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Nursing Up. Mancano le Ostetriche? Occorre valorizzare la professione e non pensare all’Assistente Materna.

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Sanità, Nursing Up De Palma: «Mancano all’appello le ostetriche? Ecco spuntare dal nulla la nuova figura dell’assistente materna. L’Italia non ha certo bisogno di figure surrogate, non ne ha bisogno più di ogni altra cosa la nostra collettività».

«La nascente figura dell’assistente materna, che il Governo vuole introdurre, ci appare, indiscutibilmente, come l’ennesimo pericoloso tentativo di mettere una toppa ad una serie di problemi che, nella delicata realtà dei professionisti sanitari del comparto non medico, e nello specifico, nell’ambito delle elevate responsabilità che riguardano le nostre ostetriche, andrebbero affrontati in ben altra maniera.

Un po come è accaduto per la proposta della Regione Veneto della figura del Super Oss, abbiamo il timore che si tratti, da parte della nostra politica, dell’ennesimo tentativo di aggirare l’ostacolo».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del sindacato Nursing Up, a cui fa riferimento, dallo scorso 24 gennaio, anche il Coordinamento Ostetriche Italiane Nursing Up.

«Ci stiamo battendo da tempo per la valorizzazione di tutti i professionisti del comparto non medico e in particolare per le ostetriche, e tra le tante proposte, abbiamo chiesto al Governo di prevedere legittimamente, anche per loro, quella indennità di specificità infermieristica ottenuta da noi con le lotte di piazza e arrivata con l’ultimo contratto.

Ma tutto questo non basta: la politica non può continuare a ignorare le carenze strutturali e di organico del nostro claudicante sistema sanitario, chiudendo i problemi, quelli davvero gravi, in un cassetto e facendo finta che non esistono.

L’Europa, non lo si dimentichi, nel settore sanitario che riguarda strettamente la maternità, corre veloce con concreti progetti di rinascita e ricostruzione. L’Italia invece arranca, non possiamo nasconderlo. 

La grave carenza di ostetriche nel nostro Paese  non è certo una notizia che può farci fare i salti di gioia. L’assenza delle ostetriche nei principali setting ospedalieri è una triste realtà con la quale siamo alle prese.

In Italia il numero di ostetriche ogni 100.000 abitanti è 29, 14,2 in meno della media europea, il che si potrebbe tradurre in una carenza di circa 8.300 unità portando il valore a quello medio. (Fonte Quotidiano Sanità/Eurostat).

Le lacune che ne derivano, i disagi, la disorganizzazione, rappresentano ogni giorno un deficit le cui conseguenze nefaste ricadono sulla tutela della salute della collettività e in questo caso sul fondamentale supporto alle donne che decidono di intraprendere il meraviglioso ma delicato percorso della gravidanza, in una nazione come la nostra dove oltretutto la natalità è ai minimi storici.

Abbiamo più che mai bisogno di una assistenza sanitaria degna di tal nome che faccia perno sulle competenze delle nostre ostetriche per supportare la nascita delle nuove famiglie.

Sia chiaro allora che, secondo noi, non ha senso pensare di introdurre figure alternative, qualunque esse siano, come l’assistente infermiere, l’assistente alle mamme, o il super oss, senza prima intraprendere, da parte della politica, concreti percorsi valorizzazione di quelle professioni sanitarie che abbiamo già in casa e che rappresentano il nostro punto di forza. 

Per come la vediamo noi, c’è il rischio di essere di fronte ad una pericolosa equazione:

Creiamo dal nulla l’assistente infermieristico: tanto costa meno, fa tante cose che prima facevano gli infermieri, e per tanto tempo non pretenderà certo aumenti di stipendio come invece fanno legittimamente gli infermieri laureati di oggi. Non importa se gli infermieri in Italia saranno sempre meno, perché c’è un fuggi fuggi generalizzato, non importa se la popolazione invecchia e se serviranno sempre più infermieri specializzati tra pochi anni.

Creiamo dal nulla l’assistente alle mamme: costa meno, fa tante cose che prima facevano le ostetriche, e per tanto tempo non pretenderà certo aumenti di stipendio come invece fanno i laureati in ostetricia di oggi.

Come per gli infermieri, le ostetriche pianificano, gestiscono, forniscono e valutano i servizi di assistenza. Le ostetriche lo fanno prima, durante e dopo la gravidanza e il parto, fornendo assistenza al parto per ridurre i rischi per la salute delle donne e dei neonati; possono lavorare autonomamente o in team con altri operatori sanitari.

Mettiamo nella condizione le ostetriche di lavorare al meglio delle proprie straordinarie competenze, garantendo un’assistenza post partum più capillare ed equilibrata e forte di una solida organizzazione. Riportiamo le ostetriche negli ambulatori, diamo loro il ruolo che meritano nella ricostruzione indispensabile della sanità territoriale.

Occorre allora rivedere, in tal senso, anche lo sproporzionato rapporto ostetriche-posti letti, che oggi si traduce in una ostetrica ogni 15 donne. 

Il compito della nuova assistente materna, secondo il Governo, dovrebbe essere quello di supportare le giovani mamme nel periodo che va dal giorno del parto ai primi mesi del figlio, aiutandole con ogni dubbio legato all’arrivo di una nuova vita in famiglia. Ogni madre avrà a disposizione diverse ore da trascorrere con la professionista, instaurando un rapporto personale e diretto.

L’obiettivo del Governo è quello di garantire una copertura capillare, assicurando almeno tre assistenti ogni 20mila abitanti. Tecnicamente un assistente per 6666 abitanti. 

Tali direttive, secondo noi, ignorano palesemente l’esistenza delle ostetriche, laureate e specializzate per svolgere tutto questo.

Ci sono già le nostre ostetriche, che si prendono cura delle donne prima e dopo il parto, forti di un percorso di studi, di competenze e di responsabilità che nessun altro può rimpiazzare».

Lo ribadiamo apertamente: nessuna figura surrogata può arrivare a farsi carico di queste elevate responsabilità, ma possono esistere solo figure di supporto alle nostre professioniste, che in alcun modo possono essere rimpiazzate da altre che non hanno e mai avranno il medesimo percorso di studi e la medesima formazione, nonché la medesima esperienza sul campo», conclude De Palma.

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