La storia di Rebecca Gandolfi, un’infermiera italiana che ha scelto di trasferirsi in Norvegia per lavorare, offre uno sguardo interessante sulle motivazioni che spingono sempre più professionisti sanitari a cercare opportunità all’estero.
Rebecca Gandolfi, iscritta all’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Piacenza, in una intervista rilasciata a Libertà, evidenzia diversi aspetti positivi della sua esperienza in Norvegia. Innanzitutto, sottolinea il rispetto e la valorizzazione della professione infermieristica nel sistema sanitario norvegese. La disponibilità di un corso gratuito di norvegese, la possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato, l’alloggio fornito con affitto e bollette pagate, e le condizioni economiche più favorevoli sono tutti elementi che hanno contribuito a rendere allettante questa scelta.
La differenza nei compensi per lavori notturni e festivi, insieme alla percezione di maggiore sicurezza e qualità della vita, sono aspetti che Rebecca sottolinea come vantaggi significativi rispetto all’Italia. La sua testimonianza suggerisce che la Norvegia offre un ambiente di lavoro più apprezzato e un sostegno economico migliore per gli infermieri.
Il fenomeno dell’emigrazione di infermieri dall’Italia verso paesi con condizioni lavorative più favorevoli non è unico nel caso di Rebecca. L’Ocse riporta che negli ultimi tre anni sono emigrati circa 20mila infermieri italiani. La situazione evidenziata da Rebecca suggerisce che il sistema sanitario italiano potrebbe riscontrare difficoltà nel trattenere i professionisti sanitari se non vengono apportati miglioramenti alle condizioni di lavoro e alle opportunità di carriera.
La storia di Rebecca riflette una tendenza più ampia e solleva interrogativi importanti sulla necessità di riconoscere e valorizzare adeguatamente il ruolo degli infermieri in Italia, al fine di garantire una forza lavoro qualificata e motivata nel settore sanitario.
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