Ci scrive Silvia C., Infermiera di 33 anni con 10 anni di esperienza in RSA: “le strutture costrette ad assumere dall’estero, se pagassero bene ci lavoreremmo in massa; uno dei motivi per cui sono andata via”.
Carissimo Direttore,
mi chiamo Silvia C. (gradirei omettere il mio cognome) e sono una Infermiera di 33 anni con 10 anni di esperienza in varie Residenze Sanitarie Assistite (RSA) e Aziende Servizi alla Persona in Emilia Romagna.
Il problema della carenza di personale infermieristico nelle RSA pubblico/private e strutture similari, a mio avviso, è legato a tre fattori fondamentali:
- stipendi molto più bassi rispetto a quelli di altri ambiti lavorativi privati o del Sistema Sanitario Nazionale;
- mancanza assoluta di criteri di formazione a breve, medio e lungo termine;
- impossibilità nei fatti di essere valorizzati o di fare carriera.
A ciò aggiungiamo ovviamente la confusione perenne tra ruolo dell’Infermiere e ruolo dell’Operatore Socio Sanitario. Basterebbe poco per rimettere tutto in regola, ma spesso si è impossibilitati a farlo perché in questi ambiti lavorativi entrano meccanismi e connivenze che spesso travalicano il rispetto e i diritti/doveri stessi del lavoratore.
Ecco perché gli Infermieri italiani preferiscono lavorare nel pubblico o in cliniche private, vengono pagati meglio, formati e valorizzati.
Ed ecco perché li si cerca ora all’estero come il pane.
Buon lavoro.
Silvia C., Infermiera