTE), perché prima di operare, deve controllare/valutare lo stato dei tegumenti e/o della ferita?

Beh, a meno che non venga smentito, credo che cose del genere, citate nei due esempi non siano mai accadute in nessun caso, neanche nel medioevo, o tuttalpiù, talmente rare, che si saranno verificate con una statistica pari ad un potenziale asteroide che potrebbe far estinguere la razza umana!

Ciò serve ancora una volta a mettere in evidenza i soprusi e le umiliazioni che deve subire sistematicamente il dottore infermiere (potenzialmente QUADRO, ma di fatto operaio/impiegato, tutto fare!), quando c’è carenza o addirittura mancanza di personale subalterno/ausiliario nei nosocomi, andando a ricoprire ruoli meramente manuali, di non pertinenza e per giunta PROIBITI DALLA LEGGE, dal CCNL o dal CONTRATTO PRIVATO e dalle “JOB DESCRIPTION” interne, dell’ospedale stesso (quest’ultime, andate a leggervele, rimarrete sorpresi su ciò che potreste trovare scritto!). Come si può pensare di non riuscire a commettere errori in questo “Far West”. Passatemi il termine, ma anche i super eroi avrebbero del filo da torcere! Eppure, incredibile, pur non essendo super eroi, gli infermieri riescono, con molta difficoltà e tali criticità sopra citate, a lavorare nonostante ciò! Provate voi che non siete infermieri a lavorare in queste condizioni, riuscireste? Ve lo anticipo io, la risposta è NO! Ma fino a quando dobbiamo sopportare tutto ciò, mettendo a repentaglio la vita dei degenti? Dobbiamo attendere altri 30 anni? Oppure dobbiamo attendere che accadano sorti infauste aI degenti stessi? È possibile che tutti, in primis i mass media non conoscano queste cose? Tutti si domandano, perché non funzioni questo o quell’ospedale, ignorando di fatto un aspetto così GRAVE E MACROSCOPICO!!! E sì, perché se le colonne portanti del SSN, vengono trattate in questo modo, non lamentiamoci se la sanità pubblica o peggio la privata, con meno tutele, non riesca a progredire secondo le aspettative! Il nocciolo della questione sta proprio qui! Ma come sempre si fa finta di non vedere o capire! Chi rischierebbe dopo anni di studi, la propria carriera, o peggio il carcere, non per negligenza, imprudenza o imperizia, o mala preparazione o per scarsa professionalità (in quanto un infermiere, per essere definito tale, è in grado di saper fare, saper essere, saper divenire), per giunta per due spicci, ma soprattutto per l’incombenza del lavoro gravoso di non pertinenza? Credo nessuno, che non sia infermiere!

Allora la domanda che pongo, in primis a tutti i colleghi da nord a sud dello stivale, ed estesa alla politica, a tutte le sigle sindacali, alle strutture, alla stessa FNOPI è, perché ancora continuare in questa direzione, a ridosso del 2024 e a quasi 30 anni dalla “legge beffa” (perché inapplicata!) 739 del 1994? Tutti sappiamo e conosciamo la situazione! Basta far finta di niente ed essere sordi alle nostre grida! Perché ancora oggi, obbligare INGIUSTAMENTE l’infermiere a svolgere mansioni che non gli competono, senza muovere neanche un dito, rischiando sulla pelle dei degenti, e su quella degli operatori, messi in ginocchio da questo modo di agire? O peggio, perché attendere che qualche mosca bianca intenti una causa per demansionamento (come sta accadendo con maggior frequenza) presso il nosocomio per il quale lavora, e per giunta, statisticamente vincendo nel 99,9% dei casi? Non sono solo soldi sprecati? Magari si potrebbero investire per reclutare personale! O no? Forse le denunce, anche se con esborso considerevole da parte delle strutture in torto, sono ancora relativamente troppo poche, quindi trascurabili, rispetto ai soldi che si risparmiano demansionando un infermiere e di conseguenza, per investire sull’aumento di personale preposto alle mansioni igienico domestico alberghiere! Immaginiamo solo per un attimo che tutti i 400000 infermieri dovessero intentare una causa del genere, o peggio incrociare le braccia scioperando, cosa accadrebbe? Allora, perché arrivare a tutto ciò, quando si può intervenire pacificamente tra le parti garantendo nel breve o medio periodo una giustizia lavorativa e sociale che garantisca dignità all’assistenza dei pazienti e alle stesse colonne portanti del SSN? Perché eseguire l’igiene del paziente, nonostante che ci possiamo avvalere di uno strumento collaudato ed efficace di valutazione e monitoraggio dello stato delle lesioni da pressione, come ad esempio la “Push Tool”?

