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Ausl Romagna: “quei Medici della Continuità Assistenziale non dicono le cose come stanno”.

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Riceviamo e pubblichiamo una nota della Ausl Romagna: “quei Medici della Continuità Assistenziale non dicono le cose come stanno”.

In merito alle affermazioni apparse oggi sulla stampa da parte di un gruppo di medici della Continuità Assistenziale (ex Guardia medica) e alla mail inviata alla Direzione Aziendale avente oggetto ‘Ridimensionamento e Riorganizzazione del servizio di Continuità Assistenziale Romagna’ la Direzione Generale di Ausl Romagna intende precisare quanto segue:

Appaiono francamente pretestuose e sorprendenti alcune affermazioni che intendono rappresentare il progetto di riorganizzazione come frutto di una scelta di “tagliare servizi”, insinuando in modo esplicito che ciò comprometterebbe la qualità dei servizi e la sicurezza dei cittadini.

Quanto alla presenza di un operatore tecnico alla Centrale Unica di Continuità Assistenziale.
La Centrale Unica di Continuità Assistenziale prevede una risposta di un operatore tecnico che ha il compito unicamente di comprendere la natura della richiesta del cittadino e di indirizzarlo al servizio idoneo. L’operatore tecnico non effettua nessuna intervista di natura sanitaria, la quale è chiaramente demandata ai professionisti: infermieri della centrale operativa 118, medici in servizio nelle sedi territoriali della Continuità Assistenziale e medici presenti in Centrale. Va ricordato che da oltre 30 anni la prima risposta della centrale operativa 118, la cui qualità in termini di efficacia ed efficienza è indiscutibile, è affidata ad operatori tecnici che hanno il compito di comprendere l’esigenza del chiamante e trasferire il bisogno all’infermiere che effettua l’intervista per valutare la necessità dell’invio del mezzo di soccorso e con quale priorità di intervento. La previsione di impiegare all’interno della centrale operativa 118 Romagna operatori tecnici per la prima risposta alla richiesta di contatto con un medico di continuità assistenziale va nella direzione di consentire un più rapido inoltro al medico, che risponderà al cittadino, così come di intercettare chiamate che invece richiedono un approfondimento da parte degli infermieri 118.

Nessuna riduzione di medici ma solo una differente distribuzione per rendere più celere e appropriata la risposta al cittadino
Non corrisponde alle intenzioni di questa AUSL ridurre il numero di Medici schierati in servizio, ma solo prevederne una differente distribuzione nelle sedi territoriali che consentirà di aumentare il numero di medici in grado di farsi carico della risposta telefonica ai bisogni dei cittadini. Un unico numero di riferimento centralizzato (e l’esperienza 118 lo dimostra) consente ai cittadini di avere tempi di risposta molto più rapidi di quanto fino ad oggi avvenuto. La scelta di ampliare il numero dei medici permette al cittadino di avere accesso ad un numero maggiore di linee (si prevede l’attivazione di almeno 30 linee che potranno funzionare in parallelo) e vedere ridotta la attesa al telefono. Il modello organizzativo proposto prevede anche la presenza di medici all’interno della centrale 118 a supporto dell’operatore tecnico (come peraltro previsto nel sistema 116117) e degli infermieri, per chiamate specifiche che non trovino una semplice risposta in uno dei servizi, emergenza o continuità assistenziale, di fatto ampliando le professionalità impiegate e il ventaglio di risposte possibili.
Appare sorprendente, pertanto, come vi sia chi sostiene che con solo tre o quattro medici per Centrale che rispondano si possa avere da parte del cittadino un contatto più rapido rispetto ad averne un numero ben maggiore di risponditori. Non sussiste pertanto alcun rischio di riduzione della qualità dell’assistenza offerta, ma la messa in opera di un sistema più rapido nell’attivazione delle risorse professionali necessarie.
Viene posto il tema del contemporaneo impegno del medico che effettua una visita e deve rispondere al telefono: se l’attività principale svolta dalla continuità assistenziale è il consulto telefonico (come da voi sostenuto e come suffragato dai dati estrapolati dai sistemi informativi) appare del tutto evidente che tale prestazione possa essere delegata, in caso di esecuzione di altre prestazioni, agli altri medici di continuità assistenziale presenti in servizio che sono liberi per rispondere, attraverso un sistema di back-up tra le linee telefoniche. E’ un modello organizzativo in cui un servizio territoriale che richiede un notevole investimento di risorse può dimostrare reale efficienza e garantire ai cittadini una risposta ad un bisogno percepito dagli stessi come urgente. Occorre anche ricordare che tutte le chiamate, dalla prima risposta alla chiusura della conversazione, saranno registrate come per altro già accade nell’ambito di Forlì-Cesena. Un incremento dell’attività domiciliare sarà poi gradualmente reso possibile dall’attivazione delle Unità di Continuità Assistenziale, preposte precipuamente a questo tipo di attività, in conformità a quanto previsto dal DM 77/2023 e dalla DGR 1206/2023.
E’ quindi del tutto evidente come il progetto della centrale unica della continuità assistenziale risponda alle esigenze della popolazione della Romagna e non persegua altro che un obiettivo di efficienza, senza mettere in conto alcun ridimensionamento (al contrario complessivamente l’AUSL della Romagna ha previsto un incremento di 363 unità di professionisti per la realizzazione complessiva del piano di riordino), ma valorizzando un servizio di risposta territoriale che rassicuri ed indirizzi i cittadini per ottenere la dovuta soluzione al problema sanitario espresso.

