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Infermieri presi in giro dal Governo. Possono vaccinare, ma con vincolo di esclusività. No alla libera professione per i dipendenti.

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Saverio Andreula, presidente dell’OPI di Bari, riapre la discussione sul vincolo di esclusività e sulla politica che continua a prendere in giro gli Infermieri. Possono vaccinare, ma restano schiavi delle aziende sanitarie.

Carissimo Direttore,

in quest’ultimo periodo di atroce perdurare della situazione pandemica indotta dal virus Sars-CoV-2, è in agorà, dentro e fuori la professione infermieristica la parte del decreto “sostegni” che aprirebbe agli Infermieri del pubblico impiego la possibilità di effettuare la profilassi vaccinale disapplicando i vincoli di esclusività del rapporto di lavoro.

È prevalente chi sostiene, come me che si tratta di una “sviolinata” incongruente ed effimera, chiesta e ottenuta al governo dalla mia “casa madre” con campagne social e apparizioni televisive, per mantenere le truppe infermieristiche sul fronte di guerra con ulteriori regole d’ingaggio. A tutti è parsa una insolita trovata, quella di mettere assieme il vincolo di esclusività del rapporto di lavoro di pubblico impiego con l’attività di vaccinazione.

Prendo a prestito la citazione storica di Antonio Di Pietro: “che ci azzecca?” Eppure è successo, con tanto di “regale “ e formale scrittura in gazzetta ufficiale della Repubblica. Accade quindi, che la “casa madre professionale” dell’infermieristica italiana abbia reclamizzato e cullato l’idea di … alleggerire il vincolo di esclusività … degli Infermieri Italiani con rapporto di lavoro nel pubblico impiego per contribuire alla campagna vaccinale.

Il Governo, a fronte dell’insolita e peregrina richiesta dei vertici istituzionali dell’infermieristica italiana, poiché a costo zero sia in termini economici che politici, non si è lasciato sfuggire l’occasione per farla propria. E’ così che si regala (sic) agli Infermieri Italiani l’effimera ebbrezza di sentirsi professionisti compiuti, liberi da vincoli contrattuali. Cosa importa se tanto accade solo ogni qualvolta essi effettuano una vaccinazione? Un sogno, un respiro prolungato di aria fresca, fuori dalla prigione e dal confinamento contrattuale cui sono rilegati gli Infermieri italiani.

Insomma, un’inebriante ubriacatura che stordisce giusto il tempo necessario per mescolare, ancora una volta, le carte sull’argomento. Circa 90.000, gli Infermieri Italiani (non c’è uno studio che lo documenti) che … privati dalle catene del vincolo di esclusività (sic) … sarebbero disposti ad aggiungere altre ore di lavoro a quelle istituzionali non già al costo di prestazione di lavoro straordinario o con turni orari aggiuntivi o con progetti a ore negoziati, per eseguire la profilassi vaccinale. Insomma, tanto rumore riverberato in Gazzetta Ufficiale assolutamente incongruente e senza senso.

Tutti i sindacati, c’era da aspettarsi, hanno fatto “marameo” all’idea bizzarra di metter assieme il vincolo di esclusività con l’attività vaccinale bocciando sonoramente il testo di legge che né fa richiamo. Ecco alcune dichiarazioni sintetiche apparse sulle pagine istituzionali di quasi tutte le sigle sindacali sull’argomento e su Quotidiano Sanità con il senso compiuto di evidenziare come l’esclusività del rapporto di lavoro nulla ha a che fare con la campagna di vaccinazione:

  • la FP CGIL nazionale afferma : “Non c’è bisogno di ‘spezzare’ alcun vincolo di esclusività del personale sanitario pubblico, come leggiamo attraverso stampa e campagne social, per poter esercitare volontariamente la somministrazione di vaccini. Già da gennaio di quest’anno la legge di Bilancio ha messo a disposizione delle Regioni 100 milioni di euro a favore di medici, infermieri e assistenti sanitari del SSN che si dovessero rendere disponibili per la somministrazione dei vaccini”;
  • la FIALS nazionale afferma: Il decreto Sostegni e la ”finta” apertura agli infermieri vaccinatori. Il governo ha pensato bene di alzare la posta – trattamento economico – e convogliare la somministrazione dei vaccini sullo stesso ed unico binario, quello della classe medica che non solo si appropria delle competenze infermieristiche, ma anche di remunerazione che potevano benissimo finanziare gli infermieri già strutturati ed in servizio negli Enti ed Aziende Sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale.

Insomma, è a tutti evidente che cosi come è formulato il Decreto Sostegni è un’iconica “ciurlata nel manico” che pone nel ridicolo chi afferma il contrario. L’attività libero professionale è altra cosa.

Esemplifico alcuni aspetti significativi che la caratterizzano:

  • la possibilità per il professionista di esercitare la propria attività fuori dall’orario di lavoro pur in regime di concorrenza e integrazione rispetto alle prestazioni che eroga per il proprio datore di lavoro;
  • l’autonomia decisionale per il professionista di definire il proprio compenso professionale in favore e soprattutto su libera scelta dell’assistito pagante.

Saverio Andreula
Presidente Ordine delle Professioni infermieristiche di Bari

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