Quindi, come per il medico-chirurgo, anche per noi infermieri, non c’è bisogno di eseguire l’igiene del paziente, per valutarne i tegumenti! Una visione arcaica distorta e di non pertinenza infermieristica (in realtà, neanche nel lontano 1985 si svolgeva, in quanto se ne occupavano gli infermieri generici e non gli infermieri professionali!). Difatti una volta eseguito l’igiene dal personale preposto, competente e pagato per tale mansione (l’unico per legge!), ovvero gli Operatori Socio Sanitari (OSS), avendo un quadro decisamente più chiaro, pulito, con la rimozione di tutti i liquidi biologici (nel caso ce ne fossero), si può intervenire effettuando la medicazione della LDP, secondo procedure e protocolli! A dimostrazione della professionalità nell’esecuzione di tali procedure, peculiarità solo infermieristica, per approfondire, migliorare e perfezionare tali procedure, il professionista può accedere al master di 1º livello, specifico in Wound Care (cura delle ferite)!

Nel caso poi, che ci sia un solo Oss, i primi a doversi lamentare, dovrebbero essere proprio loro stessi! Perché l’infermiere deve porsi tale problema che non gli riguarda, proprio come al medico, tecnico o fisioterapista? Forse coloro che se ne dovrebbero occupare, provvedendo a tale carenza dovrebbero essere l’ufficio del personale, il direttore generale, sanitario e amministrativo, sotto suggerimento del caposala e del primario, e non addossare tutto sulle spalle degli infermieri! Non è detto che se gli infermieri, mostrando compassione, carità o gentilezza, nei confronti dei degenti, magari li cambino una volta, allora da quel momento se de debbano occupare per sempre! Dove sta scritta questa regola o legge? Esiste poi un luogo comune, che a mio avviso andrebbe sfatato, per il quale gli infermieri per poter esercitare, a differenza delle altre figure, medici, oss, ota, ausiliari, tecnici, fisioterapisti, debbano per forza possedere il dono della VOCAZIONE o di MISSIONE! Senza queste peculiarità pare che non si possa essere infermieri! Forse non si sta po esagerando o buttando fumo negli occhi alla popolazione, magari per qualche interesse o tornaconto personale? Perché queste due peculiarità, sopra citate, non possono essere attribuite alle altre figure, in primis al medico? Gli infermieri non sono né preti vocazionisti, né tantomeno suore! Difatti, sono decisamente più appropriate ed apprezzate a quest’ultimi! Gli infermieri, malgrado tutti fanno finta di ignorarlo, sono dei professionisti laici, che tuttalpiù, come per l’educazione, tali peculiarità potrebbero essere intese come un valore aggiunto alla professionalità, ma non necessario! Ma per chi non l’avesse ancora appreso, l’infermiere è l’operatore sanitario che, in possesso della laurea triennale abilitante e l’iscrizione all’OPI, è responsabile dell’assistenza generale infermieristica (dal punto di vista olistico) e si occupa del paziente durante il suo processo di cura, mantenimento o recupero dello stato di salute, cercando di costruire con esso una relazione di fiducia! Ma oltre a ciò, l’infermiere ai diversi livelli di responsabilità clinica e gestionale pianifica, supervisiona, verifica, per la sicurezza dell’assistito, l’attività degli operatori di supporto presenti nel processo assistenziale e a lui affidati. Quest’ultimo è sancito dall’art. 36 del nuovo Codice Deontologico aggiornato al 2019!

