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Sanità e precariato: se non ieri, mai?

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L’ANDU (Associazione Nazionale Docenti Universitari): “Sanità e precariato: se non ieri, mai? Altri due anni persi, ma non per tutti”.

1. Prima gli interessi particolari accademici, professionali e privati, poi la salute dei cittadini
2. Precariato a ogni costo, di più e peggio. Video Incontro nazionale- Garattini
3. Elena Cattaneo e lo Human Technopole – I Centri di eccellenza
4. Le nuove Università europee. Le iniziative della UE

1. Prima gli interessi particolari accademici, professionali e privati, poi la salute dei cittadini.

Quasi nulla è stato fatto di tutto quello che avevamo proposto in un documento già il 17 marzo 2020 (quasi due anni fa!) e ribadito il 2 aprile dello stesso anno nel documento Università e sanità.

Se non ora, mai. E questo nonostante l’enorme quantità di risorse finanziarie disponibili

che si è preferito utilizzare soprattutto a beneficio delle imprese (3 miliardi solo all’Alitalia!).
Eppure si chiedevano interventi urgenti già prima della pandemia e utili alla salute di tutti i cittadini e all’Università.

Si chiedeva, «di fronte alla drammatica crisi che ha reso più evidente la devastazione della

Sanità e dell’Università”, «il varo immediato di un piano straordinario” che prevedesse:

a. «l’abolizione immediata del numero chiuso per le scuole di specializzazione»;
b. «almeno 20.000 accessi a medicina per quest’anno (2020-2021, ndr)»;
c. «un programma per l’abolizione del numero chiuso entro pochi anni (4-5), stanziando «subito le necessarie risorse sia umane, sia materiali»;
d. «il bando di almeno 20.000 (5000 all’anno) posti di b>docenti di ruolo» (Ora, assieme alle altre Organizzazioni universitarie, si chiede il bando di almeno30.000 posti di ruolo).

Nel novembre del 2020 si è denunciato (Medicina perduta. Cosa fare) come «nulla finora abbia potuto scalfire i consolidati interessi accademico-professionali e nemmeno l’estremo bisogno di medici e di infermieri – che la pandemia ha reso più drammatico».

E si è anche scritto:

«Occorre invece ribaltare totalmente le logiche che hanno portato al disastro della Sanità pubblica, liberandola dagli sbarramenti che impediscono l’ingresso a medicina e nelle scuole di specializzazione (da riformare) e bisogna anche assicurare a tutti i medici e a tutti gli infermieri di lavorare in maniera stabile (basta precariato!) per esprimere al meglio la loro professionalità e occorre adeguatamente retribuirli.

La salute è un bene primario da garantire a tutti e per questo deve essere realizzato un Sistema Sanitario che assicuri una sanità pubblica nazionale (non più frazionata per regioni), qualificata, gratuita e diffusa in tutto il territorio.

Una sanità, quindi, non più sottomessa agli interessi privati esterni e interni e liberata da ogni logica affaristica e corporativa.

Una sanità la cui gestione venga finalmente sottratta totalmente alle scelte spartitorie dei partiti (nomine politiche, lottizzazioni)».

In questa direzione, anche l’attuale Governo sta spingendo verso la privatizzazione del servizio sanitario, con la stessa logica neoliberista con quale si sta smantellando l’Università e la Ricerca.

«Sarà che il futuro del sistema sanitario vuole andare in contrasto con l’articolo 32 della Costituzione?

Sarà che conviene di più trasformare il servizio pubblico per anni invidiato, ma molto costoso, in servizio privato?» si chiedono i Giovani medici Anaao Assomed in una Lettera aperta del 20 gennaio 2022 al Presidente del Consiglio.

Insomma altri due anni persi per affrontare e risolvere gli enormi problemi della Sanità e dell’Università. Persi per la stragrande maggioranza del Paese, ma guadagnati da quel gruppo di potere, interno ed esterno all’Università, che ha demolito, e continua a farlo, la Sanità pubblica e l’Università statale.

