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Mancano Infermieri in Italia. Novelli (FI) interroga il ministro Speranza. Risponde sottosegretario Costa: “ne abbiamo assunti 29.000”.

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Da anni si sa che mancano Infermieri nel Servizio Sanitario Nazionale. Novelli (FI) interroga il ministro Speranza. Risponde sottosegretario Costa: “ne abbiamo assunti 29.000”. E le università ne formeranno altri 49.000.

Botta e risposta tra il deputato di Forza Italia Roberto Novelli e il sottosegretario alla salute Andrea Costa (al posto del ministro Roberto Speranza) sulla necessità di assumere Infermieri negli ospedali italiani e lungo il territorio. Per Novelli mancano ad oggi in Italia 63.000 Infermieri, per Costa lo Stato ne ha assunti già oltre 29.000.

“Gli infermieri sono una delle colonne portanti del sistema sanitario nazionale: qualcosa è stato fatto per incrementare un organico numericamente insufficiente, ma non basta”, ha detto il deputato di Forza Italia Roberto Novelli durante la replica alla risposta del sottosegretario alla Salute Andrea Costa a un’interrogazione incentrata sulle iniziative del governo per incentivare il reclutamento di infermieri.

“Già oggi registriamo una carenza che ammonta a oltre sessantamila unità, oltre ai circa trentamila infermieri che andranno in pensione nei prossimi anni. E la domanda di questi preziosi professionisti aumenterà anche in ragione del trend demografico e dell’incremento delle strutture intermedie. Se non si riesce a esaurire i posti disponibili nei corsi universitari poniamoci la domanda: perché? E la risposta è semplice: scarsa appetibilità della professione dovuta a ragioni economiche, con una retribuzione media nettamente inferiore a quella di molti altri Paesi, e a condizioni lavorative proibitive, spesso frutto proprio della carenza di organico. Necessario che l’attenzione che è già stata data sia non solo confermata, ma accresciuta”, ha detto ancora Novelli.

Nella risposta il sottosegretario ha ricordato alcuni dati: si registra una significativa riduzione del personale del Sistema sanitario, in particolare quello infermieristico a tempo indeterminato, sceso negli ultimi anni da 276.670 unità a 268.273; al 17 dicembre 2021 gli infermieri reclutati per effetto delle misure emergenziali erano 29.151, di cui 9844 quelli a tempo indeterminato; il numero di posti per l’accesso ai corsi di laurea è aumentato del 20% dal 2017/2018 a oggi (17.394 posti nell’ultimo anno, 1394 in più rispetto al precedente), per un totale di 49mila posti nell’ultimo triennio; a fronte di questo aumento si evidenzia una “questione vocazionale”, con un numero di iscritti inferiore ai posti messi a disposizione.

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-07762 presentato da NOVELLI Roberto. Mercoledì 23 marzo 2022, seduta n. 663.

NOVELLI e BAGNASCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

in Italia si registra una carenza di personale infermieristico stimabile in circa 63.000 unita a fronte di 456.000 infermieri operativi, di cui 30.000 andranno in quiescenza nei prossimi due anni;

secondo il rapporto Health at a Glance 2021 dell’Ocse in Italia il rapporto tra infermieri e popolazione è pari a 6,2 per mille abitanti, contro i 18 di Svizzera e Norvegia, i 13 della Germania, gli 11 della Francia;

le assunzioni effettuate nel corso dell’ultimo biennio per far fronte all’aumentato fabbisogno di personale infermieristico hanno di fatto abbassato consistentemente il numero di infermieri abilitati disponibili;

in futuro, stante la riorganizzazione del sistema sanitario e i cambiamenti demografici in atto, è prevista un’ulteriore crescita della domanda di infermieri, sia nei servizi ospedalieri che in quelli territoriali;

nel settembre 2021, la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche ha pubblicato un elenco di proposte operative per fronteggiare la carenza di infermieri nel breve periodo e per riorganizzare e rafforzare il settore nel medio e lungo periodo;

è stata inoltre evidenziata la necessità di potenziare la rete formativa incrementando i posti dei corsi di laurea triennali in professioni sanitarie e, a monte, individuare interventi volti a rendere più attrattiva la professione;

a fronte di un aumento delle domande di iscrizione, i posti disponibili per le immatricolazioni si corsi di laurea delle professioni sanitarie per l’anno accademico 2021/2022 sono risultati 17.394, dinanzi un fabbisogno di 23.719, definito in sede di Conferenza Stato-regioni;

è in corso una trattativa per il rinnovo contrattuale dei comparto sanità che presenta ostacoli relativi alla sostenibilità economico-finanziaria, anche a causa delle difficoltà di bilancio delle regioni derivate dai costi di gestione della pandemia;

la retribuzione annua media lorda per gli infermieri, secondo i dati Ocse riferiti all’anno 2019, ammonta a 27,382 euro, contro i 32.092 della Francia, i 34.212 della Spagna, gli oltre 45 mila della Germania e i 48.167 dell’Irlanda;

la carenza di personale infermieristico, cui si aggiunge un preoccupante acuirsi del fenomeno del burnout, rischia di paralizzare l’attività ospedaliera ed assistenziale –:

quali iniziative di competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere per fronteggiare la carenza di infermieri in ordine al rafforzamento dell’offerta formativa e al miglioramento delle condizioni lavorative finalizzato ad attrarre giovani verso la professione e scongiurare il rischio di uscite anticipate a causa del cosiddetto burnout.
(5-07762).

Risposta scritta pubblicata Giovedì 24 marzo 2022 nell’allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-07762.