Per essere più esaustivo bisogna rimandare alla lettura del “COMMENTARIO” del nuovo Codice Deontologico, dal quale si evince: Autonomia e responsabilità, rappresentano le due dimensioni racchiuse nel modus operandi che guidano l’infermiere nel gestire “…l’attività degli operatori di supporto presenti nel processo assistenziale e a lui affidati.”

Allo stesso tempo l’articolato indica quale operato dell’infermiere, quanto integralmente riportato, ossia “…pianifica, supervisiona, verifica, per la sicurezza dell’assistito…” rafforzando, qualora fosse necessario, la funzione di garante dell’infermiere.

Dunque, la combinazione tra autonomia e responsabilità professionale nella funzione di garante nell’esercizio delle funzioni determina per l’infermiere l’impossibilità di delegare ad altri soggetti estranei alla professione infermieristica specifiche competenze e attività.

Ciò detto, di seguito si osservino i motivi di tale inattualità delegatoria partendo, a tal fine, proprio dalla nozionistica definizione di “delega” e “attribuzione”, applicandola al caso di specie.

Per delega si intende quell’atto scritto attraverso il quale si conferisce ad altri la possibilità di agire in nome e per conto proprio affidando propri poteri e responsabilità; con la conseguente necessità del delegante di controllare l’attività del delegato, senza però ingerirsi con l’attività dello stesso. È quindi ovvio che lo strumento della delega non può essere utilizzato dall’Infermiere verso il personale di ausilio poiché giammai è possibile trasferire a quest’ultimi la diretta responsabilità del processo infermieristico né la discrezionalità nell’eseguire dei compiti per i quali altri operatori non risultano possedere la necessaria formazione accademico/scientifica. Per contro, si inserisce la nozione di attribuzione quale strumento adatto per compiere il processo di assistenza infermieristica avvalendosi della collaborazione dell’Operatore sussidiario investendo lo stesso dei compiti previsti dal profilo o dettagliati nei piani di lavoro di un dato contesto operativo, rientranti nelle competenze di quell’operatore, che possono essere svolte in autonomia ovvero in collaborazione.
Comprensibilmente, per poter attribuire determinati compiti all’operatore di supporto, si prendono in considerazione diverse variabili principalmente legate all’organizzazione e alla gestione includendo non solo il tipo di paziente ma altresì la prestazione da svolgere.

In tal caso (vertendo sempre in ambito di attribuzione) nel trasferimento dell’azione al personale di supporto, l’infermiere mantiene sempre la responsabilità sull’intero processo di assistenza e di scelta di avvalersi di personale se e ove necessario, così come il potere decisionale nonché la supervisione sull’intervento attribuito.
Ne consegue che la soluzione per una corretta attribuzione va trovata nella stesura per ogni contesto di opportuni piani di lavoro in grado di individuare e definire attività attribuibili al personale di supporto sulla base dei criteri della bassa discrezionalità e dell’alta riproducibilità della tecnica utilizzata.

Deduzione è che gli errori di esecuzione implicano una responsabilità diretta del personale di supporto mentre gli errori di pianificazione assistenziale comportano un’assunzione di responsabilità dell’infermiere il quale deve valutare quale sia il giusto compito, le giuste circostanze basandosi sul paziente, sulla comunicazione ed infine sulla corretta supervisione e valutazione del caso di specie.

In conclusione, considerata la disamina nozionistica correlata a quella normativa, si può affermare che l’infermiere rispetto al proprio profilo e alle proprie competenze scientifico- assistenziali “pianifica, supervisiona, verifica” attraverso il potere di attribuzione nei confronti del personale di supporto, il quale resta il soggetto giuridico responsabile delle azioni poste in essere rispetto alle attribuzioni assegnatogli.