Quanto al presunto mancato coinvolgimento dei medici sulla riorganizzazione
E’ evidente che l’AUSL agisce nei luoghi e tramite gli organismi preposti, applicando prassi e procedure condivise, non prevedendo altre modalità comunicative con i professionisti. Nel corso degli ultimi mesi si sono succeduti numerosi momenti di confronto con le OO.SS. della Medicina Generale. Tanto per citarne alcuni:
– Comitato Aziendale per la Medicina Generale del 07/07/2023: è stato condiviso il Progetto di riorganizzazione della Rete dell’Emergenza-Urgenza e di implementazione dei servizi territoriali.
– Incontro tra Direzione Servizi Territoriali Regione Emilia-Romagna, Direzione Generale AUSL Romagna, OO.SS., Ordini Professionali e professionisti del 26/09/2023: è stato condiviso il Progetto di riorganizzazione della Rete dell’Emergenza-Urgenza e di implementazione dei servizi territoriali e discusso il Verbale intesa “coinvolgimento medici ruolo unico di assistenza primaria nelle strutture territoriali per urgenze a bassa complessità” sottoscritto dalla Direzione Generale Regionale e dalla sigla sindacale maggiormente rappresentativa della Medicina Generale.
– Comitato Aziendale per la Medicina del 18/10/2023: è stato Illustrato l’interpello per verificare eventuali disponibilità, su base volontaria, a svolgere la propria attività presso i CAU. In tale occasione è stato anche concordato di dare avvio ai lavori di confronto per la riorganizzazione del Servizio di Continuità Assistenziale.
– Comitato Aziendale per la Medicina Generale del 21/11/2023: è stata discussa una prima proposta di modalità organizzativa della Centrale Operativa Unica della Romagna.
Per quanto riguarda le perplessità espresse nell’attivazione e sviluppo dei CAU – Centri di Assistenza Urgenza – previsti dal Piano di Riordino delle Rete di Emergenza Urgenza si precisa che tale assetto organizzativo risulta già operativo all’interno dell’Azienda USL della Romagna, precisamente attraverso due sperimentazione organizzative condotte a partire dal settembre 2020 nel Punto di Primo Intervento di Cervia e, successivamente dall’anno 2021 nel Punto di Primo Intervento di Cattolica. Sperimentazioni organizzative che hanno evidenziato, attraverso il monitoraggio dei dati di attività e degli esiti, l’efficacia del modello organizzativo e, in particolare, la possibilità per i cittadini di accedere a strutture territoriali per la risposta a bisogni urgenti di natura episodica, mantenendo una stretta connessione con il Medico di Medicina Generale per il proseguimento delle cure. Occorre altresì precisare che i Medici, che prestano servizio presso i CAU, hanno effettuato uno specifico percorso di formazione della durata di 60 ore, sulla base di un programma formativo concordato nelle intese regionali sottoscritte con le Organizzazioni Sindacali di categoria.
Appare davvero inaccettabile, come si voglia strumentalizzare la possibilità offerta al medico del CAU di utilizzare tecniche di ecografia veloci per l’approfondimento diagnostico, approcci che costituiscono parte integrante dei programmi formativi e strumenti a disposizione del Medico nello svolgimento della propria attività professionale. Si precisa che il medico CAU sulla base dei quesiti diagnostici può definire il percorso del paziente avendo accesso alla diagnostica di radiologia e alle visite mediche specialistiche delle Unità Operative Ospedaliere e Territoriali di riferimento.
Infine preme sottolineare che ogni elemento riorganizzativo sarà oggetto di attenta valutazione e monitoraggio e ogni eventuale azione correttiva che dovrebbe rivelarsi necessaria sarà prontamente adottata.

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