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Il metodo del non scegliere.

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La principale normativa sugli Ordini delle professioni sanitarie (DLCPS n. 233/1946) è vecchia di più di 50 anni ed il suo più recente tentativo di riforma (L. n. 3/2018), unitamente al suo decreto attuativo ne ha già più di 5, avendo conseguentemente lasciato per lo stesso tempo una quantità importante di articoli (dal 9 al 16) in attesa di “ristrutturazione”.

La notizia di questi giorni [1] di un nuovo documento ministeriale che affronta tale risistemazione, in particolare nei più spinosi temi della gestione amministrativa e contabile degli ordini e delle federazioni, così come della incompatibilità e limite dei mandati, desta la solita aspettativa per cui si pensa che finalmente si è deciso di porre rimedio a situazioni imbarazzanti, ove le disfunzioni sono note a tutti, ma al contempo si insista a mantenerle, in forza di norme di legge inefficaci, in ambiti di ambiguità, se non proprio di negazionismo.

Invece pare che, almeno per quanto riguardi il secondo tema non ci siano grosse novità o quanto meno non si voglia prendere a riferimento norme di respiro più generale, certamente applicabili anche all’ambito degli ordini professionali.

La norma risultante dai numerosi interventi di modificazione ed integrazione appare alquanto oscura, sancendo «l’equilibrio di genere e il ricambio generazionale nella rappresentanza» (c. 2 , art.2), ove già a quel “generazionale” sarebbe stato più opportuno indicare la più nota “alternanza politica” , ritenuta dai politologi un evidente segnale di democraticità … Lapsus Freudiano?

Altra rispondenza ai principi della democrazia sarebbe quella di conservare per 180 giorni (c.1 , art. 9) le schede scrutinate dopo le operazioni di voto e scrutinio, rispetto al previgente art. 19 DPR n. 221/1950, che prevedeva di far «bruciare le schede valide» immediatamente a scrutinio ultimato (?) ; ma perché non applicare i termini della (comunque esigibile) c.d. accessibilità totale” ai dati ed ai documenti gestiti dalle pubbliche amministrazioni, in modo da rendere pubblico il dato percentuale votanti/aventi diritto, nonché le percentuali di voto verso i candidati e/o liste di candidati. – d. lgs. n. 97/2016 …?

Simili norme troppo “timide”, unitamente al fenomeno dell’astensionismo, oggi definito come «la malattia grave della democrazia», che nel caso particolare delle elezioni degli ordini comporta medie di affluenza che non superano mai dati ad una sola cifra sopra la virgola decimale, altro non fanno che agevolare il c.d. «metodo staffetta» ed i vari ordinari “rimpasti”, soprattutto con la ulteriore proliferazione delle cariche sub lege n. 3/2018 … in questo contesto a poco (o nulla) serve anche l’altisonante c. 9 dell’art. 5: «Il presidente, il vicepresidente, il segretario e il tesoriere possono essere rieletti nella stessa carica consecutivamente una sola volta» .

Ulteriore lapsus Freudiano sarebbe il c. 10 dell’art. 5,  … che vuole lasciare irrisolto il tema differenziale ed al contempo mutuamente integrabile tra tutele dei diritti (sindacati) e tutela dell’esercizio professionale (ordini).

Tutto ciò in attesa del successivo pronunciamento della Conferenza Stato Regioni, che ultimamente ambisce ad assurgere a funzioni legislative dirette [2].

Forse sarebbe anche il caso di interrogarsi anzitutto sul perché similari modalità legislative sono sempre oggetto di “sperimentazione” nel campo del comparto sanità, per poi passare a chiedersi cosa accadrebbe se le medesime modalità fossero applicate estensivamente, ad es. al mondo politico Italiano, ove già a proclami di limitare i mandati consecutivi ad una o più delle cariche, non si sia poi fatto corrispondere alcun risultato di fatto.

Siamo forse di fronte all’ennesimo episodio a puntate dello sceneggiato nazionale “Riformare (tanto) per riformare” e non “Riformare per ristrutturare”; attività assumibile a fine a sé stessa, se non proprio inutile: esisteva già un decreto attuativo molto simile a questo ultimo documento; anche sotto il profilo della economicità ed efficacia dell’azione legislativa, il risultato è alquanto deludente.

Due riflessioni finali:

Una cosa è la politica per professione e vocazione come affermato nella filosofia e teoria politico-sociologica di Max Weber, ben altro è ciò che spesso si spacci per la prima, ossia la politica per opportunismo …

Di scelte per non scegliere nella recente storia Italiana ce ne sono state molte, forse troppe, al punto da farlo diventare un metodo.

Sarebbe ora di cominciare a fare le riforme serie.

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Dott. Calogero Spada
Dott. Calogero Spada
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (Bari, 1992), perfezionato in Neuroradiologia (Bari, 2001), Laureato Magistrale (Pavia, 2015), Master II liv. in Direzione e Management (Casamassima – BA, 2017) e di I liv. in Coordinamento (Castellanza – VA, 2011); dal 2017 guest blogger e web writer in sanità.
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