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Caro Saverio Andreula… il vero tema è l’ancillarietà

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Botta e risposta tra TSRM e Infermiere. Spada: “Caro Saverio Andreula… il vero tema è l’ancillarietà”.

Gentile Direttore,

ricevo con piacere la replica del dott. Andreula [1], nel merito di argomenti che a mio avviso  – e ne fornisco dovizia di dettaglio – vanno oltre una mera occasione di attualità …

Similmente a quanto ho avuto modo di commentare a margine della testimonianza della dott.ssa Ciardiello [2], ove tra quanto occorso il 30 settembre u.s. al 3° Congresso nazionale FNO TSRM PSTRP, si vada contestando una certa indebita ingerenza dei fisici e dei chimici, che in buona sostanza, sulla falsa riga di quanto agito da SIRM e dalla stessa AIFM dall’anno 2000 in poi, tentano di avocare esclusivamente a sé «una serie di linee di attività che, in ambito del SSN, sono esercitate dal Tecnico della prevenzione in piena autonomia», vorrei soffermarmi su un particolare aspetto della mai risolta condizione di ancillarietà, ove si rischia immancabilmente e miseramente ricadere ogni volta che si vadano a toccare competenze e retribuzioni, che come ho significato, per i non medici sono ancora computate senza tener conto della evoluzione formativa frattanto occorsa.

Mi agevolo di un esempio: Accade frequentemente che al termine della esecuzione degli esami di diagnostica per immagini i pazienti richiedano in anteprima ed in assenza del medico radiologo ( … ) una prima lettura dell’indagine: al che il tecnico radiologo sempre informa che l’atto della refertazione è di precipua competenza medica e che non è per lui possibile fornire alcuna anticipazione, anche perché incapperebbe in un esercizio abusivo che potrebbe anche risultare lesivo laddove l’informazione non sia poi successivamente concorde ai contenuti del referto. Ebbene è immancabile la puntuale affermazione dei pazienti, che suona più o meno così:

«Ma ormai anche voi siete dottori con la laurea, poi avete una innegabile esperienza; probabilmente sapete le stesse cose».

Al che il tecnico cordialmente replica:

«Sicuramente il bagaglio di conoscenze è notevole e per ampia parte il medesimo del medico radiologo, ma a parte la differenza di responsabilità tra esecuzione ed interpretazione delle immagini, il problema sta da una parte nella diffusa pretesa della condivisione di certe conoscenze “superiori”, dall’altra la indisponibilità a riconoscere e quantificare – quindi valorizzando – quelle medesime conoscenze».

Con i dovuti accorgimenti questa situazione si adatta ad ogni professione non medica; del resto queste situazioni da “inverso furto intellettuale”, come quella dei TSRM del 2000, quella di qualche anno fa dei fisioterapisti [3] e possibilmente quella dei Tecnici della prevenzione ora, altro non fanno che simboleggiare il contendersi “preziose” competenze di un comune ambito o anche di ambiti diversi.

Siamo quindi di fronte ad un problema di stretta identità professionale, necessariamente collegata alla retribuzione: da una parte se sai fare certe cose è giusto che tu sia pagato per quelle cose, dall’altra il legislatore dovrebbe conferire le competenze a chi davvero fa le cose, non a chi dice di farle ma non le ha mai fatte né le farà mai … risultato: i professionisti non medici sono ancora ostaggi di quel retaggio culturale già significato; lo dimostra lo “scalone” retributivo sussistente tra medici e non medici ove il rapporto è circa 3 a 1 [4]; addirittura tra i “gettonisti” si raggiunge il rapporto di 8 a 1.

Un problema enorme, che ad ogni intervento sul FSN esplicherà i suoi inevitabili esiti di strutturalità, quindi anche per gli attuali «riconoscimenti retributivi per gli Infermieri», pure se si attueranno così come Andreula ha formulato, perché saranno computati sempre con i medesimi esorbitanti parametri differenziali, indipendentemente da «più fattori essenzialmente legati al rapporto di lavoro disagiato»: se i medici prenderanno 1000 … quanto prenderanno gli infermieri?

Quindi la esortazione fatta alla Ciardiello è la stessa che mi permetto di fare ad Andreula: il percorso di emancipazione di tutte le professioni non mediche in Italia da questi particolari canoni di ancillarietà non sarà compiuto fintantoché non si sarà riusciti nell’arduo ed ambizioso scopo del riordino di quei fermi confini di «specifiche competenze professionali», cui alla legge n. 42/99, ove già si sanciva anche il «rispetto reciproco» delle stesse; competenze che peraltro pure si è disatteso rivedere dopo l’altro “miraggio” del comma 566 della Legge n.190/2014.

Non vedo però all’orizzonte, tra le iniziative fin’ora intraprese da ordini e sindacati, alcuna seria proposta per affrontare questi temi; vedo solo progetti che non vanno al sodo delle questioni più centrali e spinose qui poc’anzi illustrate … e forse nemmeno sono intenzionati a gravitarci attorno.

L’ennesimo – quindi non singolare – atteggiamento millantatore del governo, peraltro da più parti evidenziato, sia nel merito dell’allentamento delle norme di incompatibilità, sia relativamente al “contentino” che ci si sta avviando ad elargire agli infermieri, ma non soltanto a loro: vi è già stato un ampio dibattito pubblico durante la pandemia sul come diversamente identificare tutti i non medici, spesso implicitamente inseriti nella formula “medici ed infermieri”, non può non riscuotere disagio e frustrazione, ma quei sentimenti, perdoni l’appunto, non possono essere miei personali o dei soli Radiographers … ma sono già di tutti i non medici.

Questo il messaggio da consegnare ad ordini e sindacati: Il problema dello scalone delle retribuzioni è solo uno degli aspetti conseguenti ad uno strascico di ancillarietà ancora insistente, su cui però aleggia un certo negazionismo di fondo.

Questo il messaggio da consegnare ad Andreula: È quella ancillarietà, caro Saverio, che sarebbe “ora” di risolvere.

Leggi anche:

Caro Calogero Spada…

Note:

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