Ci si appresta al 12 maggio 2023, data dedicata alla Giornata Internazionale dell’Infermiere. Ma i colleghi italiani cosa vogliono veramente dalla professione?
Il 12 maggio 2023 saranno festeggiati gli Infermieri di tutto il mondo. La Giornata Internazionale della professione, come noto, è dedicata alla fondatrice della stessa, ovvero la nurse inglese Florence Nightingale. A distanza di oltre 200 anni dalla sua nascita le sue teorie sull’Infermieristica restano sempre attuali e ancora non superate, a dimostrazione che fu uno dei precursori più importanti della professione.
Tuttavia oggi la professione vive un periodo di stasi senza precedenti, con continui abbandoni e con la ormai nota perdita di attrattività che porta i più giovani a preferire altri ambiti lavorativi e professionali. E gli Infermieri continuano ad interrogarsi sulle problematiche di sempre:
- la formazione universitaria, assolutamente da rivedere e magari da ampliare;
- la formazione post-universitaria, che non rispecchia i sacrifici di chi studia in termini di riconoscimenti professionali e perché no economici;
- il vincolo di esclusività, allentato recentemente (e solo fino al 2032), ma su cui vige ancora l’incertezza più assoluta;
- la rappresentatività e il potere decisionale, che continua ad essere un miraggio in tante realtà loco-regionali sia nel pubblico, sia nel privato;
- la valenza delle specializzazioni, che restano ad oggi una chimera a beneficio di pochi;
- la riforma del sistema di rappresentatività interna alla professione, che continua a basarsi su regolamenti elettorali e di gestione di FNOPI e OPI oramai obsoleti e legati a logiche di conservazione dello status quo;
- i dottorati di ricerca e la valenza della laurea magistrale, che continuano a vivere momenti bui (non portano nei fatti a nessun sbocco occupazionale di livello superiore);
- gli studi di alta formazione, riservati sempre più ai soliti noti;
- i concorsi, gli incarichi dirigenziali e quelli di funzione, ad appannaggio di pochi eletti e dei sindacati maggiori.
Sono solo alcuni degli elementi su cui a partire dal 12 maggio 2023 occorre intervenire, perché il rilancio della Professione dell’Infermiere partirà anche da queste scelte coraggiose. Impariamo dalla Francia o dall’Inghilterra, dove gli Infermieri sono abituati a scendere in campo per le battaglie di emancipazione professionale ed economica.
In Italia preferiamo ancora le feste, i proclami e il continuo dirci “quanto siamo belli” e anche se piccoli progressi ci sono, mancano le battaglie vere, quelle che interessano veramente la collettività professionale, fatta di 465.000 colleghi e colleghe che tutti i giorni “buttano il sangue” nei reparti o sul territorio per miseri stipendi da fame, alla ricerca di un grazie che non arriva proprio da nessuno.
E voi cosa ne pensate? Scrivete pure a [email protected]
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