L’8 marzo, giorno dedicato alla celebrazione delle donne, si è rivelato amaro per un’infermiera dell’Azienda Sanitaria Territoriale Picena, costretta a prendere la difficile decisione di licenziarsi a causa di motivi familiari.
Nonostante avesse un contratto a tempo indeterminato e fosse circondata da nuovi colleghi, l’infermiera ha scelto di abbandonare il lavoro di punto in bianco. La sua decisione è stata motivata dalle crescenti esigenze legate alla gestione di un figlio di appena un anno.
Nel 2023, la donna aveva chiesto un periodo di aspettativa non retribuita per 12 mesi per motivi familiari, ma l’azienda le aveva negato questa opportunità. Anche la richiesta di aspettativa per “educazione e assistenza dei figli fino al sesto anno di età” è stata respinta, motivata dalle esigenze del servizio.
Questa storia evidenzia le sfide che molte donne affrontano nel bilanciare lavoro e famiglia. Maurizio Pelosi, segretario territoriale del sindacato NurSind, commenta: “Quanto accaduto merita una riflessione. Nel giorno della Festa della donna, in un’azienda dove le donne, molte delle quali mamme, ricoprono la maggior parte dei ruoli, avremmo potuto aspettarci una maggiore sensibilità verso le esigenze familiari. La mancata concessione di aspettative non si concilia con la politica passata dell’Azienda, che ha concesso simili richieste in precedenza”.
Questa storia mette in luce la necessità di un maggiore sostegno alle mamme lavoratrici e di politiche aziendali più flessibili per consentire un migliore bilanciamento tra lavoro e vita familiare.
