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Morte di un detenuto per Metadone: a processo Medici e Infermieri a Foggia, ma si va verso archiviazione.

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Potrebbe essere archiviato il processo avviato dal Tribunale di Foggia dopo la morte di Paolo Harfachi, detenuto presso il locale carcere. Sotto accusa anche Medici e Infermieri della struttura detentiva.

Il 26 settembre 2023, presso il Tribunale di Foggia, si è tenuta l’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione del caso di Paolo Harfachi, un 29enne di origini marocchine trovato morto in una cella del carcere di Foggia il 18 ottobre 2022.

Gli avvocati Michela Scopece e Luigi Barbato, legali dei familiari della vittima, hanno chiesto al giudice di non archiviare il caso, sostenendo che ci sono ancora elementi da chiarire, in particolare:

  • Le lesioni che Harfachi presentava al suo ingresso in carcere, che potrebbero essere state causate da violenze subite.
  • La responsabilità del personale medico-infermieristico del carcere, che avrebbe potuto intervenire per salvare la vita del ragazzo e assicurarsi dell’effettiva assunzione di Metadone da parte di un collega di cella, farmaco che ha poi assunto il detenuto deceduto.
  • Le circostanze della morte, in particolare l’assunzione del metadone, che non era prescritto ad Harfachi.

La richiesta di archiviazione si basa sui risultati della consulenza autoptica, che ha concluso che la morte di Harfachi è stata causata da un’overdose di metadone.

Tuttavia, gli avvocati Scopece e Barbato sostengono che la consulenza non ha preso in considerazione alcuni elementi importanti, come le lesioni di Harfachi e la possibilità che il metadone sia stato somministrato al ragazzo in modo non intenzionale.

Il giudice ha rinviato la decisione al 27 settembre, in modo da poter valutare le argomentazioni presentate dagli avvocati dei familiari di Harfachi.

Le domande dei familiari di Harfachi.

I familiari di Harfachi hanno espresso la loro delusione per la richiesta di archiviazione del caso. Il fratello della vittima, Mohammed, ha dichiarato: “Non ci arrenderemo, vogliamo giustizia per mio fratello”.

I familiari hanno anche sollevato alcune domande che, secondo loro, non hanno ancora ricevuto una risposta:

  • Perché Harfachi è stato trasferito in cella invece di essere trasportato in ospedale?
  • Quando ha ingerito il metadone?
  • Dall’assunzione del farmaco alla morte, cosa si sarebbe potuto fare?
  • Come mai il compagno di cella aveva con sé il metadone?

Queste domande sono fondamentali per capire cosa è successo a Harfachi e se la sua morte è stata evitabile. I familiari sperano che il giudice possa dare loro delle risposte.

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