Quindi anche basandoci su ciò, si dimostra che, non solo, come anche ribadito nelle Job Description aziendali, gli OSS o gli ausiliari, non possano chiedere supporto agli infermieri per svolgere le loro mansioni, casomai il contrario, sono gli infermieri a chiedere il loro supporto qualora lo ritengano opportuno, ma si evidenzia ancora una volta, che di conseguenza, le cure igieniche, non possono far parte della competenza infermieristica! Ciò, per i duri di cervice, ben evidenziate e sancite in tutte le cause di risarcimento per demansionamento! Non solo, tale inconsueta pratica, inoltre va a “collidere” con la Legge 761/69 del 2001 “Conferenza Stato Regioni” che vieta le mansioni promiscue, quindi essendo le mansioni igienico-domestico-alberghiere di competenza degli OSS, non le può fare l’infermiere e nessun altro! Ciò vuol dire che se un medico ha bisogno di un continuum nello svolgere la visita medica, per allontanarsi un attimo (magari per recarsi alla toilette, o eseguire una consulenza urgente), chiederà supporto ad un altro collega medico, e non ad un infermiere o ad altre figure professionali diverse dal medico, per continuare la visita medica, giusto? Così tutte le altre figure che ruotano nei nosocomi sia essi infermieri, oss, ausiliari, fisioterapisti, tecnici di radiologia o di laboratorio, ecc! Tuttalpiù l’Oss, potrà essere supportato da un ausiliario, non per svolgere la mansione di igiene diretta (vietata anche per tale figura, figuriamoci agli infermieri, ovviamente qui la legge è applicata a dovere, guarda caso!), ma nel ruolo di assistenza/ausilio all’Oss, con lo scopo di mantenere il paziente girato sul fianco o in tutte le posizioni atte a prevenirne la caduta accidentale! Credo che alla luce dei ruoli che si rivestono, tale “abbinamento” sia più consono per divincolare l’infermiere da tale incombenza che non gli è mai riguardata, soprattutto per quanto citato in precedenza e per il ruolo che per legge riveste! Non siete d’accordo?

Non solo, c’è da ribadire con forza, che NON È COMPITO DEGLI INFERMIERI, rispondere ai campanelli, alzare o abbassare il letto, porgere o togliere vassoi, abbassare o alzare tapparelle o serrande, dare da bere o mangiare ai degenti, ma sono compiti prettamente del personale di supporto e/o ausiliario!

Si potranno organizzare tutti gli scioperi e manifestazioni che si vorranno, ma se non si gettano prima le basi del cambiamento, rispettando tutte le leggi già esistenti da anni, e rispettando le colonne portanti del SSN, umiliati, sfruttati, demansionati, sottopagati, non serviranno a un bel niente, come accade ormai da circa 30 anni! A tante innumerevoli parole gettate al vento non corrispondono mai fatti! È ora di dire basta, non credete?

La professione infermieristica ha una lunga storia, addirittura che si perde nella notte dei tempi. Il primo episodio documentato risale alla fine del IVº secolo dopo Cristo, quando la nobildonna romana Fabiola istituì il “Valetudinaria” (dal latino “valetudo”, che significa buona salute). Anche se la vera svolta per la figura infermieristica è legata a Florence Nightingale (1820-1910), nobildonna inglese dalla forte vocazione religiosa: la prima alla quale sia possibile attribuire propriamente il titolo di “infermiera”. Mentre in Italia risale ai primi anni del 1900, nonostante tutto ancor oggi, tale figura infermieristica, non è stata rivalutata e percepita come in altri paesi europei.

Nel resto d’Europa, come la Francia, Germania, Svizzera, Norvegia, Belgio, Regno Unito, ecc, a differenza dell’Italia, la professione infermieristica è stata rivalutata nel tempo e gli Infermieri oggigiorno sono considerati professionisti altamente qualificati e rispettati. Oltre ad essere pagati il giusto, hanno anche maggiori opportunità di carriera e di formazione rispetto agli infermieri italiani. Difatti la percezione che viviamo quotidianamente sulle nostre spalle appare evidente da uno “appiattimento” della nostra professione! Ciò denotato dal fatto che siamo tutti considerati allo stesso modo sia se si ha una laurea triennale o che si abbia compiuto tutto l’iter universitario di ben 10 anni! Ovvero laurea triennale, master di primo livello della durata di un anno, laurea magistrale della durata di 2 anni, master di secondo livello della durata di 1 anno, e ricercatore della durata di 3 anni. A riguardo, va sottolineato che molti effettuano più di un master o si perfezionano con corsi di alta formazione, di fatto aumentando il livello di preparazione accademico universitario di ben oltre 10 anni! Ciò mette in chiara evidenza che la nostra preparazione professionale sia molto completa! Difatti gli infermieri italiani, rispetto a tutti gli altri colleghi europei ed extracomunitari sono i più richiesti ed ambìti in Europa e di conseguenza rispetto all’Italia considerevolmente più pagati! Questo dimostra che la rivalutazione della figura dell’infermiere italiano è necessaria e non più procrastinabile, per garantire che siano considerati alla stregua del resto d’Europa, ovvero professionisti altamente qualificati e rispettati. Poi non lamentiamoci che sempre più infermieri decidano di lasciare l’Italia per recarsi nel resto d’Europa o negli Emirati dove sono decisamente più apprezzati e retribuiti, ma soprattutto dove andranno a ricoprire il ruolo da dottore che gli spetta e per cui hanno studiato per anni!

