Time Line, tra cornici cognitive e identità. La lettera di Francesco Sciacca, professionista sanitario sospeso perché no-vax fa oggi discutere: “non mi sono adeguato alle auto-restrizioni della tribù e ho pagato per le mie scelte”.
Gentile Direttore,
il concetto che ho il piacere di condividere con Lei e i lettori di AssoCareNews, e’ la “generatività” delle scelte di vita significative, che ho scoperto nel modellare le esperienze discriminatorie subite per non avere aderito alla campagna vaccinale.
Processo cognitivo che ha permesso di liberarmi dei “fantasmi della coscienza”, favorendo l’ulteriore sviluppo dell’identità.
Fantasmi dipendenti non tanto dalla realtà esperita, quanto dalla deformazione della realtà, il più attivo – tra i ragazzi – dei procedimenti universali del modellamento umano.
Da ragazzo, infatti, dopo aver letto “Se questo è un uomo” di Primo Levi, piuttosto che la biografia di Ettore Majorana, dalla quale emergeva l’ammirazione dello scienziato siciliano per il Nazismo, mi chiesi cosa avrei fatto io, se avessi vissuto quei tempi tristi. Pensavo allora, che condannare quel “sistema politico”, quella dittatura, a posteriori, vivendo tempi di pace, era relativamente scontato, semplice.
Pensieri che tornavano a visitarmi, ogni anno, in occasione del Giorno della Memoria.
Provavo e ri-provavo a immaginare, deformando la realtà, cosa avrei fatto io.
Per paura, mi sarei schierato dalla parte dei cattivi? Non avrei, per ignavia, preso posizione o avrei difeso i più deboli?
Ebbene, oggi – da Professionista sanitario sospeso – ho le risposte a quelle domande!
Le dinamiche relazionali, io/noi e l’altro, ai tempi della Covid-19, hanno fatto emergere una Società ancora immatura, ancorata alla “psicologia della tribù”; che ricorre alle etichette per squalificare le “minoranze” con posizioni diverse dalla nostra.
Francesco Sciacca, professionista sanitario sospeso