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venerdì, Aprile 26, 2024
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Infermiera e Medico presi in ostaggio da paziente pronto a ucciderli per avere anabolizzanti.

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Infermiera e Medico presi in ostaggio da paziente pronto a ucciderli per avere anabolizzanti. Paura e terrore al Carcere di Cassino.

Infermiera e medico presi in ostaggio con la promessa di morte.

Succede nel carcere di Cassino, dove alcune sere fa un detenuto ha preso in ostaggio i due per ottenere anabolizzanti.

A raccontarlo è il medico, il dott. Massimo Cavaliere, in una lettera aperta a sua firma.

Ecco il racconto.

“A scrivere è Massimo Cavaliere. Medico Penitenziario da oltre 30 anni. Di acqua ne è passata sotto i ponti, di storie non scevre di rischio ne abbiamo vissute. Ma ciò che sta accadendo in questi ultimi anni è fuori dalla grazia del Signore e non solo del Signore ma anche di chi opera in queste strutture con abnegazione da sempre. Se il rischio è nel mestiere non è detto che si debba entrare di turno la domenica mattina per non uscirne il lunedi. Non uscirne mai più. Ormai abbastanza noti gli accadimenti della scorsa domenica notte quando, in sintesi, un palestrato poco più che trentenne, ha deciso di attentare alla mia vita e quella di una infermiera per il vezzo di pretendere anabolizzanti per i suoi trofici muscoli”.

“Elusa la sorveglianza grazie alla sua portanza di muscoli e terrore mi sono praticamente trovato a contrastare, in solitudine, la sua furia che, se non fosse stato per la mia mole fisica ed un po, non nego, ad una certa capacità filosofica di tenere i nervi saldi, l’epilogo avrebbe trovato la via del disastro e della tristezza. Ora, con tutta la volontà di sfogare la mia, di furia, dico: perchè sono stati aboliti gli opg (ospedali psichiatrici giudiziari); perchè con Cucchi e Santa Maria Capua Vetere la Polizia Penitenziaria è stata ridotta ad una massa di surrogati Assistenti Sociali; perchè la Medicina Penitenziaria sulla quale ruota ogni quotidianità nella vita di reclusione è abbandonata come un ammasso di rottami inutili; perchè è così difficile apprezzare una professione delicata che ha sempre vissuto nell’umiltà, nell’angoletto di sordina, senza pretese pur non avendo alcun riconoscimento rispetto al fattore rischio”

“Nessuno conosce il mio nome ed il nome dell’Infermiera che quella notte ha pianto e tremato per paura di morire. C’è da aspettarsi che un piccolo servitore dello Stato, senza ferie ne benefici vari, dopo 30 anni decida di dare libero spazio alle sue sensazioni, urlare a chi questo mondo non conosce, quanto esso si sia trasformato, grazie a qualche stratega della poltrona, in un manicomio. Si. Un manicomio di doppie diagnosi e patologie psichiatriche. Si aggiunga un atteggiamento di scarsa aderenza alle regole dell’ Ordinamento Penitenziario in tema di gestione degli eventi critici ed emergenziali, si mescoli con tanta paura di usare scudi e manganelli anche quando l’incredibile Hulk decide di seviziare ogni norma di disciplina, si condisca di telecamere interpretate come spie di comportamenti che, se fai in un modo sbagli e se fai il contrario sbagli lo stesso e, viene fuori un qualcosa di insapore e inodore nel quale ogni dignità del lavoratore è perduta. Dica il Legislatore, con chiarezza, se il garantismo che nasce come sano principio, possa trasformarsi in un mostro che può permettersi di superare ogni limite della dignità di un povero poliziotto che giura per difendere lo stato ed i suoi rappresentanti ma che, di fatto, trasforma in un soldatino da collezione senza armi e strumenti. Perché ha paura”.

“Sia chiaro, il Poliziotto non ha colpe, ha colpa chi lo ha reso tale. Senza spiegargli che lo Stato ha deciso di tutelare non più tanto chi lo rappresenta ma chi gli rema contro. Ed il Medico che in queste forme di pseudomanicomi opera, avrà almeno il diritto di sapere se è legittimo se l’essere aggredito verbalmente e fisicamente sarà veramente atto punito. Se ci sarà un Dirigente del suo settore che lo encomi e lo ringrazi per l’opera prestata. Il sistema carcerario in genere va ricostruito su vecchie e salubri regole. Le novità degli anni più vicini lo hanno sovvertito. L’area sanitaria deve avere il peso che merita, la tutela dei suoi operatori deve essere una priorità in un luogo dove sta per ribaltarsi il ruolo del recluso e quello di chi lo sorveglia

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