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Società Oftalmologica Italiana lancia l’allarme: serve una politica che non dimentichi pazienti e professionisti.

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Società Oftalmologica Italiana lancia l’allarme: serve una politica che non dimentichi pazienti e professionisti.

L’aggiornamento del Decreto Ministeriale 70 – che stabilisce gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera – rischia di penalizzare ulteriormente l’oculistica già considerata dal SSN specialità “elettiva” quindi non prioritaria.

E’ l’allarme lanciato dalla SOI- Società Oftalmologica Italiana durante il 19° Congresso Internazionale in corso dal 18 al 21 maggio a Roma  che dopo oltre due anni di pandemia pone l’accento su una serie di criticità, a partire dall’intervento di cataratta ma illustra anche la novità relativa proprio all’opacizzazione del cristallino, presentando la chirurgia rifrattiva del cristallino, ossia l’intervento che permette di rimuovere la lente naturale opacizzata e risolvere i difetti visivi come miopia, ipermetropia, astigmatismo oltre alla presbiopia.

Effettuare l’intervento con cataratta iniziale senza le impegnative penalizzazioni visive che impediscono alle persone una vita sicura e normale, riduce le complicazioni intraoperatorie a un eccezionale 1%.- spiega Matteo Piovella, presidente della SOI.

I nuovi modelli organizzativi ambulatoriali specifici dell’oculistica non sono nella portata nella capacità e nella comprensione del SSN.

Oggi dobbiamo essere capaci di integrare nuove tecniche chirurgiche con nuove tecnologie diagnostiche preoperatorie, unitamente all’impiego di dispostivi chirurgici digitali più avanzati, che hanno determinato negli ultimi 20 anni uno straordinario miglioramento del controllo degli interventi e della sicurezza di esecuzione, riducendo, in condizioni ideali, le complicazioni intraoperatorie a rischio di perdita della vista e facendo percepire l’intervento come più affidabile e sicuro sostenuto da risultati straordinariamente migliori.

Questo è la normale conseguenza della opportunità d’impianto di cristallini artificiali a tecnologia avanzata, capaci di correggere i difetti di vista e la presbiopia. In pratica, i pazienti affetti da cataratta che si sottopongono all’intervento di chirurgia rifrattiva del cristallino grazie all’impianto di questi cristallini artificiali hanno la possibilità di guidare la macchina, guardare la televisione, usare il computer, usare il telefonino, leggere un libro o il giornale senza ricorrere agli occhiali.

Eppure nel nostro Sistema Sanitario Nazionale, le tecnologie digitali sono adottate solamente per il 4% del necessario, una debacle vergognosa di cui qualcuno dovrebbe assumersi la responsabilità, anche ammettendo di non essere in grado di organizzare quanto oggi è indispensabile. Io ritengo che i Cittadini debbano conoscere che il livello di bassa qualità della chirurgia oculistica oggi erogata nel nostro Paese è responsabilità di un burocrate poco aggiornato privo delle conoscenze necessarie e insensibile ad ogni sollecitazione.

SOI competentemente ha pubblicato un Documento di posizionamento semplice e chiaro in cui sono descritti i passi necessari:

  1. Diffondere l’utilizzo dei cristallini artificiali ad alta tecnologia oggi totalmente assenti nel SSN;
  2. Riorganizzare gli accertamenti preoperatori, con l’adozione di sistemi diagnostici adeguati indipendentemente dal costo che oggi impedisce ogni indispensabile aggiornamento;
  3. Prevedere la formazione e l’aggiornamento di due generazioni di chirurghi che non hanno esperienza in merito all’evoluzione tecnologica e organizzativa degli ultimi 20 anni.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera i difetti di vista la causa principale di ipovisione e cecità – sottolinea Piovella – . Nel 2019 OMS ha evidenziato che 2,2 miliardi di persone presentano penalizzazione della vista: 123 milioni a causa dei difetti di vista, 826 milioni a causa della presbiopia, 65 milioni per la cataratta e 7 milioni per il glaucoma.

Dunque non solo è errato ma anche anacronistico continuare a considerare la correzione dei difetti di vista con l’impianto di cristallini artificiali a tecnologia avanzata in concomitanza dell’intervento di cataratta come un trattamento a scopo estetico, non previsto dai LEA e dal Sistema Sanitario Nazionale.

La chirurgia della cataratta è, e resta, un intervento di chirurgia oculare ad alta complessità. Ricordo che la vista media l’ 84% delle nostre sensazioni, della nostra capacità di orientamento e di collegamento col mondo reale – sottolinea Matteo Piovella. Non avere una vista efficiente vuol dire essere penalizzati rispetto alle altre persone e al giorno d’oggi ciò è impensabile.

Altra priorità- sottolinea il Presidente della Società Oftalmologica Italiana è la questione dei costi e rimborsi. Il rimborso previsto per la chirurgia della cataratta- informa Matteo Piovella-a partire dall’anno 2000, per motivi meramente economici, è stato progressivamente ridotto del 75%, passando da 2.500 euro a meno di 700 euro complessivi per singolo intervento. Nei nuovi tariffari ambulatoriali è prevista un’ulteriore decurtazione del 20%. I tagli di spesa attuati hanno avuto effetti ancora più penalizzanti sull’adozione delle nuove tecnologie e sull’aggiornamento del modello organizzativo della chirurgia della cataratta, considerato che le moderne tecnologie richiederebbero aumenti di spesa del 300% a livello globale – sottolinea Piovella.

Numeri matematicamente inconciliabili con l’obiettivo del raggiungimento dell’erogazione della miglior cura nella chirurgia della cataratta, oggi, di fatto, non erogata nel SSN ma solo a livello privato a pagamento da parte del cittadino provvisto o meno di assicurazione. Per questo la Società Oftalmologica Italiana che ricordo rappresenta i 7 mila medici oculisti italiani da 15 anni sostiene a livello tecnico-scientifico la necessità di implementare di 1.000 euro i rimborsi oggi applicati alla chirurgia della cataratta, riportandoli alla somma complessiva di 1.700 euro.

La professionalità dei medici oculisti e le loro competenze- prosegue Piovella- sono il bene più prezioso che come medici abbiamo ed è fondamentale investire su di esse e tutelarle. Non possiamo agire a discapito di esse perché ne andrebbe della salute visiva degli italiani.

Oggi abbiamo delle chirurgie molto più sicure, molto più efficienti e siamo in grado di far tornare a vedere un numero quasi doppio di pazienti rispetto ad anni fa.

D’altro canto, abbiamo la previsione che da qui al 2030, nonostante tutte le innovazioni, il numero delle persone cieche in Italia raddoppierà, ecco perché siamo proprio in un momento in cui dobbiamo rimboccarci le maniche, far comprendere alla politica quali sono le opportunità che abbiamo: oggi l’oculistica è ancora penalizzata, non può entrare nel Pnrr perché è una specialità di tipo elettivo, quindi non prioritario, non salvavita.

Alla politica noi chiediamo di rivedere questo concetto: se abbiamo più da dare e da salvaguardare, è ovvio che dobbiamo essere sostenuti. La politica deve farsi carico di queste esigenze dei pazienti. Per fare questo dobbiamo avere maggiore attenzione, maggior considerazione, maggior sostegno economico- conclude il presidente SOI.

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