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Salutequità. Il Rapporto CREA restituisce una Italia spaccata in due dal punto di vista sanitario.

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“Performance regionale 2023”: Rapporto CREA Sanità. Italia divisa in due su equità e appropriatezza cure. Serve intercettare bisogni di società in evoluzione continua.

SALUTEQUITÀ: le evidenze emerse dal rapporto CREA Sanità 2023 mostrano una realtà nella quale la salute è subordinata all’economia, dove la metrica è quella della ‘spesa sanitaria possibile’ e non della ‘spesa sanitaria necessaria’ per far fronte ai bisogni dei cittadini e al rafforzamento del SSN in tutte le Regioni

Aceti: “Il SSN per rilanciarsi dovrà scongiurare il rischio di autoreferenzialità, ascoltando e considerando esigenze e aspettative di tutti gli attori che lo animano e lo utilizzano a partire dai pazienti-cittadini, professionisti sanitari, imprese”

“Tutti gli stakeholder vogliono un Servizio Sanitario Nazionale in grado di garantire equità di accesso all’assistenza sanitaria e sociale in tutte le Regioni ma anche la cura giusta, al paziente giusto e soprattutto al momento giusto, senza liste di attesa infinite. In tre parole equità, appropriatezza e personalizzazione delle cure”.

Tonino Aceti, presidente di Salutequità, commenta così le evidenze emerse dal rapporto CREA Sanità 2023, presentato oggi a Roma, che sottolineano e confermano gli allarmi su equità e rischio di disuguaglianza nell’assistenza e nelle cure già lanciati a più riprese da Salutequità.

“La dimensione economico-finanziaria invece – spiega Aceti -, seppur necessaria per garantire tenuta e continuità del SSN, non è considerata da tutti gli attori la priorità, precisamente penultima per rilevanza. Praticamente le priorità espresse sul SSN sembrano andare nella direzione opposta a quella che è la realtà. Una realtà nella quale la Salute è subordinata all’Economia, dove la metrica utilizzata è prevalentemente quella della ‘spesa sanitaria possibile’ e non quella della ‘spesa sanitaria necessaria’ per far fronte ai bisogni dei cittadini e all’ammodernamento e al rafforzamento del SSN in tutte le Regioni. È il caso, ad esempio, dei tetti di spesa (e delle retribuzioni) del personale sanitario, della farmaceutica e dei dispositivi medici, delle diverse possibilità di manovra su salute e diritti tra Regioni in Piano di rientro e non, ma anche dei cinque anni di ritardo con il quale è stato approvato il Decreto tariffe sui nuovi Lea proprio per questioni legate alla copertura economica”.

Il presidente di Salutequità, evidenzia che “se da una parte tutti chiedono più equità, dall’altra, invece, il dibattito politico è concentrato sul tema dell’autonomia differenziata, cioè sull’assegnazione di nuove competenze, responsabilità e funzioni alle Regioni (possibilità prevista dalla costituzione), senza l’adeguata attenzione alla riduzione del gap infrastrutturale tra le Regioni e al rafforzamento del ruolo del livello centrale di coordinamento, monitoraggio, valutazione e di garanzia sul rispetto dei Lep da parte di tutte le Regioni”.

“Il Ministero della Salute – aggiunge -, ad esempio, senza il necessario potenziamento del suo ruolo e degli strumenti a disposizione, a partire dal Nuovo sistema di Garanzia dei LEA, sarà ancor più debole, con buona pace dell’unitarietà del Ssn”.

“Il SSN per rilanciarsi – conclude Aceti – dovrà scongiurare il rischio di autoreferenzialità, sapendo meglio ascoltare e considerare le esigenze e le aspettative di tutti gli attori che lo animano e lo utilizzano a partire dai pazienti-cittadini, professionisti sanitari, imprese, …come mostra il lavoro del CREA Sanità. Praticamente dovrà aprirsi e misurarsi con il cambiamento continuo per essere al ‘passo con i tempi’ e in grado di intercettare i veri bisogni della società che sono in costante evoluzione”.

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