Per una volta, che si stava andando in una giusta direzione, con la nascita dell’infermiere di famiglia e di comunità (IFEC), una figura con competenze specialistiche nelle cure primarie e in sanità pubblica, che si occupa di aiutare il paziente a gestire una malattia o una disabilità cronica in stretta sinergia con il medico e con gli operatori della rete ospedaliera e territoriale, attraverso gli ospedali di comunità, muovendo di fatto i primi passi verso una giusta e doverosa autonomia professionale e di coordinamento tra le varie figure, distaccata ma in simbiosi con la figura medica, ecco che si ferma tutto, per il chiosare di sindacati medici, al falso grido di “Sconfinamenti di campi di appartenenza”! Ci risiamo, l’egemonia della casta ha prevalso di fatto sulla ragione e sulla cura incentrata sul paziente e non come oggi è, medico-centrica!

Ma di tutto ciò non interessa niente a nessuno! Ma già, è vero, noi andiamo via, ma tanto state tranquilli arriveranno infermieri dal Sud America, dall’India, dall’Africa! Ovviamente non perché non siano preparati, ci mancherebbe, ma perché dovranno effettuare un aggiornamento per completare la loro istruzione ed equipararla a quella italiana, in più dovranno imparare la lingua! Non solo, ma oltre ad iscriversi, dovranno essere “approvati” dall’OPI, mediante un test! Tutto ciò alla politica sembra non interessare, non capiscono che ci vorranno degli anni per far sì che riescano a sopperire tale “emorragia” di infermieri sempre più dilagante! Ma non si fa prima a dare dignità ai professionisti già esistenti? Trattarci come dottori, come accade nel resto d’Europa di cui facciamo parte solo nominalmente? Magari così facendo si potrebbero far rientrare molti colleghi dall’estero! Qui in Italia stiamo ancora al medioevo, si creano “concorsi farsa” in quanto i posti messi a disposizione per accedervi, al non più ambìto posto pubblico, sono al massimo un centinaio a fronte di carenze nell’ordine di decine e decine di migliaia! Nel resto d’Europa funziona la meritocrazia! Senza concorsi si viene assunti, e dopo un periodo di prova, se vali resti, altrimenti puoi tornare da dove sei venuto!

La nostra professione è fondamentale per la salute e il benessere della società. Siamo i primi ad accogliere (in triage) e a prenderci cura dei pazienti (nelle U.O.) che giungono negli ospedali. Per noi non esistono, a differenza di gran parte del mondo lavorativo, né domeniche, né Natale, Pasqua, Ferragosto e tutte le feste comandate, su turni siamo presenti 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, giorno e notte, con competenza e professionalità risultando fondamentali per la cura e il prendersi cura del paziente stesso. La rivalutazione della figura dell’infermiere è quindi importante per garantire e fornire assistenza sanitaria di alta qualità che la nostra società merita.
Durante la pandemia di COVID-19, per chi lo avesse dimenticato, abbiamo svolto un ruolo fondamentale e cruciale, lavorando duramente per garantire l’assistenza sanitaria ai pazienti mettendo a rischio la nostra stessa salute per salvare quella degli altri, nonostante turni massacranti a causa di carenza di personale che nel frattempo si ammalava o subiva sorte infausta! Difatti abbiamo subito il maggior numero di perdite, in quanto in prima linea rispetto a tutte le altre professioni sanitarie!