Il reiterarsi delle diverse misure di contenimento della spesa, e in particolare dei vincoli per le assunzioni, ha determinato, negli ultimi anni, una significativa riduzione del personale del Servizio Sanitario Nazionale.
Per quanto concerne, in particolare, il personale infermieristico, il decremento di dipendenti a tempo indeterminato registrato nel medesimo periodo è stato pari a –3,0 per cento (in termini assoluti si è passati da 276.670 a 268.273, ossia –8.397 unità in valore assoluto).

La situazione emergenziale ha ulteriormente acuito le difficoltà del sistema e, pertanto, sin dal manifestarsi della pandemia da COVID-19, sono state adottate specifiche misure per consentire alle regioni e provincie autonome di poter reclutare professionisti, in tempi rapidissimi, e sono state stanziate, nel contempo, apposite risorse per potenziare i servizi.

Dal monitoraggio effettuato dal Ministero della salute è emerso che, alla data del 17 dicembre 2021, per effetto delle misure emergenziali attuate sono stati reclutati complessivamente 76.557 professionisti sanitari, di cui 29.151 infermieri.

Nell’ambito del predetto personale circa 9.844 infermieri sono stati reclutati a tempo indeterminato.
Occorre, infatti, evidenziare che l’immissione nel sistema di risorse destinate al reclutamento di personale con rapporti di lavoro flessibile, ha consentito alle regioni di liberare risorse per il reclutamento anche di personale a tempo indeterminato.

Inoltre, al fine di valorizzare la professionalità acquisita dal personale che ha prestato servizio durante l’emergenza pandemica, l’articolo 1, comma 268, lettera b), della legge di bilancio per il 2022 ha previsto un percorso di stabilizzazione, presso gli enti e le aziende del Servizio sanitario nazionale, del personale assunto a tempo determinato che abbia svolto un periodo rilevante del proprio servizio nel corso dell’emergenza pandemica.
Ciò posto, oltre alle predette misure volte a potenziare il personale del Servizio sanitario nazionale, ivi compreso il personale infermieristico, al fine di corrispondere al crescente fabbisogno di infermieri registrato negli ultimi anni, a partire dall’Anno Accademico. 2017/2018, il numero di posti per l’accesso ai Corsi di Laurea in Infermieristica è stato aumentato complessivamente di oltre 20 punti percentuali.

L’aumento maggiore si è registrato nell’ultimo Anno Accademico (2021/2022), nel quale gli Atenei hanno bandito 17.394 posti, ossia 1.394 posti in più rispetto all’anno precedente (+9 per cento in un solo anno).

Complessivamente, negli ultimi 3 anni sono stati resi disponibili oltre 49.000 posti per l’accesso ai predetti corsi di laurea.

Considerato che l’accesso ai corsi di laurea è strettamente legato alla capacità formativa degli Atenei, proprio per corrispondere ai crescenti fabbisogni di professionisti sanitari registrati, in considerazione dei dati relativi ai flussi in entrata e in uscita dei professionisti sanitari del Servizio sanitario nazionale, è stato istituito un Tavolo tecnico interistituzionale permanente tra il Ministero dell’università e della ricerca e il Ministero della salute, per il potenziamento dell’offerta formativa.

In ogni caso, un ulteriore elemento di riflessione riguarda la questione «vocazionale» degli immatricolandi, ossia l’effettiva copertura dei posti messi a bando in quanto, ad esempio nell’anno accademico 2020/2021 sembrerebbe che in alcuni Atenei il rapporto tra le domande presentate e i posti disponibili, per il corso di laurea in infermieristica, sia stato inferiore a 1, ossia che il numero di richieste di iscrizione sia risultato inferiore al numero di accessi effettivamente disponibili.

Per quanto attiene ai confronti internazionali riportati nel testo dell’interrogazione, occorre precisare che le opportune conclusioni di una eventuale analisi di «benchmark» condotto sul tema devono tener conto almeno di due fattori.

Innanzitutto della questione legata ad una particolare figura professionale, i cosiddetti «Associate nurses», ossia infermieri con una qualifica e una formazione inferiore rispetto agli infermieri professionali, che nel nostro Paese non esiste, ma che se conteggiata per altri Paese inficia inevitabilmente il confronto e la determinazione del valore dell’indicatore infermieri per 1.000 abitanti. Basti pensare ad esempio che gli «Associate nurses» rappresentano circa i due terzi degli infermieri in Slovenia e circa un terzo degli infermieri in Svizzera, Islanda e Finlandia.

In secondo luogo, il raffronto andrebbe fatto a parità di «status occupazionale» dei professionisti, ossia occorre appurare che tutti i dati siano riferiti alla medesima grandezza, siano essi «practising», «professionally active» o «licensed to practise», che sono le tre definizioni utilizzate dagli Organismi internazionali nelle proprie rilevazioni e studi di ricerca.

Si ricorda che, con l’obiettivo di riconoscere e valorizzare il ruolo strategico degli infermieri dipendenti dalle aziende e dagli enti del Servizio sanitario nazionale, reso ancor più evidente durante la pandemia da COVID-19, l’articolo 1, comma 409, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha previsto il riconoscimento di una indennità professionale specifica, quale parte del trattamento economico fondamentale.

Da ultimo preciso che, al fine di riconoscere le particolari condizioni di lavoro del personale sanitario operante nei servizi di pronto soccorso, ivi compresi gli infermieri, l’articolo 1, comma 293, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, ha istituito per tale personale, con decorrenza dal 1° gennaio 2022, una apposita indennità di natura accessoria, stanziando apposite risorse.

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