2. Precariato a ogni costo, di più e peggio. Video Incontro nazionale – Garattini

È ormai da molti anni che le Organizzazioni universitarie chiedono di farla finita con il precariato, che è un dramma intollerabile per i diretti interessati e un enorme danno per l’Università e il Paese.

E invece sempre più a essere fatti fuori sono i precari che per oltre il 90 per cento, dopo tanti anni di sfruttamento, sono espulsi dall’Università.

A causa della messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori, le condizioni dei precari sono peggiorate ed è aumentato il loro numero (oltre 60.000!).

E ora, non contenti, si vuole approvare una Legge, oggi all’esame del Senato, che rincara la dose: più figure precarie mal trattate, una ‘vita’ da precario che può arrivare a 18 anni e, alla fine, con sbocco in ruolo non assicurato.

Questa Legge è avversata da mesi con forza da ANDU, ARTED, CISL UNIVERSITÀ, CNU, FLC CGIL, RETE 29 APRILE, UIL RUA e UNIVERSITÀ MANIFESTA che l’11 gennaio u.s. hanno promosso un Incontro nazionale su “Università precaria” che è possibile vedere/rivedere cliccando Università precaria – YouTube.

All’incontro sono intervenuti: Tito Russo (da 0.00 del video), Giovanni Tonolo (10.10), Erica De Vita (27.50), Tomaso Montanari (46.08), Francesco Sinopoli (1.02.43), Nunzio Miraglia (1.10.33), Emma Bondonno (1.22.23), Claudio Micucci (1.27.10), Massimiliano Tabusi (1.33.49), Stefano Cossara (1.44.50), Luca Galantucci (1.50.09), Paola Gennaro (1.59.40), Paola Mura (2.12.00), Stefano Spagnolo (2.21.50), Paolo Barisoni (2.23.46), Antonio Zuorro (2.32.00), Giovanni Tonolo (2.36.55), Erica De Vita (2.39.30), Tito Russo (2.40.55).

Sulla stessa questione si segnala l’intervento di Silvio Garattini su Avvenire del 30 dicembre 2021 (Oltre la crisi della ricerca: limiti sensati e più reclutamento). Tra l’altro, Garattini scrive:

«Se realizzassimo un programma quinquennale, aumentando ogni anno di un miliardo, alla fine potremmo avere circa 45.000 ricercatori in più.

Un incremento sostanziale.

Il programma potrebbe essere sostenuto almeno 3 anni per ogni ricercatore in modo da permettere una formazione che dia autonomia di ricerca.»

3. Elena Cattaneo e lo Human Technopole – I Centri di eccellenza

Elena Cattaneo, docente alla Statale di Milano e Senatrice a vita, aveva criticato l’istituzione a Siena del Centro di ricerca Biotecnopolo voluto da Enrico Letta (v. qui al punto 3.a). La denuncia di Elena Cattaneo è stata ripresa da Angelo D’Orsi (“I soldi non ci sono”. Ma per qualcuno sì).

Più recentemente Elena Cattaneo ha criticato il funzionamento dello Human Technopole di Milano (v. Cattaneo: “Human Technopole ignora la legge”).
Sui Centri di eccellenza nel 2006 l’ANDU scriveva:

«La costituzione dei cosiddetti “Centri di eccellenza” è uno degli obiettivi principali che i potentati accademici hanno per ottenere la gestione completa e diretta delle risorse pubbliche per l’Università.

Un obiettivo che contempla la distruzione dell’Università statale, di massa e di qualità, in atto da anni ad opera di una lobby accademica trasversale che ha già imposto la falsa autonomia finanziaria, la finta autonomia statutaria, l’abolizione di fatto del CUN, i finti concorsi locali, la riforma didattica, l’aumento a dismisura del precariato, la legge Moratti, etc.»

4. Le nuove Università europee. Le iniziative della UE

Il 18 gennaio 2022 dalla UE: Istruzione superiore: preparare le università dell’UE al futuro grazie a una maggiore cooperazione transnazionale.

Potrebbe essere possibile attraverso una dimensione europea ricostruire un Sistema universitario statale equo e universale?

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