Questo dimostra che gli infermieri italiani, oltre ad essere professionisti altamente qualificati, non si sono mai tirati indietro, neanche davanti alla morte per cercare di salvare quante più vite possibili! Sono ancora vive in noi tutte le grida di supplica di pazienti e parenti di salvare le proprie vite e quelle dei cari, i lunghi abbracci per esserci riusciti, encomi, ringraziamenti…! Purtroppo, c’è stata una ecatombe, ma quante vite abbiamo salvato! Sicuramente molte e molte di più, rispetto alle tante vittime! Eppure, una volta fummo osannati e portati in trionfo da scritte, disegni, murales, applausi, a differenza di oggigiorno sbeffeggiati accusati addirittura malmenati e finiti nel dimenticatoio!

Per concludere e tornare alla domanda di partenza, cosa è cambiato?

Forse poco! Ma sono certo che nell’era in cui ci troviamo, soprattutto grazie ai social media, si riesca a fare di più e si sta facendo di più! Tutto ciò grazie a persone, anche come me, e colleghi caparbi, coraggiosi, che hanno fondato gruppi di infermieri o podcast (come il mio ideato e realizzato ormai più di 3 anni fa! “Infermieri informati”) per discutere e diffondere informazioni! Infermieri e colleghi convinti delle proprie idee, che pur mantenendo le proprie posizioni giuste dal punto di vista etico, morale, di giustizia, giuridico/giuslavoristico, hanno lottato, lottano e continuano a lottare, scrivendo degli articoli come questo, magari anche meglio articolati e dettagliati! Certo c’è e ci sarà ancora da lavorare, in quanto c’è molta disinformazione, anche tra colleghi, ma la direzione che si sta tracciando è quella giusta, ne sono certo! Ovviamente, non per ultimi, un grazie di cuore va a tutti i direttori di testate giornalistiche in particolare di quelle infermieristiche, che trattano di questi argomenti in particolare Assocarenews, che pubblica per quanto possibile i nostri articoli! Chissà se contribuiremo o forse siamo riusciti o riusciremo a scuotere le coscienze nostre e quelle dei lettori in generale, o magari della politica? Ai posteri l’ardua sentenza!

Certo c’è ancora molto da lavorare, difatti gli infermieri, pur essendo laureati, sono spesso visti come tuttofare o alla stregua degli OSS e dei portantini, il che, con tutto rispetto per quest’ultime figure, è ingiusto e non rispecchia la realtà della nostra professione. Come abbiamo visto, la laurea in infermieristica è equiparata ad altre lauree triennali e conferisce il titolo di dottore in infermieristica. Pertanto, gli infermieri laureati in Italia dovrebbero essere riconosciuti come professionisti altamente qualificati e rispettati, così come accade in altri paesi europei.

In conclusione, la rivalutazione della figura dell’infermiere italiano è necessaria per garantire di essere considerati professionisti altamente qualificati e rispettati. Per raggiungere questo obiettivo, dovrebbero essere intraprese alcune azioni, come la promozione della professione infermieristica attraverso campagne di sensibilizzazione e la creazione di maggiori opportunità di carriera e di formazione, senza tralasciare una riforma universitaria, che dia maggiore spazio a docenti infermieri e materie prettamente infermieristiche. Spero che questo articolo sia stato utile e magari possa contribuire a sensibilizzare noi stessi per primi, l’opinione pubblica e la politica sulla necessità di rivalutare la figura dell’infermiere italiano.

Ciò che conta veramente è l’osservanza e l’applicazione di leggi già esistenti, le quali garantirebbero al paziente una maggiore assistenza di qualità, minor stazionamento negli ospedali, una ripresa più rapida dello stesso, e di conseguenza maggior prestigio del dottore infermiere, e della struttura che ne gioverebbe maggiormente!

Sperando nel cambiamento che possa avvenire già dal nuovo anno, porgo al direttore, a tutto lo staff ed a tutti i lettori, tanti auguri di buon Natale e felice anno nuovo a voi tutti e le vostre famiglie!

Massimiliano Gentili, Infermiere

PS. Non smettiamo mai di informarci e di informare, ma soprattutto di lottare per i nostri diritti!

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